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Komodor, il troubleshooting nativo di Kubernetes

Komodor è un nuovo strumento di troubleshooting nativo di Kubernetes che tiene traccia dei cambiamenti in tutto lo stack, analizzando il loro effetto a catena e fornendo il contesto necessario per risolvere i problemi in modo efficiente.

La giovane startup israeliana è stata fondata a maggio del 2020 da Ben Ofiri e Itiel Shwartz con un preciso obiettivo in mente: costruire la migliore esperienza di sviluppo possibile per la risoluzione dei problemi nei sistemi Kubernetes.

Dopo un primo finanziamento dello scorso anno, e dodici mesi dopo la nascita della startup, Komodor ha annunciato una importante milestone per l’azienda, con un round di Serie A da 21 milioni di dollari guidato da Accel, a cui si sono uniti protagonisti del settore quali Jason Warner, CTO di GitHub, Sri Viswanath, CTO di Atlassian, e altri.

L’idea sembra dunque convincere anche imprenditori ed esperti di tecnologia affermati del settore.

La nascita dell’idea la hanno spiegata gli stessi fondatori della startup e, come spesso accade per le buone intuizioni, si basa su un’esigenza sentita in prima persona.

Ai fondatori di Komodor, sembrava evidente che gli sviluppatori, sia quelli che lavorano per una startup in crescita che in una grande organizzazione, investono troppo tempo ed energia emotiva nel troubleshooting.

Cercare di trovare la risposta sul perché qualcosa non funziona correttamente, finisce inevitabilmente per far passare ore nell’entrare e uscire tra più strumenti di monitoraggio e osservabilità, CI/CD, repository di codice e canali di comunicazione.

Avanti e indietro, cercando quell’ago nel pagliaio che quando si è fortunati viene trovato, perché a volte trovare la risposta risulta semplicemente impossibile.

Per i fondatori della startup era anche chiaro che questi problemi non possono che peggiorare, man mano che i sistemi diventano più complicati, alimentati dalla rapida adozione dei moderni ambienti di microservizi altamente complessi e distribuiti.

Komodor troubleshooting Kubernetes

Da questa constatazione è nata l’idea di Komodor, i cui fondatori hanno deciso di sviluppare lo strumento che loro stessi desideravamo avere durante le sessioni di troubleshooting nel bel mezzo della notte.

Uno strumento che avrebbe reso la risoluzione dei problemi poco faticosa e priva di preoccupazioni, mostrando esattamente chi ha fatto cosa e quando.

L’intenzione del team di sviluppo era quella di creare uno strumento in grado di colmare il divario di competenze tra gli sviluppatori e DevOps più esperti e il resto del team, e di fornire insight per la risoluzione dei problemi su scala. Inoltre, era risultato subito chiaro che la piattaforma dovesse essere focalizzata sugli ambienti Kubernetes.

Così è nato Komodor, con l’intento di fare chiarezza nel caos del troubleshooting. Secondo la società sviluppatrice, questo strumento è il pezzo mancante nella catena di strumenti DevOps, offrendo una piattaforma unificata da cui è possibile ottenere una profonda comprensione di tutti gli eventi di sistema, i cambiamenti e il loro effetto.

Questa piattaforma consente di ottenere la visibilità di Kubernetes che di solito manca. Rende possibile visualizzare i deployment su una linea temporale con le informazioni rilevanti: cosa è cambiato, di quale codice è stato fatto il push e da chi.

Inoltre, rende la conoscenza e l’expertise che è stata tradizionalmente detenuta solo da pochi esperti, chiara e visibile ai team Dev e SRE.

Ora, il lancio del prodotto ha avuto successo e alcune delle più grandi organizzazioni del mondo utilizzano Komodor quotidianamente. Ma il team è già al lavoro sui prossimi sviluppi.

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