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Perché c’è l’Unified communication nel nostro futuro

Il mercato Unified communication c’è e offre grandi opportunità anche per l’Italia che, una volta tanto, vanta tassi di adozione sopra la media dei principali paesi europei.

È il dato più significativo che emerge dalla ricerca presentata da Andrea Recupero, Voice South Emea & BeNeLux di Polycom, secondo la quale sotto i venti dipendenti solo il 16% in Italia ha adottato una soluzione Ip di Unified communication.

Salendo si passa al 24% delle aziende fra 20 e 49 dipendenti, 19% (50-99) e 26% oltre i cento dipendenti. «Dati che offrono grandi margini di crescita – è l’opinione di Recupero – anche se l’aspetto importante consiste nel comprendere la value proposition quando si propone un’architettura o un’infrastruttura. Ma le opportunità per l’Unified communication ci sono per chi è in grado di modulare in modo adeguato la proposta».

L’opinione di Recupero si basa anche su altri dati indicati dalla ricerca che dicono come entro due anni il 44% delle imprese sotto i venti dipendenti abbiano manifestato l’intenzione d’acquisto. Un dato arriva al 59% nella fasca 20-49, scende al 55% nel livello superiore e arriva al 72% sopra i cento dipendenti.

Il focus è sulla user experience

Un aspetto importante visto che il 35% delle aziende interpellate sotto i venti dipendenti ha acquisito una soluzione non Ip meno di tre anni fa. Un dato che vale l’11% per i 20-49 dipendenti, il 14% fino a 99 e sopra i cento è comunque al 17%. Atteggiamento singolare visto che, come sottolinea il manager di Polycom, «La tecnologia è pronta e matura e nuove funzionalità sono in arrivo anche se è necessario migliorare sempre di più la user experience, un aspetto molto importante per Polycom».

La società punta su un approccio open standard based che comprende on premise, ibrido e host. Un atteggiamento necesario in un mercato dove il cloud sta crescendo ma vanta ancora basse percentuali di adozione. «Oggi molte aziende si indirizzano ancora verso le soluzioni on premise perché si sentono più a loro agio, hanno maggiore sicurezza. Il secondo motivo – prosegue Recupero – è che hanno più convenienza dal punto di vista economico e poi scarsa fiducia nei provider». Chi sceglie l’hosted, invece, lo fa perché non vuole avere in casa la gestione della piattaforma Pbx, perché ritiene interessante l’aspetto economico, ha dei dubbi sulla sicurezza delle versioni on premise e vede sviluppi interessanti per il futuro sviluppo del proprio business.

Si va verso l’hosted

Le aziende che in futuro potrebbero però orientarsi verso l’hosted non sono poche. Sotto i venti dipendenti siamo al 21% che arriva al 38% fino a 49 addetti, 29% fino a 99 persone e sopra i cento si sale al 46%.

«Per cambiare un centralino, però, ci voglino motivazioni importanti», sottolinea il manager di Polycom. E le motivazoni secondo la ricerca vano ricercate soprattutto nell’abbassamento del Total cost of ownership, la più citita dalle aziende che hanno fatto parte della ricerca.

A seguire l’abbassamento della spesa mensile, la ricerca di un provider di fiducia e altri elementi come la voglia di offrire un buon servizio ai clienti e di eliminare i costi fissi. Sotto i venti dipendenti il fattore economico è l’elemento principale per l’acquisto che viene deciso rivolgendosi direttamente ai provider, consultando siti Internet, dando un’occhiata alle riviste di settore e solo a questo punto rivolgendosi direttamente allle società e al canale informatico. Ampi spazi esistono anche sul fronte delle videoconferenze dove la version base di Skype è ancora molto utilizzata. Per esempio dal 39% delle aziende sopra i cento dipendenti.

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