N° 138 MARZO 2005

Adesso si chiama pomposamente modding, ma il concetto è sempre quello del pc “fatto in casa”. Nuovi affari da smanettoni, ma anche per professionisti della grafica

Marzo 2005, Qualche anno fa imperversavano gli assemblati e gli assemblatori,
poi è stato il momento dei computer "di marca", in nome della
missione di portare un pc, pronto all’uso e semplice da usare, in ogni casa.
Ma, si sa, le mode ritornano, e da un po’ di tempo l’assemblaggio è tornato
a essere un importante trend di mercato. Oggi, generalizzando, lo si potrebbe
definire "modding", ma il concetto di base non è cambiato,
anzi, in qualche modo si è evoluto. Prima si costruiva un computer scegliendo
accuratamente le singole componenti (scheda madre, processore, scheda video,
memoria e disco fisso, per esempio), badando alle prestazioni e trascurando
altri aspetti come l’estetica e la dissipazione del calore. Oggi il fenomeno
è in evoluzione. In primo luogo i vendor possono contare su un rapporto
diretto con gli utenti, attraverso la vendita on line delle componenti. Apple
e Hp, per fare due esempi illustri, hanno una parte del sito dedicato all’e-commerce
di prodotti e componenti a disposizione degli utenti finali americani. In verità,
Apple estende la vendita di parti e componenti specifiche anche a tutta l’Europa,
mentre Hp pone importanti restrizioni agli utenti italiani, dimostrando il forte
commitment verso il canale. In secondo luogo, il trend è trainato dall’importanza
del fattore estetico. Oggi non si assembla più un pc badando solo alle
componenti classiche, ma si dà una notevole attenzione a ventole, dissipatori,
alimentatori, "case" e perfino alla cavetteria e ai led colorati.
L’assemblaggio, allora, diventa una personalizzazione, intesa come rappresentazione
del proprio io su un prodotto di uso quotidiano, un po’ come si fa con le automobili.

Un fenomeno che sa di sociale
Il fenomeno del modding, nato qualche anno fa negli Stati Uniti e ora approdato
in Europa, considera forme di assemblaggio estremamente complesse. Come l’overclocking
dei processori e l’utilizzo di sistemi liquidi di raffreddamento. Ma anche
la semplice decorazione dei "case". Potremmo definirlo un fenomeno
sociale moderno, che utilizza forme di comunicazione anticonvenzionali: il passaparola,
i forum sui siti specializzati, gli incontri alle manifestazioni sul tema.
Il modo con cui si sviluppa il fenomeno è fondamentale per chi, come
gli operatori del settore, vorrebbe sfruttarlo per fare business. «Quando
vado a trovare i miei rivenditori
– racconta Marco Faller,
responsabile commerciale di Enermax -, li trovo spesso a dialogare appassionatamente
con i clienti. Qualcuno potrebbe pensare che è tempo sacrificato alla
vendita, ma non è vero; se un rivenditore intavola una discussione su
aspetti tecnici, dimostra la propria competenza e questo, alla lunga, paga»
.
Enermax è uno dei nomi di riferimento per chi fa modding. L’azienda taiwanese
commercia case, ventole e alimentatori, è presente in tutto il mondo
e in Italia tratta direttamente con rivenditori e distributori. «E
solo con loro
– puntualizza Faller -, facciamo della chiarezza una
nostra caratteristica, proponiamo dei prezzi utente finale ai nostri rivenditori
che non traggono nessun vantaggio, per esempio, a bypassare il distributore.
Inoltre, per scelta, non forniamo la Gdo»
. In questo particolare
settore la competenza e la tempestività sono tutto, visto che si ha a
che fare con un target molto preparato. «Per questo teniamo informato
il nostro canale
– afferma Faller – non solo sulla nostra produzione,
ma anche sui trend di mercato»
.
La chiacchierata con il manager è illuminante anche per capire la tipologia
di cliente a cui rivolgersi. «Ci sono gli "smanettoni"
– osserva Faller -, ma la necessità di potenza, e quindi di sistemi
di raffreddamento più adeguati, riguarda anche il settore dei professionisti
della grafica. Dai grafici ai designer, da chi progetta a chi fa siti Web»
.
In questo caso, il rivenditore studia la soluzione più appropriata considerando
anche componenti speciali come le ventole e dissipatori di Enermax e degli altri
brand. Ma è giustificato un business che si basa su un’offerta così
limitata? «Meglio fare poche cose, ma di qualità – afferma
sicuro Faller -. Fino a quando ci sarà un incremento di potenza ci
sarà bisogno dei nostri prodotti. Inoltre, l’arrivo dell’architettura
Btx, che sostituirà l’Atx, ci richiederà di studiare nuove soluzioni»
.


Come avere tra le mani un’automobile truccata
È dello stesso parere Andrea Orestini, amministratore
unico di Divisione Informatica, che cita vendor come Thermaltake e Cooler Master,
il primo già da tempo a listino del distributore romano, il secondo no,
per ovvi motivi di competition.
«Assodato che lo scopo prioritario dei cosiddetti smanettoni
– conferma Orestini – è quello di procurarsi prodotti per overclockare
il proprio pc e ottenere così una soluzione più potente, esistono
in commercio componenti che interessano, soprattutto, gli appassionati dei videogiochi.
Gli stessi per i quali può davvero fare la differenza vedere un oggetto
a 190 invece che a 180 frame»
. Ma, come si è già detto,
"truccare" le prestazioni di un componente porta inevitabilmente a
un aumento delle temperature. Ed ecco spiegata la fortuna di ventole in grado
di dissipare il calore, e di farlo nella maniera più silenziosa possibile.

«In più – continua Orestini – negli anni è
venuta ad aggiungersi una forte componente estetica. Nulla viene lasciato al
caso, tanto che gli smanettoni di oggi si possono riconoscere anche dall’estrema
attenzione con cui scelgono il cabinet»
. Una tendenza che alcuni
produttori hanno saputo cogliere immettendo sul mercato case in alluminio che
consentono una dissipazione migliore rispetto a quella offerta dall’acciaio.
«Successivamente – spiega il manager – la scelta della scheda
madre più adeguata cade su soluzioni in grado di gestire, a livello di
bios, i parametri di configurazione che devono poter essere modificati manualmente
e non solo in maniera automatica»
. E cita la "guerra" silenziosa
fra i Pentium 4 di Intel e le soluzioni Amd, «da sempre più
vicina al popolo degli smanettoni»
, ricordando gli esempi pubblicati
su Internet o nelle riviste di settore «sui mille usi della grafite
di una matita con la quale si poteva disabilitare la funzione di bloccaggio
dell’overclock e cambiare la frequenza del processore»
.
E che il cliente "smanettone" sia nelle corde dei produttori lo dimostra
anche la scelta di alcuni fornitori di schede madri come Asus e Soltek che nel
tempo hanno messo a punto sistemi di protezione per fare in modo che nel momento
in cui, per un difetto qualsiasi della ventola, il sistema di dissipazione non
dovesse funzionare, la motherboard si spenga automaticamente prima di portare
al surriscaldamento e, quindi, al danneggiamento del microprocessore. «Sistemi
di overclocking automatici estremamente apprezzati dagli utenti finali

– sottolinea Orestini – e che, dopo Windows 95 e 98, hanno portato una ventata
di novità sul mercato»
. Che bisogna saper cogliere, dealer
per primi che molto spesso, però, sono meno preparati degli utenti finali.
E qui non si tratta di smilzi laureandi in ingegneria elettronica con gli occhiali
tenuti insieme dal nastro adesivo e tristi cardigan a rombi. I tempi dei cosiddetti
"nerds" sono finiti. Oggi, come si è detto, coloro che sanno
mettere le mani dentro un pc non comprano tecnologie assemblate, ma componenti.
Per questo piacciono, o dovrebbero piacere, ai rivenditori di It. Di sicuro
piacciono ai distributori, smanettoni per eccellenza, che consigliano come il
segreto per attrarli e mantenerli sia: «Saperne più di loro».


Distributori e il popolo degli smanettoni
È il caso, tra gli altri, di Corrado Coraglia, direttore
marketing di Elettrodata che, insieme a un paio di colleghi della facoltà
di ingegneria e di scienze dell’informazione, forma la vecchia guardia della
società che, con i suoi sei negozi aperti al pubblico «da sempre
punta sul know how dei propri dipendenti per rispondere alle crescenti esigenze
di chi il computer se lo costruisce in casa»
. E a tale proposito
cita il negozio di Via Argonne, a Milano, in zona Città Studi, «dove
i clienti
– sottolinea il manager – storicamente arrivano dal Politecnico
e dal Cnr e sono in cerca delle configurazioni più performanti»
.

Per questo motivo, ma anche in vista di gare pubbliche sempre più decise
secondo parametri basati su benchmark assegnati, entro la seconda metà
dell’anno Elettrodata intende lanciare la nuova release del proprio sito Internet
(www.elettrodata.it). «L’idea – spiega Coraglia – è
quella di rendere pubblici alcuni dati di comparazione contenuti nel nostro
database interno con due sezioni stile "Tips & Tricks" e "Faq"
nelle quali condivideremo con l’esterno prove tecniche, rese e parametrizzazioni
delle soluzioni, dando anche consigli per mixare al meglio, per esempio, le
schede madri di alcuni produttori con le componenti di altri»
.


La risposta per far business è nella Rete
Un’idea, quella del sito Internet, che non è venuta in mente solo a Elettrodata.
Anche il distributore romano Microtek ha di recente inaugurato un Url dedicato
al brand proprietario MicroEdge. «Si tratta di un sito Internet completamente
rivolto agli utenti finali, smanettoni per eccellenza
– ha spiegato Enzo
Riccio
, responsabile marketing della società -, e si rivolge
a chi è abituato a cercare sulla Rete le risposte ai propri interrogativi
tecnici»
. Cliccando sul bottone MicroHelp (che compare anche come
marchio registrato sull’imballo degli oltre 80 prodotti MicroEdge – ndr)
il cliente accede, tramite user name e password, a una serie di servizi, primo
fra tutti l’assistenza tecnica. «Esiste poi un form – continua
il manager – nel quale possono dire la loro coloro che nelle card reader,
negli hard disk e nelle Tv show sanno metterci le mani e i cui giudizi vengono
raccolti in un database interno che permette al nostro personale di inserire
una media dei giudizi accanto ai singoli prodotti». Il che, a ben guardare,
permette di cogliere quei trend di mercato così utili a correggere il
tiro proponendo una soluzione piuttosto che un’altra. «Non è poi
da sottovalutare
– conclude Riccio – il supporto a reseller e utenti
di Gdo e Gds da cui il cliente (esperto o no) meno torna indietro con un problema,
meglio è»
.

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