La “perturbazione” JBoss sul Bpm

A ottobre vedremo la piattaforma di workflow legata all’application server J2Ee open, con ciò che conseguirà sul piano del licensing.

Come convincere i detentori dello scettro del mercato degli application server a rivedere il loro modello di mercato, da più parti (utenti) ritenuto oneroso e ridurli a più miti consigli, magari modificando quello schema di licenza per Cpu?


La risposta prova a darla JBoss, che si accinge (ottobre, probabilmente) a rilasciare il proprio nuovo software di Business process management e di workflow, legato a doppio filo all’application server opensource J2Ee.


Ha illustrato l’ambizioso proposito alla stampa americana il ceo della società, Marc Fleury, che ha descritto il perfezionando (ma i lavori sono pressoché terminati) JBoss Bpm/workflow come parte di un modello commerciale nel quale il codice rimane aperto e libero, e la sua azienda conta di fornire manutenzione e supporto, svincolando gli utenti dal capestro delle licenze.


Fleury, quindi, indipendentemente dalla natura opensource del proprio prodotto, si fa portatore di un modello in cui possa vincere lo schema della fornitura del servizio più che quella dell’applicazione, anche sul fronte del Bpm.


Se ci riuscirà sarà il mercato a dirlo.


Lo stesso mercato che attende ottobre per vedere il Bpm su J2Ee in veste open.

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