Rfid oltre i progetti pilota

Una ricerca di Aberdeen e Unisys fa il punto sullo stato del riconoscimento a radio frequenza. Finita l’era dei pilot, si pensa a infrastrutture, middleware, e, anche, outsourcing.

AberdeenGroup ha effettuato una ricerca sullo stato di adozione del Rfid sentendo 246 executive e manager di aziende dei settori retail, beni di consumo, manifatturiero, farmaceutico, aerospaziale, della difesa e delle industrie high-tech, operanti nel Nord America e America Latina, in Europa, nella regione dell’Asia pacifica e in Medio Oriente.

Li ha intervistati a cavallo tra ottobre e novembre dello scorso anno e hanno risposto ai questionari executive e manager dei comparti supply chain, logistico, marketing, sistemi informativi e operativo.

La ricerca, patrocinata da Unisys, ha consentito di produrre il Rfid Benchmark Report, il cui assunto principale dice che la tecnologia Rfid è ancora a uno stadio iniziale ma sembra evolversi verso nuovi sviluppi, in virtù della crescente disponibilità delle aziende a investire in progetti pilota di prossimo avvio.

L’indagine di Aberdeen, infatti, rivela che molte imprese non sono soltanto pronte a sperimentare, entro i prossimi dodici mesi, soluzioni Rfid innovative, ma si dicono disposte anche a spendere per tecnologie e servizi più del doppio di quanto fatto finora, nonostante si scontrino con il ritardo dei vendor che, per la maggior parte degli intervistati, non sono ancora in grado di offrire un adeguato supporto in questo specifico settore. Tra le aziende interpellate, infatti, meno del 15% ritiene di poter contare su un adeguato supporto tecnologico da parte dei vendor.

Sulla base dei dati dell’indagine, le imprese possono essere raggruppate in tre categorie, a seconda delle pianificazioni e delle motivazioni legate agli investimenti in Rfid. I “market maker”(20% del campione), sono le realtà più all’avanguardia nel loro settore e sperimentano tecnologie e processi innovativi, pur senza contare su un immediato ritorno degli investimenti; i “market opportunist” (la metà del campione), sono le aziende che definiscono l’allocazione degli investimenti solo a fronte di un chiaro calcolo dei rischi e dei ritorni, associato ad ogni tecnologia o processo; i “market laggard” (il 30% del campione), sono aziende solitamente indifferenti alle innovazioni dell’Rfid nel breve periodo, decidono di adottare tecnologie e realizzare progetti solo se già sperimentati e valutati da altre aziende.

Gli intervistati si sono rivelati pronti a investire di più, rispetto al passato, nell’implementazione di infrastrutture e strumenti necessari per gestire vaste reti Rfid, nonché per la gestione delle informazioni, ossia dei dati raccolti attraverso i dispositivi a radio frequenza.

In testa all’elenco degli investimenti futuri si trovano le voci di spesa per gli strumenti di rete necessari a gestire il routing delle informazioni, il deployment e la manutenzione dei dispositivi di lettura.
Secondo le dichiarazioni dei circa 250 manager interpellati, nel prossimo biennio aumenteranno anche gli investimenti per l’adozione di veri e propri network Rfid, che si prevede passeranno dal 26% attuale al 46%. Ciò significa che non solo saranno realizzati nuovi progetti pilota, ma che assisteremo a un ampliamento della portata di quelli attuali con una migrazione dai semplici processi di apposizione di tag Rfid verso iniziative più strutturate e complete.

Per far ciò servirà anche middelware Rfid: il 40% delle aziende pensa che le proprie applicazioni enterprise saranno adattate per l’applicazione all’interno di progetti Rfid. La percentuale aumenta se si prendono in considerazione solo le piccole e medie imprese che, per il 70%, si dicono certe del fatto che i produttori Erp supporteranno l’Rfid nell’immediato futuro.

Parrebbe in crescita anche la spesa a favore del procurement di servizi e tecnologia al di fuori dell’azienda. Se il 42% dei market maker ha speso fino a ora meno del 10% del budget destinato all’Rfid per servizi e tecnologie in outsourcing, oltre il 40% delle aziende ha dichiarato la propria intenzione ad aumentare la voce di spesa fino al 30% nei prossimi dodici mesi. Il 25% dei market laggard, probabilmente costretti per esigenze di mercato a iniziare la fase di implementazione delle tecnologie Rfid, prevede di dedicare dall’11% al 20% del budget previsto all’acquisto di servizi di outsourcing.
Quasi il 42% degli intervistati, poi, ha dichiarato di trovarsi nella fase di implementazione o di studio dell’impiego della tecnologia Rfid in applicazioni che vanno oltre il soddisfacimento dei requisiti minimi imposti dai grandi clienti.

Per quanto riguarda i processi che potrebbero essere migliorati attraverso l’applicazione della tecnologia Rfid, le aziende intervistate hanno individuato la gestione degli asset, delle spedizioni interne, del magazzino e del ciclo di produzione.

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