La domenica di Smau

La giornata dedicata alla gente conferma le attese. Affluenza tradizionale, curiosità, domande e un po’ di divertimento. Tra svago e curiosità c’è chi porta a casa preziosi contatti di business

La domenica di Smau inizia, fiscalmente alle 9.30, orario di apertura dei cancelli. Per tutti, visitatori e non. Espositori (o meglio, operatrici di stand) e giornalisti. Anche per i bagarini, che quotano l’ingresso alla 41esima edizione della fiera tecnologica “allo zafferano” a 5 euro.
Domenica di nebbia, a Milano, figlia dell’eccessivo tepore autunnale e delle troppo cariche isobare. Gli hectoPascal prendono il sopravvento ma non turbano, a quanto pare, la schiera dei visitatori, che confermano e accendono la kermesse con lo stesso spirito del sabato.
E se il giorno consacrato all’acquisto ha officiato il ritorno di Smau agli splendori del passato, dopo due giornate di visite professionale con numeri così così, la domenica apre tutti gli sfoghi e mette in mano al Popolo la Sua fiera.
All’ora dell’aperitivo i corridoi dei padiglioni dedicati al Soho e al consumer sono già saturi di cariche elettriche da gomiti tesi. Ma, tant’è, si sa che è così.
Appena più soft è l’atmosfera dove regna o dovrebbe governare il business, anche se i “sacrificati” della domenica, quegli operatori che dicono “si, allo Smau di domenica ci vado io, poi però mi rendi il favore”, sono consapevoli e accettano di buon grado lo spendere due parole e una brochure su uno switch anche con chi preferirebbe gli si appalesasse a farlo Angelina Jolie vestita da Tomb Raider.
Perché non c’è niente da fare: la domenica di Smau è, da sempre, la giornata dell’intrattenimento: della musica, delle parole, dei balletti e degli oggetti.
Non c’è nulla da controbattere: è il bene e il male di questa fiera. Il suo ying e il suo yang. Lo si accetta, punto.
E se si può ci si diverte, cioè si coglie l’attimo. O si anticipa.
C’è un segnale, forse piccolo, ma un segnale, di stimmate “futushow-motoristiche” che si stanno configurando nei vecchi padiglioni della Fiera, quasi a preparare un’eredità (forse più un legato), da trasferire al nuovo polo di Rho-Pero, quando sarà pronto.
Chi ha colto l’umore ha capito: “sei come la mia moto”. L’onda valentiniana squassa gli animi e ti stampa nella mente le due ruote. Così non ti stupisci e apprezzi l’istinto commerciale di chi, con differente retaggio, fa della propria vetrina…una vetrina.
E allora per portare l’occhio dalla tua parte, anche se ti chiami Xerox, ma devi far conoscere il tuo nuovo logo (che poi è un ritorno alle origini: il nome), puoi usare la Ducati 999 Superbike, col suo famoso telaio anodizzato.
Ma anche se ti chiami ComputerVar e non sei americano, ma toscano (e, quindi, in fatto di tradizione commerciale il tuo lignaggio ha almeno una decina di secoli di vantaggio) capisci che la moto tira, e che non c’è nulla di male, anzi, a esporre un’Aprilia 125 da motomondiale.
Questo è il commercio, questo è il business, questo è il mondo. Questo è lo Smau. Di domenica.
E chi creede che nel giorno di festa gli uomini del business stiano alla larga dalla fiera beh forse rischia di essere smentito. Sarà poi l’organizzazione a fornire i dati ufficiali di afflusso ma ci sono espositori che si fregano le mani perchè in un giorno tradizionalmente di riposo per il contatto professionale hanno stretto le mani di clienti e partner. Un nome? Lo stesso ComputerVar che con l’Aprilia da motomondiale aveva deciso di usare i motori (spenti) per far sognare i visitatori a fine mattinata ha dichiarato a 01net di aver incontrato sei nuovi clienti. Niente male per una domenica mattina.

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