Offshoring un vantaggio solo se ben gestito

Gli esperti suggeriscono grande cautela nel decidere se delegare o meno la gestione e lo sviluppo dei servizi It. Intanto crescono le potenzialità sul mercato asiatico

Febbraio 2005, Quale sarebbe, se non il risparmio sui costi, la ragione
che spinge le aziende italiane a terziarizzare tutto o parte delle proprie funzioni
o processi aziendali?
Con tale motivazione si sta attualmente continuando a diffondere il fenomeno
dell’outsourcing e ancora più recentemente dell’offshore
outsourcing (l’affidamento di servizi a terzi dislocati all’estero).
Ma a ben vedere c’è almeno una seconda importante ragione che spinge
alcune aziende a fare outsourcing, ovvero la ricerca di una maggiore qualità
e professionalità del servizio offerto, grazie agli alti livelli di formazione
raggiunta in taluni Paesi dall’India al Sud Africa, ma anche alla Corea,
solo per citarne alcuni.
Attenzione, però, a gridare vittoria, perché talvolta anche l’outsourcing
può tramutarsi in un fallimento e dunque bisogna fare bene i conti e
valutare tutti gli scenari possibili che si andranno a creare una volta effettuata
tale scelta. Se ne è parlato anche durante un convegno organizzato dalla
società di ricerca Sirmi con interventi di specialisti quali Severino
Meregalli
, docente senior area sistemi informativi della Sda Bocconi.
Meregalli è partito da una riflessione preliminare, facendo presente
che si tratta di un fenomeno ancora non completamente acquisito e metabolizzato
e va dritto al primo problema: «Se la leva che spinge a scegliere
per l’outsourcing è il costo, attenzione a fare bene i conti. Molte decisioni
sono minate da misure e logiche sbagliate. L’outsourcing, e in particolare l’offshore
outsourcing, si basano sull’ipotesi che i processi non si possano migliorare
o ottimizzare per altre vie. Ma ciò è sempre vero?»

L’idea iniziale, dunque, è decidere se davvero il vantaggio che ne deriva
è reale e non ideale.
E quindi, per fare bene i conti, suggerisce di tenere presente che le differenze
salariali, che tanto attirano i manager, si basano su tre fattori principali:
i tassi di cambio dei Paesi in via di sviluppo, il costo della vita misurato
in termini di capacità di acquisto, la disponibilità di personale
con le necessarie capacità.
«Questi sono fenomeni complessi – dice Meregalli – tanto
che possono cambiare gli scenari nel tempo. A ciò si aggiungono le situazioni
economico-politiche relative a certi Paesi, accordi commerciali e di regolamentazione,
mobilità internazionale e flussi migratori»
. Il fare bene
i conti, dunque, implica variabili non trascurabili, difficilmente quantificabili,
che potrebbero, però, cambiare i calcoli iniziali di un’azienda che intende
delegare sviluppo e gestione dei sistemi It a un partner straniero. Meregalli
ha aggiunto un’altra osservazione: «La globalizzazione agisce in tutte
le direzioni, tanto che i livelli contributivi si stratificheranno per classi
professionali, riducendo i gap»
.
Per comprendere bene questa scelta servono, dunque, esperti, consulenti che
ovviamente occorre pagare, «e a volte tale costo è sottovalutato.
Analogamente
– prosegue il docente della Bocconi – le differenze tra
le lingue a volte creano problematiche, soprattutto in ambiti tecnici, non considerate
a sufficienza (come nel caso di help desk o nello scambio di documenti). E poi
anche gli aspetti legali diventano critici e potenzialmente costosi»
.
Non ultimo sono rilevanti gli aspetti etici e politici. «Certe professionalità
– sottolinea Meregalli – costano poco a causa di fenomeni con riflessi morali,
come la costruzione di edifici in zone sismiche che non rispettano le norme
di sicurezza, o come il fenomeno, purtroppo ben noto, della manovalanza minorile»
.

Governare il fenomeno cercare professionalità
Affinché la scelta di realizzare offshore outsourcing si riveli vincente
ci vuole, quindi, grande cautela. I suggerimenti finali proposti da Meregalli
indicano che bisogna capire che tipo di "governo" si vuole dare ai
propri sistemi informativi e soprattutto ricordarsi di non cercare solo i costi
più bassi, ma anche professionalità. «La sola ricerca
di migliori sistemi di sourcing non porta automaticamente benefici ai sistemi
It
– spiega – e nel lungo periodo non porta a una riduzione sostanziale
dei costi. Occorre ricordarsi di definire gli obiettivi in modo chiaro e saper
descrivere bene cosa volete a chi il lavoro lo farà per voi. Inoltre,
bisogna essere sempre disponibili e flessibili a spostarsi in luoghi diversi
seguendo l’onda dei minori costi»
.

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