L’e-commerce riprende a correre, ma l’offerta resta inadeguata

Il consuntivo del primo trimestre del 2010 dice che l’e-commerce è cresciuto del 16%. E questo nonostante nel nostro Paese si continui a registrare l’assenza di alcune categorie merceologiche nell’offerta di prodotti e servizi on line.

Dopo aver chiuso il 2009 con ordini per 5.637 milioni di euro e una flessione del 2% rispetto al 2008, l’e-commerce torna a crescere a due digit.
Nei primi tre mesi dell’anno le vendite on line hanno realizzato un fatturato di 1.425 milioni di euro con un incremento del +16% rispetto al corrispondente periodo del 2009. Tutti i comparti appaiono in crescita: +51% per l’abbigliamento, +19% per l’editoria, +18% le assicurazioni, +17% il grocery, +23% il turismo (che aveva chiuso il 2009 con una flessione del 7%) e per Informatica ed Elettronica.
A fine anno le previsioni parlano di un giro di affari di 6.505 milioni di euro con un incremento del +15%.
Nel comparto prodotti a crescere saranno gli ordini, mentre lo scontrino dovrebbe restare sostanzialmente stabile. Nei servizi, invece, la crescita dovrebbe interessare sia il numero di ordini che il valore medio dello scontrino.
Complessivamente, lo scontrino medio aumenterà per tornare ai circa 230 euro del 2008.

Ben il 90% degli operatori dichiara una crescita di fatturato che per il 31% è compresa tra il 10 e il 30% e per il 35% è addirittura superiore al 30 per cento. Il Turismo si confermerà ancora come il primo settore con oltre il 50% del valore e-commerce in Italia e registrerà un trend di crescita pari al 19%. Una crescita più sostenuta si avrà nei settori dell’Abbigliamento (+45%) e delle Assicurazioni (21%).

Tutto bene dunque? Non proprio. Dalla fotografia tracciata a Milano in occasione dell’e-Commere Netcomm Forum 2010, su questo comparto pesa la mancanza di offerta in numerose categorie merceologiche. L’80% del fatturato, ha ricordato Alessandro Perego, responsabile dell’Osservatorio B2c Netcomm, è realizzato da 30 operatori che, oltretutto, sono più o meno sempre gli stessi già da qualche anno. È questo, più che le spesso ricordate preoccupazioni per la sicurezza dei pagamenti, a determinare un ritardo dell’Italia rispetto al resto dell’Europa. Gli internauti italiani sono 22 milioni, ma gli e-shopper sono solo 6 milioni, circa il 25% del totale.

Ciò nonostante, il numero degli scontrini continuerà a crescere anche quest’anno e dovrebbe arrivare a sfiorare i 24 milioni. Rispetto agli anni scorsi, resta sostanzialmente invariata la ripartizione del fatturato tra imprese dot com (45%), imprese tradizionali attive nei servizi (39%), imprese tradizionali di tipo commerciale (11%) e imprese tradizionali produttrici 5%.

Nel 2010 il commercio on line dovrebbe registrare una crescita dell’export che, secondo le stime, dovrebbe superare il miliardo di euro. Mattatori assoluti delle esportazioni saranno Turismo e Abbigliamento, in crescita importante, che da soli rappresenteranno circa il 90% del totale esportato. La ripartizione dell’e-commerce italiano in base ai canali vede Internet in teta con il 70% del totale seguito dal televisore, 24%, e dal mobile, 6%. Il canale Internet vede una grossa presenza di vendite di prodotti non digitali, mentre tv e mobile registrano la netta prevalenza di vendite di prodotti digitali.

La carenza nell’offerta è alla base anche di un altro tratto distintivo del mercato e-commerce italiano. Il 2010 sarà perfettamente in linea con il 2009: la percentuale delle vendite di servizi, che sarà pari al 67% del totale, è nettamente superiore a quella dei prodotti che rappresentano il restante 33%. Più di uno dei relatori intervenuti al Forum ha sottolineato che a mettere l’Italia in controtendenza rispetto agli Usa, dove i servizi rappresentano il 43% e il resto d’Europa, dove la percentuale è del 42%, è proprio l’incompletezza dell’offerta.

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