McNealy spiega cosa farà Sun

Aumentare il fatturato, “attaccando” ai server quanto più storage e software possibile. E diventare amici dell’opensource. Ecco le linee guida, tratteggiate da Scott McNealy agli analisti, che dovranno riportare in alto Sun.

12 febbraio 2004

Scott McNealy ha parlato di Sun agli analisti convenuti a San Francisco e ha detto parecchie cose interessanti, dai processori all’uso che la sua società farà dell’opensource.


Ma cominciamo con la cosa più prosaica che ci sia: la grana. McNealy vuole lasciarsi alle spalle i tre anni che ha vissuto, fatti di problemi di bilancio nel modo più tradizionale: facendo crescere il fatturato. Ma non solo. E’ pronto anche a fare un leverage con i costi, tagliando 250 milioni di dollari di spese operative, entro giugno di quest’anno.


Operazione commendevole, dato che far crescere il fatturato è buona cosa, ma difficile se si viene da undici trimestri di discesa.


A Sun, insomma piacerebbe non tanto tornare ai bei più 60% della metà degli anni 90, ma almeno percorrere una via di mezzo.


Come si aumenta, allora, il fatturato?


La risposta di McNealy: incrementando il tasso di prodotti allegabili alle vendite di server. Ci sono anche delle cifre: basterebbe allegare, nel 27% dei casi dello storage, e nel 50% dei casi, del software. Il modo per farlo è quello di proporre soluzioni complete (server, software, storage e, perché no, servizi) per operazioni specifiche.


In Sun hanno già individuato aree come quelle dei sistemi di comunicazione interna (e-mail e calendaring) in sostituzione, magari, di sistemi con Microsoft Exchange, o quelle dei sistemi di data warehouse. E sostenendo questo, McNealy non si spiega come il tasso di prodotti allegabili non sia del 90 o del 100%. Secondo lui, insomma, sarebbe più logico, per tutti, che si vendessero sempre soluzioni complete di tutto.


E poi c’è “l’amico-pinguino.


McNealy ha detto, infatti, che il modello opensource è amico di Sun, in base al seguente ragionamento. Il software, per antonomasia, è un bene con basso costo distributivo. Se lo si abbina al modello opesource si ha un ulteriore risparmio: quello dei costi di sviluppo. L’arcadia sarebbe: costo zero. Ma forse è troppo sperarlo.


Specie per Sun, che è arrivata a Linux anni dopo suoi concorrenti, benché avesse anche contribuito a progetti opensource come OpenOffice (anche se, comunque, a fini commerciali, per interferire, guardacaso, con Microsoft).


E amici o non-amici, comunque, c’è da scordarsi che Sun, anche nel lungo periodo, rinunci alla proprietà intellettuale relativa a due “cosine” come Solaris e Java Enterprise System.


Infine, i processori per il core business: i server.


Volete burro o cannoni? Ecco i secondi di Sun: si chiamano UltraSparc IV e UltraSparc IV+. I primi, arrivano a breve, sono costruiti da Texas Instruments con tecnologia a 130 nanometri e combinano due UltraSparc III su un singolo pezzo di silicio. In soldoni, il doppio della potenza.


McNealy ha anticipato dettagli sulla loro evoluzione, conosciuta con il nome in codice di Panther: raddoppio di performance rispetto agli UltraSparc IV e cache ad alta velocità a bordo, che permette di superare i limiti di un modulo separato.

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