«Io Bpel, tu no»

Schermaglie verbali (Oracle e Bea) fra due vendor attorno agli standard e alle architetture.

Le cronache che rimbalzano da Oltreoceano e che fanno perno sull’Oracle OpenWorld ci restituiscono un clima da schermaglie verbali che hanno per protagonisti due fornitori di tecnologia (Oracle, appunto, e Bea) e come oggetto standard di processo o presunti tali.
Una battaglia di parole fra le due società, che proietta il contesto in un clima da politica italiana, ma che merita essere colta.


Se non altro proprio per l’oggetto, che è il Bpel, al secolo Business process execution language, ovvero quella cosa che dovrebbe consentire l’organizzazione dei processi nelle architetture informative costituite dai servizi Web (Soa).


È successo che il senior vice president di Oracle, Tod Nielsen, che oltretutto è stato responsabile marketing di Bea fino al 2004, avrebbe detto chiaro e tondo che Bea non supporta il Bpel, e che per giunta lo strumento di Oracle apposito, il Bpel Process Manager può essere utilizzato con l’application server di Bea, WebLogic.


Apriti cielo e preparati alla risposta, che da Bea è puntualmente arrivata, per bocca del responsabile delle soluzioni e del marketing di prodotto, Bill Roth: non solo Bea lo supporta, ma è stata fra i primi a proporre il Bpel, insieme a Microsoft e Ibm. Roth ha anche rimarcato il fatto che, purtroppo, lo standard non è stato approvato da alcuna organizzazione, e che rimane nello status di presunto tale.


Di fatto, il Bpel è stato sottoposto all’Oasis (Organization for the Advancement of Structured Information Standards) perché sia preso in considerazione come specifica.
In sostanza, secondo Roth, va bene l’interesse, ma finché non si parla di standardizzazione, farlo adottare agli utenti equivale a far correre loro dei rischi, ed è per questo motivo che per la definizione dei processi nelle Soa Bea propone la tecnologia Java Process Definition.


Ma non è solo il Bpel a dividere Nielsen dalla sua ex-azienda.
Secondo il manager di Oracle, infatti, la strategia corretta in questo momento è quella di rendere l’application server una commodity, simile a una macchina virtuale, senza che debba essere il perno del business e lasci concentrare sulla costruzione di valore per l’utente.

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