Le voci dell’AI – Episodio 10: Padroneggiare l’AI per competere

Ciao a tutti. Questo è l’episodio 10 di Le voci dell’AI, e oggi parliamo di quanto è importante per i lavoratori imparare a padroneggiare l’interazione con i sistemi di intelligenza artificiale moderna.

Dedicate del tempo di qualità durante la vostra giornata per imparare a scrivere dei prompt migliori. Provate ad usare ChatGPT 4.0, Adobe Firefly, Midjourney o Stable Diffusion il più possibile. Provate ad usare l’AI per eseguire ogni compito che svolgete manualmente.

Se non cominciate oggi il valore del vostro contributo all’azienda o la vostra capacità di competere sul mercato diminuirà in maniera drammatica molto presto.

Le persone che seguono questo appuntamento settimanale dall’inizio sanno che l’impatto dell’AI sul mondo del lavoro e sull’economia mi sta molto a cuore così tanto che da febbraio scrivo una newsletter settimanale in inglese dedicata a questo tema chiamata Synthetic Work – Lavoro sintetico, cioè il prodotto dell’attività di un’intelligenza artificiale applicata ai compiti che oggi vengono portati a termine dagli esseri umani. Ogni settimana dedico una porzione enorme del mio tempo per aiutare i lettori di Synthetic Work a capire come l’AI sta trasformando molte delle nostre professioni e quali sono le tecniche e le soluzioni che si possono usare per rimanere aggiornati e competitivi.

Perché di tutte le cose che potrei fare proprio questa? Per rispondere vi faccio vedere un grafico.

Questo grafico racconta la storia di una delle aziende più grandi del mondo, nel gruppo Fortune 500, che ha messo a disposizione del proprio customer service l’accesso a un large language model come ChatGPT.

Gli oltre cinquemila rappresentanti del customer service che sono stati studiati per arrivare a questo grafico, variano nella loro competenza e nella loro esperienza, dal personale che ha appena cominciato al personale che ha molti mesi di esperienza.

Come vedete dal grafico il gruppo che ha avuto accesso all’AI ha aumentato la produttività del 14%, in media. Il tempo dedicato a ogni chiamata dei clienti è diminuito e il numero di chiamate risolte in un’ora è aumentato. Da sola, questa è un’informazione di valore che merita di far leggere la ricerca.

Ma quello che ci interessa per l’argomento di oggi non è questo. Ci interessano due cose completamente diverse.

La prima cosa: all’interno del gruppo studiato, il personale con meno esperienza ha beneficiato del supporto dell’AI molto di più del personale esperto.

Senza l’aiuto dell’AI, nel formulare le interazioni con il cliente, il nuovo personale comincia la sua esperienza lavorativa risolvendo due chiamate in un’ora. Dopo otto o dieci mesi, fatta un po’ di esperienza, arriva a due chiamate e mezza risolte in un’ora.

Che succede invece al personale che usa l’AI? Anche qui i novizi cominciano con una media di due chiamate risolte in un’ora.

Ma grazie all’AI arrivano a risolvere due chiamate e mezza dopo solo due mesi. Ribadiamo il concetto: da un lato abbiamo un gruppo di novizi che lavora senza e AI ci mette fino a dieci mesi per migliorare. Dall’altro abbiamo un gruppo di novizi che lavora con l’AI e ci mette solo due mesi per raggiungere lo stesso miglioramento.

Quindi qui la cosa che ci interessa è che l’AI offre ai nuovi lavoratori un’accelerazione tremenda nell’imparare il mestiere.

Adesso parliamo della seconda cosa in questa ricerca che ci interessa per l’argomento di oggi.

I rappresentanti migliori del customer service hanno beneficiato poco o nulla dell’aiuto dell’AI. Alcuni addirittura hanno riportato che l’AI è stata una fonte di distrazione.

Quelli meno competenti, invece, hanno beneficiato enormemente dell’aiuto dell’AI. Ora chiunque si aspetterebbe che il risultato è ovvio, perché l’AI suggerisce ai novizi espressioni da usare che non hanno ancora imparato o che non vengono naturali al personale meno incline a capire e supportare gli altri.

Ma in realtà c’è un colpo di scena, una ragione aggiuntiva, ed è questa che mi interessa sottolineare.

Il motivo per cui i novizi hanno beneficiato così tanto dall’AI è che l’AI ha imparato i trucchi del mestiere dal personale più capace.

Questi ultimi, infatti, già salvavano in un foglio di calcolo le frasi più opportune da usare in varie situazioni. Frasi che l’esperienza ha mostrato funzionare meglio. L’AI ha imparato queste frasi dagli esperti e le ha suggerite ai novizi, di fatto livellando le capacità dell’intero gruppo.

Questa dinamica è incredibilmente importante e può essere usata da qualunque azienda offra soluzioni di AI generativa se opportunamente implementate. Senza accorgersene gli esperti che lavorano presso una qualsiasi azienda consumatrice di AI potrebbero ritrovarsi a passare la propria conoscenza a tutti i nuovi assunti in maniera trasparente e a tempi di record.

Qual è il punto che voglio fare? Ad un certo momento le aziende di tutto il mondo cominceranno a rivalutare la qualità, la quantità, per contributo che ogni dipendente è in grado di offrire.

E in quel momento i lavoratori che non hanno dedicato del tempo di qualità a imparare come padroneggiare l’AI si ritroveranno a competere con un nuovo assunto che invece ha dedicato, ad esempio, gli ultimi due anni della sua vita a sperimentare con l’AI che sta emergendo oggi. Questo nuovo assunto capace di scrivere un prompt efficace perfettamente a proprio agio con GPT-4 sarà in grado di produrre dieci volte il contributo del lavoratore esperto dieci volte più velocemente.

Nel mentre il lavoratore esperto senza accorgersene passerà la sua conoscenza al nuovo assunto grazie a un’AI che vede tutto e impara tutto.

Quale sarà il valore del lavoratore esperto dopo questo trasferimento di conoscenza? Chiudiamo con due considerazioni finali.

La prima considerazione: questo grafico e la ricerca associata è solo uno delle centinaia che vengono pubblicati ogni mese. C’ è una crescente evidenza scientifica che l’impatto dell’AI generativa sul lavoro è reale e tangibile.

La seconda considerazione: Sono sicuro che tutti sapete chi è Yuval Noah Harari, lo storico e intellettuale che ha scritto “Sapiens” e “Homo Deus”.

Se avete letto i suoi libri, o visto le sue interviste negli ultimi anni, sapete che Harari è molto preoccupato delle conseguenze per la razza umana, dovessimo mai riuscire a creare una cosiddetta intelligenza artificiale generale; ma, molto prima di arrivare a questa futura intelligenza artificiale generale, Harari è preoccupato delle AI di oggi e in un’intervista al Telegraph della settimana scorsa dice: ”Un altro pericolo è che molte persone potrebbero ritrovarsi completamente senza lavoro, non solo temporaneamente, ma in maniera definitiva, perché non hanno le capacità di base per il mercato del lavoro del futuro. Potremmo arrivare ad un punto dove il sistema economico deve assorbire milioni di persone completamente inutili. E questo scenario ha terribili ramificazioni psicologiche e politiche”.

Speriamo di non vedere mai uno scenario del genere. Ma nel dubbio prepariamoci oggi e prepariamo le nuove generazioni attraverso un’educazione più moderna.

Ci fermiamo qui per questa settimana, come sempre, scrivetemi i vostri commenti e le vostre domande. Ciao!

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