Professioni Ict: la differenza fra come ci si valuta e come si è riconosciuti

01Net è in grado di anticipare le indicazioni della Ricerca Cepis e-CB sulle competenze e le professionalità Ict che fanno riferimento alla Norma Uni 11506.

I risultati della analisi di tutti coloro che hanno usufruito del servizio di autovalutazione Cepis e-Competence Benchmark, per un totale di circa 2.000 rispondenti in Europa, dei quali 500 in Italia portati da AICA (che ha anche collaborato alla redazione finale del report italiano), ci permettono di fare qualche riflessione sul sistema dei professionisti ICT italiani.

Il portafoglio dei 23 profili europei

Nei precedenti articoli pubblicati da 01net sul tema “Come riconoscersi nel profilo di” ci siamo occupati dei singoli profili professionali ICT; abbiamo poi riportato in un apposito articolo la struttura dell’e-competence framework, come architettura delle competenze di riferimento per la costruzione dei profili stessi.
Ora, con i primi risultati della Ricerca CEPIS, si può avere una visione più complessiva del portafoglio dei profili.

I profili del portafoglio europeo sono 23, raccolti in 6 famiglie professionali, indicati a titolo esemplificativo nell’allegato alla norma UNI 11506.

L’obiettivo principale del lavoro fatto sui profili da parte del CEN/ISSS e adottato dalla Norma UNI, è stato quello di far fare un passo avanti al processo di convergenza nel panorama europeo degli skill ICT, fornendo un set di profili professionali europei in questo settore.

Sostanzialmente il sistema dei 23 profili pubblicato costituisce una risposta al grande numero dei framework che descrivono profili ICT in Europa sia a livello dei sistemi di business che di formazione; è stato realizzato un numero profili ICT di riferimento che potessero coprire, al loro livello di granularità, l’intero processo di business dell’ICT.

I profili possono essere usati dagli stakeholder europei come riferimento di per se, oppure come base per ulteriori articolazioni: i 23 profili realizzati nascono dalla combinazione delle e-competence dell’ e-CF, e forniscono un bacino di “coltivazione” anche di nuovi profili, come customizzazione per diversi attori europei nel campo dell’ICT in specifici contesti e con un maggiore livello di granularità.

Le 6 famiglie in cui i profili sono raggruppati, costituiscono altrettante aree di lavoro presso le aziende della domanda e della offerta ICT. Le descrizioni dei profili ICT europei comprendono quindi le componenti base e sono costruite per differenziare chiaramente un profilo dall’altro.

Ulteriori elementi di personalizzazione possono aggiungersi ai profili secondo gli specifici contesti nei quali i profili stessi debbono integrarsi. L’eventuale adattamento dei profili al contesto è lasciato al singolo stakeholder europeo, comunque in una prospettiva di business, di formazione o di ricerca.

Il portafoglio indicativo dei profili professionali europei considerati nella Norma UNI 11506

I profili europei ICT costruiscono un solido ponte tra i vari approcci esistenti, sia per competenze che per profili: in alcuni paesi infatti la creazione di profili professionali è impiegata come metodologia tradizionale per identificare ed indirizzare sia percorsi di carriera aziendali che percorsi formativi; in altri paesi invece viene usato un approccio orientato alle competenze, privilegiando il fatto che l’approccio per competenze garantisce maggiore flessibilità.

L’approccio per competenze alla costruzione dei profili introduce una potente leva per il riconoscimento del profilo professionale a cui il singolo professionista ICT si avvicina di più: il sistema CEPIS e-CB, conforme alla Norma UNI, rileva infatti il profilo dichiarato ma poi lo confronta con il profilo calcolato attraverso la combinazione dei livelli di competenza di cui il professionista è in possesso: il
profilo di prossimità calcolato si basa su una metrica sostenuta da un algoritmo che assegna un peso a ciascuna competenza nel profilo considerato, coerente ai livelli di capacità dichiarati dal professionista, e costruisce un indice di prossimità al profilo a cui il professionista stesso si avvicina di più.

Il profilo di prossimità così calcolato corrisponde al Profilo dichiarato inizialmente solo nel 20-25% dei casi.

La differenza fra come ci valutiamo (con il profilo dichiarato) e come siamo riconosciuti (con il profilo calcolato)

È normale che la autovalutazione del profilo di professionalità che ciascuno di noi si porta dietro e che dichiara, è influenzato da molti fattori; ad esempio

• Il modo in cui nella organizzazione per cui lavoro viene denominato il profilo di professionalità; se come autonomo lavoro per più organizzazioni, posso avere diversi profili dichiarati

• Il titolo di studio, l’esperienza fatta e le responsabilità ricoperte fino al momento della valutazione, che mi fanno dichiarare quello che vorrei fosse percepito nel mercato del lavoro

• Il tipo di interlocutore che penso di avere davanti e che mi sta valutando: ad esempio per chi cerca lavoro e risponde ad una proposta di lavoro, se immagina o sa quale sia l’azienda, può sopravalutare o sottovalutare intenzionalmente competenze che ritiene meno o più importanti dal punto di vista di chi sceglie.

Viceversa se la domanda riguarda il livello di possesso delle 36 competenze di uno standard come e-CF/Norma UNI e se la pesatura e le modalità di combinazione delle competenze per profilo è fatta in modo automatico, il profilo di prossimità calcolato come risultato finale rappresenta in modo più preciso di qualificazione.

Il risultato è riportato nella figura sottostante: per ogni profilo viene riportata la percentuale dei dichiarati rispetto al totale e la percentuale dei profili di prossimità calcolati: come si vede con immediatezza.

Sui 14 profili (fra i 23 totali) che hanno una numerosità sufficiente per essere analizzati, ci sono alcuni profili con forti differenze mentre altri sono abbastanza allineati fra dichiarati e calcolati.

Fra questi ad esempio il Business Information Manager, il Business Analyst, il System Analyst, l’Enterprise Architect, il Developer e il System Administrator mostrano piccole differenze, che possono essere spiegate con la specificità del Profilo: le competenze tecniche qualificanti per ciascuno di questi profili sono molto caratteristiche e quindi riconoscibili dalle esperienze fatte.

Meno facilmente riconoscibili sono invece le competenze tecniche di profili come quelle dell’ICT Trainer, del Technical Specialist, del Project manager o del Chief Information Officer, del Digital Media Specialist o del Data Base Administrator.
Complessivamente possiamo dire che il sistema delle 36 competenze base dello standard e-CF/Norma UNI permette una notevole maggiore precisione nella definizione dei profili e soprattutto nel mettere a fuoco le competenze su cui può essere prioritario intervenire con la formazione.

La rilevanza del gap di competenze rispetto allo standard favorisce la messa a fuoco di percorsi formativi mirati

Il report personale, per chi ha utilizzato lo strumento del CEPIS e-Competence Benchmark, mette in evidenza sia graficamente che testualmente quali sono le competenze mancanti, quelle in eccesso e quelle allineate per ciascun profilo. Quindi è una guida preziosa a livello personale.

L’elaborazione dei risultati complessivi, che per l’Italia è stata gestita da AICA, permette però un ulteriore livello di analisi aggregata, e cioè la valutazione di quali siano le competenze su cui sia opportuno intervenire per rinforzarle con azioni di sistema (ad esempio a livello territoriale o per una grande azienda).

A questo proposito è stato costruito un Competence Proficiency Index (CPI) che misura il gradiente di ciascuna competenza e del rispettivo livello di capacità per ogni professionista che si è costruito il suo Report Personale; il valore medio del CPI fatta per l’Italia viene confrontato con quello medio Europeo, con il risultato indicato nella tabella sottostante.

Competence Proficiency Index (CPI): media italiana contro media europea

Il confronto è fra il Competence Proficiency Index Italia (su circa 500 rilevazioni) e quello Europa (su oltre 2.000 rilevazioni).

Per ognuna delle 36 competenze dell’e-CF 2.0 viene indicato il gap o il delta dell’indice Italia: la competenza di IT Governance (l’ultima dell’area MANAGE, la E09) mostra per l’Italia un Gap di 2,2 punti percentuali in meno rispetto alla stessa competenza a livello europeo; la competenza di User Support (la prima dell’area RUN, la CD 1) mostra per l’Italia un Delta di 5,6 punti percentuali in più.

Siamo cioè in grado, per il campione di Professionisti che hanno prodotto il Report Personale per se, di individuare su quali competenze sia necessario pianificare un intervento formativo di riduzione del gap piuttosto che di pianificare lo sfruttamento di una competenza in eccesso in modo adeguato. Concretamente, tutte le competenze dell’area MANAGE richiedono un intervento formativo piuttosto intenso mentre tutte le competenze dell’area RUN risultano in Italia ben sviluppate; nelle 3 aree BUILD, PLAN e ENABLE viceversa ci sono chiari e scuri che richiedono una maggiore articolazione negli interventi di riduzione dei Gap.

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