La fragile battaglia di Sco

L’azione contro Linux e, di riflesso, Ibm, ha subito un colpo negativo dalla sentenza di sostanziale assoluzione di DaimlerChrysler.

22 luglio 2004 Alla prima verifica legale della fondatezza delle
proprie accuse, si può dire che Sco abbia tratto indicazioni di certo poco
incoraggianti nella propria battaglia contro Linux.
La causa contro
DaimlerChrysler, intentata nel marzo scorso, infatti, si è conclusa con un nulla
di fatto, che equivale all’assoluzione per la società di automotive, accusata di
non aver certificato la propria adesione al contratto Sco sull’uso di Unix
System V, che il costruttore ha usato per convincere gli utenti Linux a pagare
royalty che le sarebbero dovute.
Al di là della spcificità della contesa,
che riguardava anche i tempi nei quali DaimlerChrysler avrebbe dovuto presentare
la documentazione di “compliancy”, si tratta di un segnale preoccupante per Sco,
impegnata a perseguire gli utenti Linux in generale sul tema e soprattutto
notevolmente esposta verso Ibm, alla quale ha richiesto una cifra pari a ben due
miliardi di dollari per violazione del copyright.
A seguito di queste mosse,
anche in Italia era partita una serie di lettere tese a chiedere agli utenti
Linux la dimostrazione della propria innocenza o il pagamento di licenze per il
proprio Unix, che conterrebbe codice poi “copiato” dal sistema operativo creato
da Linus Torvalds.
Non ci sono dati precisi sulle risposte ottenute a
livello locale, ma a livello mondiale si sa che l’esito per Sco non è stato
esaltante.
E ora, di fronte alle prime cause, perlopiù perse, quale
insegnamento dovrebbe trarre l’azienda?

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