La “punta di diamante” delle strategie Bea

La prossima versione dell’application server WebLogic, nome in codice Diamond, sarà centrata sull’integrazione in ottica Soa.

7 ottobre 2004

Bea Systems sembra aver “incassato” con stile i recenti colpi inferti dal mercato e dalle dipartite di alcune delle sue migliori “teste” e, come promesso dal suo stesso management, punta sull’innovazione tecnologica.


La prova concreta arriva dai piani riguardanti il futuro della piattaforma server WebLogic, ovvero il cavallo di battaglia dell’offerta della società. La prossima versione del server Java, chiamata in codice Diamond e in fase di testing dal prossimo gennaio, nasce con l’aspirazione di semplificare la gestione delle applicazioni, oltre che rendere l’application server più affidabile. Proprio le stesse direzioni, dunque, verso cui sembra andare l’aggiornamento di WebSphere alla versione 6.0, appena annunciato da Ibm e previsto per la fine dell’anno.


La caratteristica principale della nuova WebLogic Platform sarà legata alla presenza di Quicksilver, un middleware che fornisce un ponte tra le tecnologie di integrazione standard e i protocolli Web service; in linea, quindi, con i dettami dell’ottica Soa.


Il software fornisce una console utilizzabile per configurare il link tra le applicazioni, comportandosi come un “vigile del traffico”, secondo una simpatica definizione fornita dalla stessa Bea, che lavora per smistare il passaggio dei dati tra i sistemi. Ma Quicksilver fornirà anche servizi aggiuntivi, tra cui la traduzione in differenti formati dei documenti e il potenziamento di alcune policy di sicurezza.


Quicksilver sta approdando proprio in queste settimane alla fase di test e non è escluso che Bea decida di commercializzarlo anche come integration server stand-alone. Quanto al software di integrazione esistente, WebLogic Integration, il suo futuro prevede comunque un aggiornamento, in vista di Diamond, che migliorerà l’automazione dei processi di business grazie al supporto di Bpel (Business process execution language).


Passando al fattore affidabilità, Diamond dovrebbe poi consentire di testare nuovi programmi e installare eventuali patch attraverso un cluster di server, evitando la necessità di riavviare il software server.

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