Rete italiana all’indice Ibi

La competitività della rete italiana è crollata negli ultimi tre anni, mentre la politica pensava a tutt’altro che all’agenda digitale. Ma la banda larga fissa e il mobile payment potrebbero farci risalire già nel 2014.

L’Italia continua ad accumulare ritardo, dal punto di vista normativo, culturale e di sviluppo delle infrastrutture. Questo il quadro che emerge dal Rapporto su Reti & Servizi di Nuova Generazione 2013 realizzato da I-Com, l’Istituto per la Competitività.
L’indicatore sintetico delle performance dei diversi paesi europei in fatto di sviluppo della Banda Larga, l’I-Com Broadband Index (Ibi) 2013, colloca il nostro Paese al terz’ultimo posto.
Il deludente piazzamento nell’indice Ibi 2013 è il risultato di una serie di fattori negativi. Nei 30 Mbps l’Italia è ultima con solo lo 0,1% delle connessioni (media Ue: 14%); nell’e-commerce terz’ultima, con una penetrazione del 17% (media Ue: 44%).
Anche nella broadband fissa siamo in fondo, quart’ultimi, con il 55% (media Ue: 72%). Su base nazionale spiccano il penultimo posto della Campania e il quint’ultimo di Sicilia e Puglia, quest’ultima in grande rimonta. Nella fibra, poi, solo 2,6 milioni di edifici sono collegati (circa l’11%) ma appena il 2% delle connessioni la usa.
L’unico dato incoraggiante per il nostro Paese riguarda le connessioni broadband sul segmento mobile, pari al 14,3% (media ue: 9%), dove comunque siamo appena al 6° posto.


Luci ed ombre della banda larga

La determinazione dell’Ibi 2013 presenta alcuni punti singolari. Se da un lato conferma la leadership dei Paesi scandinavi, curioso è il 20° posto della Germania, che sconta la scarsa diffusione della fibra ottica. Il peso dato alla banda larga è tale che nel 2012 la Spagna ha perso addirittura 11 posizioni, fino al quint’ultimo posto, a causa del suo mancato sviluppo, mentre Bulgaria (9°) e Romania (16°) sono salite repentinamente.
“L’Agenda Digitale dovrebbe consentire all’Europa di tenere il passo della competizione globale”, ha commentato Stefano da Empoli, Presidente di I-Com. “Negli ultimi tre anni, mentre la politica pensava ad altro, l’Italia è stata ampiamente distanziata dalla quasi totalità dei Paesi dell’Est Europa e si appresta ad essere superata nell’accesso al broadband perfino da Bulgaria e Romania”.
“La nostra speranza è che le istituzioni sfruttino questi segnali positivi per alimentare un circolo virtuoso”, ha poi aggiunto.
La speranza trova linfa negli investimenti. Se tra il 2008 e il 2012 i 5 telco nazionali hanno investito 35 miliardi di euro in reti e servizi di nuova generazione, “nel 2013 gli operatori hanno ricominciato ad investire anche nella banda larga fissa, annunciando importanti piani di investimento, che già nel 2014 spingerebbero l’Italia a risalire nelle graduatorie”, ha evidenziato Giovanni Gangemi, Direttore area Comunicazioni I-Com.
Sul fronte dei servizi, lo studio I-Com evidenzia una forte evoluzione in atto nel settore bancario, assicurativo, dei trasporti e della grande distribuzione. In questi ambiti, il driver che in maniera particolare sta guidando gli investimenti è il mobile payment, trainato a sua volta dalla straordinaria diffusione di device. Operazioni quali il pagamento contactless, il mobile ticketing, i black box sulle automobili e la diffusione delle App stanno già incontrando l’attenzione degli operatori e il favore degli utenti.

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