L’enterprise 2.0: dal Web un valore per le imprese?

L’Osservatorio della School of management del Politecnico di Milano analizza la crescita di blog, wiki e Rss nelle aziende

Non solo tecnologia. Nell’enterprise 2.0 l’high tech è solo uno degli aspetti in gioco e, forse, neanche il più complicato. Il resto è collaborazione, coinvolgimento, decadenza di ruoli formali e rendite di posizione e maggior valore per personalità, idee e iniziative di chi all’interno delle imprese saprà cogliere il fenomeno e incoraggiarlo. Lo sostiene la school of management del Politecnico di Milano che ha pubblicato l’osservatorio Enterprise 2.0 .

“Un fenomeno – ha spiegato Mariano Corso, responsabile scientifico dell’iniziativa – nuovo e per certi versi contradditorio: una rivoluzione emergente, che per essere tradotta in valore per l’impresa, va gestita in modo sistemico attraverso più variabili”.
L’introduzione di blog, wiki in azienda viene considerato dal docente del Politecnico un “fenomeno di rottura dei modelli organizzativi tradizionali con l’apertura dei confini in termini di contributo di attori esterni (clienti fornitori, partner), il ripensamento dei tradizionali schemi di collaborazione e relazioni funzionali e gerarchici, la messa in discussione di stereotipi rigidi relativi allo spazio e all’orario di lavoro”.


“Per spiegare il perché di questa “rottura”aggiunge Stefano Mainetti, anch’egli Responsabile Scientifico dell’Osservatorio – si deve partire dall’analisi della persona e dei suoi bisogni “emergenti” che possono trovare una risposta nelle nuove tecnologie Enterprise 2.0. Oltre a rispondere a questi nuovi bisogni delle persone, l’Enterprise 2.0 rappresenta una formidabile occasione per le imprese e le Pubbliche Amministrazioni per creare organizzazioni più flessibili e dinamiche, in grado di scoprire e valorizzare risorse e riconfigurare i processi per seguire cambiamenti strategici ed organizzativi sempre più veloci”.


Se è vero che il cliente oggi si sente più protagonista e chiede un maggior rapporto con le aziende e i brand di riferimento l’altra faccia della medaglia è rappresentata dall’adattarsi delle aziende a queste richieste che oltre a comprendere gli strumenti tipici del Web 2.0 prevedono anche virtual workspace per una forza lavoro sempre più in movimento e meno legata allo spazio fisico dell’ufficio. In questo caso l’Ict ha il ruolo di acceleratore, mentre fondamentale è una differente organizzazione aziendale.

Le interviste, che hanno coinvolto 65 chief information officer, dicono che il 58% lo ritiene un trend rilevante che le aziende devono comprendere per fare evolvere il modello di impresa. L’11% parla di nuova rivoluzione, il 18% è in posizione attendista e l’11% è decisamente scettico. Per partire, però, questi progetti hanno bisogno del coinvolgimento del vertice che per il 22% viene definito poco interessato, per il 52% poco informato o consapevole degli impatti sul business, per il 12% ha una certa conoscenza del fenomeno e solo per il 14% si dimostra sufficientemente coinvolto.

La scarsa comprensione delle potenzialità, la difficoltà a identificare i benefici economici, e la necessità di cambiamenti organizzativi oltre che dal punto di vista informatico sono i maggiori ostacoli percepiti per il cammino verso l’enterprise 2.0 che trova esempi di applicazioni anche in Italia. L’Osservatorio ha infatti studiato i casi di settanta fra imprese e Pubbliche amministrazioni che permettono di definire tre modelli definiti Social enterprise (24%), Open Enterprise (14%) e Adaptive enterprise (14%).


Il primo porta alla creazione di nuovi schemi di collaborazione, condivisione della conoscenza e gestione delle relazioni.
Nei casi di Open Enterprise, invece, i sistemi informativi sono pensati per essere aperti a contributi di persone e fonti diverse e offrono servizi ed informazioni in modo selettivo ad attori e organizzazioni esterne, creando modalità nuove di interazione che si traducono spesso in vere e proprie innovazioni del processo, del prodotto e del servizio; questi modelli forniscono spesso anche un’efficace risposta al fenomeno della mobilità e della dispersione sul territorio delle persone e delle attività.


Infine nei casi di Adaptive Enterprise, si crea un ambiente capace di supportare i processi aziendali rispondendo con maggior facilità alle mutevoli esigenze dell’azienda e dell’utente. Realizzare un’Adaptive Enterprise significa creare uno spazio capace di supportare i processi aziendali in modo sempre più flessibile, orchestrandone i flussi informativi con un’infrastruttura di integrazione agile e, successivamente, farli evolvere per mantenere un allineamento costante nel tempo con le mutevoli esigenze delle imprese, ma anche di specifici individui, attraverso strumenti avanzati di gestione dei processi e di integrazione di contenuti provenienti da fonti diverse.


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