Quando i confini diventano… troppo stretti

L’import-export dei prodotti coinvolge sempre più anche il settore Ict. In aiuto alle aziende numerosi uffici, in Italia e all’estero, agevolano i contatti economici internazionali

In epoca di globalizzazione dei mercati il tema dell’esportazione o importazione
dei prodotti assume un ruolo significativo per l’economia dei vari Paesi. E le
aziende italiane sembrano essere molto attive nel cercare contatti con l’estero,
sia per allargare i propri business oltre confine, spingendosi in zone dove maggiori
sono le potenzialità di mercato rispetto all’Italia, sia per cercare in
suolo straniero produttori di tecnologie e prodotti innovativi, o a prezzi particolarmente
competitivi, da proporre ai compratori nazionali.
Un’attività, quella dell’esportazione in particolare, che ha visto molte
aziende manifatturiere italiane diventare fornitrici di Paesi esteri, a riconoscimento
della particolarità dei propri prodotti e, spesso, del cambio favorevole.
Questo almeno fino a qualche anno fa, e non in maniera così evidente per
il settore informatico, a esclusione di qualche nome.

Anche l’Ict passa la frontiera
Ora anche nel comparto Hi-tech alcune aziende stanno passando le frontiere, e
con risultati interessanti, visto che i dati Istat del 2000 indicano, per il comparto
"macchine per ufficio, elaboratori e sistemi informatici" esportazioni
per 3.483 milioni di euro, e 8.112 milioni di euro per il settore "prodotti
elettronici e per le telecomunicazioni".
Il flusso inverso, con produttori esteri che vendono in Italia, è probabilmente
più noto, soprattutto tra gli operatori del trade It, i quali già
da una ventina d’anni hanno iniziato a scandagliare le fabbriche, sia a Est, sia
a Ovest del Globo, di componenti o prodotti finiti. Nel frattempo molti di questi
vendor hanno via via colonizzato la Penisola, con l’apertura di filiali e attivando
una rete commerciale diretta, oppure prendendo contatti con le terze parti locali.
Ma la ricerca di alternative alle offerte "imposte" dai grossi brand
installati in Italia, è continuata senza tregua, e ancora vede molte aziende
nel pieno di tale attività.
I numeri forniti da Istat per l’import nel 2000 assegnano alle "macchine
per ufficio, elaboratori e sistemi informatici" 9.063 milioni di euro, e
13.602 milioni ai "prodotti elettronici e per le telecomunicazioni".
Anni addietro le iniziative di contatto erano più che altro individuali,
per conoscenza o per fortuito incontro, con imprenditori che si trasformavano
in veri e propri "esploratori" dei mercati esteri e assidui frequentatori
di fiere più o meno specializzate. Oggi, fortunatamente, sono in molti
gli uffici messi a disposizione delle aziende, sia a gestione statale, sia per
iniziativa di corporazioni di settore o di provincia e regione, sia privati. A
partire dagli uffici commerciali dei consolati dei vari Paesi presenti in Italia,
che hanno una controparte nelle sedi italiane in tutti le nazioni, attivi tutti
nel promuovere e agevolare le attività economiche dei propri connazionali.

Oppure i servizi resi dall’Ice, l’Istituto del commercio estero, che è
presente in 80 Paesi. A questi si aggiungono organi regionali o addirittura le
singole Camere di commercio di molte provincie italiane. Per chi continua a volere
fare tutto da solo, la tecnologia consente di prendere contatti con l’altro capo
del mondo attraverso il Web, affidandosi ai vari marketplace, oppure può
continuare a muoversi per le varie fiere di settore. Certo è che le spese,
in tal caso, aumentano notevolmente.

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