La crescita dell’export rafforza la fiducia del tessile

Le esportazioni italiane aumentano soprattutto nei paesi extraeuropei, continua la corsa dell’import cinese

Dopo anni di passi indietro e paure a causa dell’emergente concorrenza asiatica, per il settore moda-tessile italiano sembra essere finalmente arrivato il momento dell’ottimismo. « I dati ufficiali e le dichiarazioni di molti imprenditori tessili – ha dichiarato il presidente di Milano Unica Paolo Zegna, intervenuto in occasione dell’inaugurazione del Salone italiano del tessile – mi inducono a guardare al futuro con ragionevole speranza. Abbiamo incrementato il valore delle esportazioni nella prima parte del 2008, proprio nei mesi in cui un euro fortissimo sembrava essere diventato il principale antagonista della nostra industria». Le ultime rilevazioni segnalano infatti una tendenza positiva dell’export italiano nel settore moda-tessile: nei primi 4 mesi del 2008 il comparto ha esportato complessivamente tessuti per un valore di circa 1,7 miliardi di euro, in aumento dello 0,9% sull’analogo periodo del 2007.


L’importanza dei mercati extraeuropei
Sono stati soprattutto i dinamici mercati extraeuropei a scegliere in misura crescente i prodotti tessili fabbricati in Italia: complessivamente l’export verso questi paesi vale ormai quasi la metà di quello complessivo (48,2%), con un aumento del 6,4% rispetto al primo quadrimestre del 2007. Gli incrementi più significativi nei paesi extraeuropei hanno riguardato la Tunisia e (+12,7%) e Cina e Hong Kong (rispettivamente + 24,7% e +1,8%); considerati insieme questi due mercati rappresentano ormai la terza destinazione per le merci di abbigliamento italiane, con una quota di poco superiore all’8% del totale delle esportazioni. Negativo, al contrario, l’andamento delle vendite nell’Europa a 27: il calo è stato netto (-3,8%), soprattutto a causa delle pesanti flessioni nei mercati tradizionalmente più importanti per il Made in Italy, come Germania (-9,8%) e Francia (-9,5%).

Bene l’export della seta, crisi per il cotone
Al felice andamento dell’export italiano le varie tipologie di tessuto hanno contribuito in maniera decisamente differente: i primi 4 mesi del 2008 hanno confermato il buon trend del tessuto serico, le cui esportazioni sono cresciute dell’11,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Particolarmente positivo è stato l’export dei tessuti in seta pura, che segnano un +23% a valore e un +5,9% a quantità. Bene anche le esportazioni di tessuto laniero (+2,7%), così come quello del tessuto a maglia (+3,1%). Al contrario, risulta ancora debole la domanda estera per il cotone (-3,3% a valore e -5,5% a quantità), ma soprattutto quella per il tessuto in lino (-17% a valore).

La Cina è la regina dell’import italiano
I primi mesi del 2008 hanno portato anche una serie di novità sul fronte dei flussi in entrata: complessivamente il valore delle importazioni è diminuito dell’1,8%, ma questo dato aggregato non aiuta a comprendere il reale andamento della situazione.
Se da un lato si assiste infatti a un chiaro arretramento delle importazioni provenienti dai paesi extraeuropei (-11,8%), dall’altro le aree extra-europee mantengono un buon tasso di sviluppo (+4,9%). Il maggior mercato di approvvigionamento risulta essere la Cina che da sola copre il 25% delle importazioni italiane: i tessuti cinesi importati sono prevalentemente di cotone (44,3% dell’import dalla Cina), a maglia (25,5%), e di seta (22,1%). Dal secondo partner, la Turchia, provengono soprattutto tessuti a maglia (66,9%) e in cotone (31,6%), mentre il tessuto laniero viene acquistato prevalentemente nella Repubblica Ceca (53,1%).

Difficoltà sul lato produzione
I buoni dati sull’export (e per certi versi anche sull’import) non devono però indurre ad abbassare la guardia: un monitoraggio effettuato da Sistema Moda Italia per i primi 6 mesi del 2008 segnala un calo dell’1% della produzione del settore tessile italiano, soprattutto a causa delle difficoltà incontrate dalle tessiture in cotone e in lana. Il rischio per il settore dell’abbigliamento, sottolineato dal vicepresidente di Sistema Moda Italia, Michele Tronconi, potrebbe essere quello di puntare troppo su una proposta di mercato troppo di nicchia. Secondo Tronconi l’industria italiana del tessile deve necessariamente rivedere i suoi costi di produzione, oggi troppo elevati, se vuole estendere i buoni risultati della sua produzione di alta gamma anche agli articoli di fascia media.

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