Sco rimane in Italia e sviluppa il business Unix

Smentite le voci incontrollate di chiusura della filiale nazionale, la società rilancia la propria sfida al mercato Unix.

17 settembre 2004

Sco mette a tacere le incontrollate voci che sono piombate nel nostro Paese dagli Stati Uniti circa un’ipotizzata chiusura della sede italiana.


Le voci, com ci conferma il responsabile italiano della società, Orlando Zanni, sono frutto del fraintendimento delle parole dette dal Cto di Sco a latere di una conferenza, a commento delle strategie di dowsizing e contenimento costi.


Strategie che in Italia, ha confermato Zanni, hanno già avuto il loro corso. La consociata nazionale va bene così com’è (strutturata su quattro persone) e procederà solo a un cambio di sede. Manterrà, anche gli stessi rapporti in essere con i due grandi distributori: quello storico, Strhold, ed Esprinet.


Per quanto riguarda gli aspetti legati alla causa “Unix-Linux” che Sco ha intentato contro le parti che, a suo, avviso, hanno violato principi contrattuali, va detto che c’è stata la prima udienza presso la corte dello Utah, che, sostanzialmente, ha aperto quattro cosiddette “motion” (due relative a Ibm).


In linea generale il senso del giudizio apertosi, così come ce lo spiega Zanni, vede Sco sostenere la posizione di chi ritiene Unix un sistema sì open, ma al tempo stesso proprietario, e di conseguenza che si sia perso per strada quel concetto di “ownership” che invece da un po’ di tempo la società rivendica, scontrandosi con realtà come Novell e Ibm. La sintesi del tutto potrebbe essere: i diritti per Unix esistono, ma alcuni soggetti li hanno trascurati.


Venendo proprio a Unix, ovvero al piano industriale e tecnologico di Sco, va messo sul piatto il primo elemento forte: UnixWare.


Il sistema operativo è giunto alla versione 7.1.4, figlia di un anno in cui la società ha investito per portare avanti una linea di sviluppo verso un mercato più ampio.


UnixWare, infatti, è stato riposizionato a livello di prezzo. Ora ne è disponibile una versione entry point per server a una Cpu con 5 utenti a 599 euro. Versione che la società mette in diretta competizione con Linux, sia sotto il profilo tecnologico (fa il 99,9% di quello che è nelle corde di Linux, secondo Zanni), sia sotto quello commerciale, dato che il costo di manutenzione per tre anni è pari al 40% di quello del pacchetto.


Oltretutto il kernel di UnixWare 7.1.4 è lo stesso di Legend, ovvero della prossima release di OpenServer, che sarà rilasciata il prossimo anno e che unificherà i mondi a 32 e 64 bit.


Il resto della strategia tecnologica della società è fatto da prodotti che si aggiungono al layer, come quelli di backup e recovery di Microlite (che sono proposti da Sco in versione Oem) e dal framework di Web service.


Con acquisizioni, investimenti in ricerca e sviluppo e accordi (come il recente con Ericom) Sco sta costruendo un framework che permette di portare applicazioni a carattere e database sotto i servizi Web, con un’operazione di Enterprise applicationi integration votata a creare un’architettura di servizi.


Si tratta di una soluzione di fascia alta, fa notare Zanni, che però Sco comincia a instillare presso Var e utenti in modalità gratuita per quanto concerne il prezzo di ingresso, inserendone le determinanti tecnologiche proprio in UnixWare (farà lo stesso con Legend), in modo da far partire subito le attività di integrazione del database e del legacy su host.


Per connotare tutta l’operazione Zanni usa le parole “framework Unix”. Il che rende bene l’idea di quanto in Sco tengano al sistema operativo open. Ma anche proprietario.

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