Italia, cinquemila hotspot sono pochi

Enter ha censito i punti di accesso in una prima mappa dagli svariati punti d’interesse. L’Italia, globalmente quattordicesima, risale negli alberghi. Molte regioni intorno ad 1 hotspot ogni ottomila abitanti; molto basso il Piemonte.

Trentino Alto Adige e Lombardia sono le regioni italiane che registrano la più alta densità di hotspot e la Lombardia, per il numero dei suoi abotanti, offre di gran lunga il maggior numero di accessi. Seconda puntata della nostra ricognizione sullo stato del wi-fi in Italia, questa volta l’attenzione è rivolta alle diverse regioni: l’analisi comparativa condotta nelle ultime settimane ha messo in luce come i 5.097 hotspot dell’Italia sono concentrati soprattutto in Lombardia (26%), Lazio (13,1%), Emilia-Romagna (10,1%), Toscana (8,6%) e Veneto (7,1%).

Enter ha sviluppato una mappa confrontando i dati pubblici resi disponibili da una serie di finder online, incrociando i risultati e individuando alcune macro-categorie. Ancorché perfettibile, la mappa è significativa rispetto ai rapporti di forza tra le diverse aree del Paese. L’osservazione dei dati ha messo in luce la difficoltà nel censire gli hotspot. Enter è un hub digitale per la tecnologia e la comunicazione. Nata a Milano nel 1996, dal 2002 fa parte del Gruppo Y2K.

Sicilia stella del sud
Passiamo dunque ai numeri: è stato rilevato che in Trentino Alto Adige esiste un rapporto tra la popolazione residente e punti di accesso wi-fi a internet di 1 ogni 6.387 residenti. Una densità inferiore di 1.000 abitanti circa in Lombardia (1 su 7.399). Con numeri simili troviamo al terzo posto il Lazio (1 su 8.480) e al quarto l’Emilia-Romagna (1 su 8.486). Densità non molto diverse si riscontrano pure in Toscana (1 su 8.516) e Valle D’Aosta (1 su 8.524 abitanti).
Peggiore regione del Nord Italia è il Piemonte con un hotspot ogni 18.682 abitanti; migliore regione meridionale la Sicilia con rapporto di 1 ogni 17.883 residenti.
In termini assoluti la Lombardia guida la graduatoria nazionale con 1.328 hotspot, seguita da Lazio con 670, Emilia-Romagna con 518, Toscana con 438 e Veneto con 363. Appena 7 ne risultano ad oggi in Molise e 12 in Basilicata.

Sesti negli hotel, forte il Lazio
La prima parte dell’indagine aveva sviluppato il discorso sul confronto internazionale. Nella nostra penisola abbiamo molti meno punti di accesso a internet in modalità wi-fi di Paesi come Turchia, Taiwan, Hong Kong. L’Italia è al quattordicesimo posto su scala mondiale, con 5.104 hotspot, 2 mila in meno della Turchia (7.093) che è il decimo Paese al mondo, circa 1.300 in meno di Taiwan (6.425) e qualche centinaio in meno della piccola Hong Kong (5.327). Al vertice della graduatoria mondiale troviamo il Regno Unito con quasi 113 mila punti di acceso wi-fi a internet. La Cina è seconda con oltre 102 mila hotspot, seguita dagli Stati Uniti con quasi 94 mila. Non sorprende il quarto posto della tecnologica Corea del Sud con più di 42 mila punti di accesso wireless alla rete.
Negli hotel, dove l’Italia è sesta al Mondo (2.449 hotspot), il numero più elevato di punti di accesso wireless a internet si rileva nel Lazio (385) e a seguire in Lombardia (347), Emilia-Romagna (308) e Veneto (265). Nei ristoranti e nei caffè l’Italia non eccelle. Per i caffè è prima l’Emilia-Romagna (39), seconda la Lombardia (32), terza la Toscana (31). Negozi e centri commerciali sono dotati di hotspot soprattutto in Lombardia (43), Lazio (33), Emilia-Romagna e Sicilia (21), e Toscana (20).

Emerge la fotografia di un Paese fortemente penalizzato dal gap infrastrutturale ma desideroso di voltare pagina: da un lato si deve registrare lo sforzo del Governo per dare concretezza all’operazione Banda larga, dall’altro l’interesse crescente delle Pubbliche amministrazioni per la diffusione di bolle wi-fi in cui abilitare la navigazione libera.

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