Innovare in Italia

Cosa pensano i fornitori di tecnologia e di soluzioni sul tema del momento. Le opinioni, raccolte durante Smau 2006 dalla redazione di Linea Edp, stabiliscono il primato dell’efficientismo

Esistono tanti modi di dire innovazione oggi in Italia. Lo abbiamo appurato
durante l’edizione 2006 di Smau, incontrando molti responsabili di società
fornitrici di tecnologia e soluzioni.
Sono tutte persone consapevoli che il percorso dell’innovazione è
forse l’unico che ha la capacità di tenere in linea di galleggiamento
la competitività del nostro paese. Con loro abbiamo parlato di innovazione
tecnologica, di prodotto, di soluzione, di azienda, di percorso di business.
Ne è emerso un quadro in cui l’innovazione ha varie sfaccettature,
di cui qualcuna, per dimensione e peso, è dominante.

Prendiamo quella dell’efficientismo.
Per molti interlocutori, dire innovazione significa dire efficienza delle strutture
produttive. Il che vuol dire ottimizzazione della gestione, concetto che basa
i propri presupposti sulla razionalizzazione dei costi d’azienda. Tale
visione dell’innovazione è legittima e realistica, e offre una
chiara chiave di lettura del percorso evolutivo in cui si trova impegnata l’azienda
italiana.
E se per tanti innovare equivale a dire risparmiare, per altri richiama concetti
meno limitati a una quotidianità d’azienda, ma abbraccia aspetti
variegati, che a tratti richiamano il senso base della missione imprenditoriale:
creare. E per l’imprenditore-creatore, la componente tecnologica ha confermato
essere il secondo fattore abilitante, proprio dopo l’idea di impresa.
Un fattore, oltretutto, in grado di innescare un meccanismo virtuoso di creazione.
Sotto il profilo It, innovazione, quindi, oggi vuol dire tante cose: valorizzare
gli asset; mettere a frutto i benefici dell’ecosistema; mettersi in rete
sfruttando le opportunità dell’opensource; aspettare con fiducia
Windows Vista e Office 2007; capacità dinamica di adattamento; un percorso
culturale; coraggio: permeare l’azienda con l’It; arte di costruire;
ampliare la facilità d’uso delle strutture; quotidianità;
una scommessa; coraggio di selezionare gli investimenti; mettere insieme più
cose in un modo nuovo; cambiare mentalità; saper ascoltare i clienti.

Secondo Giorgio Rapari , presidente di Assintel, «l’innovazione
oggi non può essere disgiunta dallo sviluppo di impresa. È importante
aiutare le aziende a comprendere che innovazione non significa acquistare un
computer nuovo, ma porsi in un’ottica evolutiva. Fondamentale per innescare
il processo è un giusto utilizzo delle best practice. Io auspico la creazione
di un gruppo di aziende di eccellenza in grado di fungere da motori e da ispiratori
per le altre, soprattutto per quelle di più piccole dimensioni. È
un processo fondamentale, che non prescinde da un iter formativo che renderei
obbligatorio per tutti. Come associazione io lavorerei proprio per trasformare
la formazione in un processo costante, magari attraverso un unico istituto che
riunisca i diversi centri formativi presenti sul territorio
».
Gli ha fatto eco Paolo Peraro , Business simulation manager di Cesim, dicendo
che «quando si parla di formazione troppo spesso ci si concentra sulle
tecnologie, senza dare lo spazio adeguato alle persone. Senza, in altre parole,
riuscire a creare quella giusta commistione tra creatività ed execution.
Perché di innovazione si riesce davvero a parlare solo se la si declina
su tre assi: tecnologia, processi, persone
».

Sul crinale dell’efficientismo dei processi coniugato alle operazioni
delle persone si è posto anche Luca Miraglia , general manager di Canon
Cbs Marketing, dicendo che «per il mondo delle imprese, non si tratta
di adottare prodotti o soluzioni. Si tratta di uno spostamento di visione, che
nel nostro caso diventa quella della gestione dei flussi documentali, per la
distribuzione della documentazione in azienda, con effetti visibili sia in termini
di risparmio, sia di ottimizzazione dei processi
».
Sul tema, per Ferdinando Salafia , responsabile della divisione Office di Xerox,
due sono le declinazioni possibili dell’innovazione. Una è la ricerca,
«declinazione che per quanto ci riguarda da vicino, fa parte del nostro
Dna, come dimostrano gli investimenti in ricerca e sviluppo che facciamo e i
centri di eccellenza in cui sperimentiamo nuovi prodotti per ottimizzare il
rapporto uomo-macchina
». Dal punto di vista del mercato, invece,
«l’innovazione è riuscire a rendere il document management
una reale opportunità, un investimento monitorabile, misurabile e pervasivo
rispetto all’azienda. L’ottimizzazione è la chiave di tutto
».
A proposito di ottimizzazione, Fabio Bruschi , country manager di Apc ci ha
posto il dilemma: «È meglio parlare di nuova invenzione o di
reale innovazione? Credo si possa parlare di innovazione solo quando una invenzione
riesce a generare un reale beneficio, quando la novità tecnologica riesce
ad abilitare un approccio diverso e più conveniente per chi la utilizzerà.
Nel nostro caso l’innovazione è arrivata con Infrastructure, con
cui abbiamo consentito alle imprese un approccio diverso alla gestione dei sistemi
informativi, facendole concentrare sul loro core business
».

Per Salvatore Finatti , Channel sales manager di Sony Peripherals, «a
volte innovazione può significare ridare linfa a tecnologie esistenti
da tempo e mai davvero abbandonate, aggiornandole e rendendole adeguate al cambiamento
delle esigenze. Come il back up a nastro, mai davvero abbandonato, nonostante
l’esplosione del back up a disco, e oggi completamente ristudiato per
offrire nuove e maggiori garanzie in termini di velocità e robustezza».
La visione pratica del processo innovativo è stata condivisa da Vincenzo
Verità , responsabile divisione Office di Asem, per il quale «innovazione
significa anche saper scegliere su quale mercato stare, in ragione dei reali
economic in gioco. Allora significa anche utilizzare una piattaforma standard
estendendone l’ambito di applicazione
». Tema analogo per Lorenzo
Zubani , presidente di Elettrodata, per il quale, è vero che «operando
sul canale c’è poco da innovare, se non i termini di processi logistici.
Ma se guardiamo a un fenomeno come Windows Vista, allora abbiamo di fronte un
motore di innovazione. Una volta tanto un software saprà far aumentare
le prestazioni dell’utenza
».

In parziale sintonia sul tema della “normalità quotidiana”,
c’è da registrare la posizione di Vittorio Recchia , amministratore
unico di SferCom, che ha rilevato come «la gente utilizza ciò che
sa. Così i rivenditori vendono meglio quello che conoscono. E chi distribuisce,
come noi, sceglie soluzioni professionali e alte competenze».
E sull’argomento della quotidianità è intervenuto anche
Marco Faller , Commercial manager di Enermax, società produttrice di
alimentatori che ha invitato a dare importanza al fenomeno del risparmio energetico.
In tal senso la limitazione degli sprechi è un generatore virtuoso di
innovazione, sia in ambito aziendale, sia sociale.
Un investimento più corposo di quello di un alimentatore è quello
relativo alle strumentazioni per il controllo della rete. Ma l’ottica
è la stessa: efficientare il funzionamento. Allora anche per Luigi Bernardo
, sales manager di Fluke Networks, «innovazione è avere il
coraggio di selezionare gli investimenti, di capire cosa vale. Per farlo, i
direttori It non possono limitarsi ad avere una visione tecnologica, ma devono
legare le proprie operazioni al business. In tal senso l’innovazione efficientista
è solo di breve periodo, miope
».

Aulico e al tempo stesso realistico è stato Fabio Vennettilli , responsabile
di Cata Informatica, per il quale «l’innovazione è fruibile
quando non si vede, quando non ci sono sovrastrutture. Cioè quando non
è più innovazione. Pertanto, la troviamo nei processi, nei flussi
di lavoro. Portare la fruibilità dei processi ovunque è certo
un buon modo per innovare
».
Fare innovazione significa anche occuparsi, con criterio, di sicurezza. Allora
per Roberto Puma , country manager Panda Software «ciò significa
accettare in primo luogo che lo scenario sia cambiato rispetto a un paio di
anni fa
». Oggi si parla di motivazioni economiche, di furti, di truffe
vere e proprie, perpetrate via computer. L’obiettivo di chi fornisce sicurezza,
e di conseguenza l’innovazione, è rendere disponibili soluzioni
efficaci e semplici da implementare.
Anche coi servizi gestiti? «In Italia è ancora prematuro: noto
curiosità, certo, ma anche molte perplessità, forse più
di tipo culturale che tecnico o strategico
». Ancora. «In
un momento in cui le aziende tendono a ridurre le risorse, senza però
abbassare le loro richieste in termini di standard qualitativi, fare innovazione

è l’opinione di Ombretta Comi , marketing manager di McAfee
– significa anche porsi in una veste propositiva ed educativa, identificando
nuove strade per garantire il servizio agli utenti
».

Già, gli utenti. Non sono poche le società che individuano, oltre
all’efficientismo, la chiave dello sviluppo innovativo nel delicato rapporto
che esiste fra fornitore di tecnologia e utente. Come Olivetti, il cui responsabile
del business Consumer per l’Europa, Nicola D’Amato , ha sostenuto
che «innovazione è tutto ciò che cambia le regole del gioco.
Lo è stato l’iPod, lo è stata la Playstation. Nel nostro
caso significa intepretare prodotti di largo consumo in un’ottica di maggiore
vicinanza al cliente».
In tal senso, altro innovatore storico è stato Research In Motion (Rim),
la società che con il Blackberry ha modificato gli stilemi di utilizzo
della comunicazione mobile. Logico, quindi, che per il direttore commerciale
Robert Perin innovazione significhi puntare su servizi nuovi senza dover chiedere
di aumentare la banda e la memoria dei dispositivi. Il che equivale a dire consolidare
un’abitudine di consumo della comunicazione, arricchendola senza dover
ogni volta potenziare l’infrastruttura.
«Nessuna forzatura» richiedesi anche per Lenovo. Lo ha confermato
il responsabile commerciale italiano della società, Flavio Pozzi . «Il
nostro ruolo
– ha detto – è quello di stimolare nuovi bisogni
di utilizzo tecnologico, che consentano poi di risolvere problematiche vere.
Come la sicurezza, che è uno dei motivi che possono spingere oggi le
aziende a un cambio di piattaforma
». E in questo impeto al progresso
infrastrutturale anche Pozzi ha richiamato un tema che ha echeggiato in più
conversazioni, l’arrivo di Windows Vista, abbinandolo all’avvento
della tecnologia dual-core.

Per alcuni, come Federico Ranfagni , sales manager di Incomedia, innovazione
fa rima con accessibilità delle soluzioni informatiche (e quindi con
semplicità di utilizzo). Per altri il tema, pur rimanendo nella sfera
della semplificazione d’accesso, assurge a livelli più complessi.
Come per Denis Nalon , Marketing manager di Fujitsu Services, che ha osservato
come sia necessario «offrire ai clienti soluzioni innovative per approccio,
contenuti e risultato, dato che innovazione significa migliorare la customer
experience. Tutti gli operatori It che offrono servizi puntano su Service level
agreement per differenziarsi, mentre i buyer tendono a valutare i risultati
di un’iniziativa o di un progetto sulla base del ritorno sugli investimenti.
Spesso, però, aziende brave a definire gli Sla, erogano, poi, pessimi
servizi, e un’iniziativa buona sulla carta finisce per dare ritorni solo
a lungo termine
». E dato che la contrazione degli acquisti colpisce
tutti gli operatori, è normale che una società come Sbs, secondo
il responsabile relazioni esterne, Camilla Doni , punti sull’innovazione
per creare differenze sul mercato.

Allo stesso modo, per Domenico Lorefice, presidente di Ready Informatica, la
vera innovazione è quella che ti fa distinguere sul mercato, consentendoti
di fare squadra con il cliente, per progetti su misura e di qualità.
È il cliente, allora, che rappresenta la chiave dell’innovazione?
Affermativo per Ermanno Bonifazi , Ceo di Solgenia, che ha addirittura eliminato
la macchina commerciale classica e l’ha sostituita con una struttura consulenziale,
che prima di tutto cerca di capire l’utenza. E non si discosta dalla rotta
conoscitiva Fabrizio Saro , presidente di Arti Informatiche, per il quale innovazione
ha come sinonimo «saper costruire software dedicati. Soluzioni concrete,
non astratte dal problema
». E nemmeno Vieri Chiti , direttore del
Microsoft Business Solutions Group è lontano da questa posizione, dato
che ha sostenuto che le nuove applicazioni gestionali devono rompere le resistenze
all’innovazione applicativa che ancora affliggono molte imprese utilizzando
«la semplicità di utilizzo come filosofia di base».
In sostanza si tratta di stravolgere l’impostazione tradizionale del paradigma
informatico. Lo ha confermato Ermanno Lucci , marketing manager di Datalogic,
società che opera nella logistica con barcode e Rfid, per la quale «intrecciarsi
con l’Information technology è diventata sempre più una
necessità per offrire soluzioni adeguate alle esigenze delle imprese
».
Imprese che, secondo Massimiliano Domenichini di Tai, «devono possedere
le linee guida per implementare un processo, ma demandarne il compito a chi
può offrire valore aggiunto. Ciò che conta non è capire
ogni riga di codice, ma accrescere la capacità di sviluppare i progetti
».
E teniamo conto, come ha osservato Massimiliano Cariola , marketing manager
di Bt, siamo in un mondo in cui le aziende devono fare i conti con una stratificazione
di servizi e applicazioni, sia It, sia Tlc. Quindi innovazione vuol dire saper
semplificare e convergere.

Senza andare troppo in alto, il concetto vale sia per le Pmi, come ha confermato
TeamSystem, tramite il responsabile commerciale Stefano Matera , che ha detto
che «per le Pmi innovare significa incrementare efficienza, un’operazione
attuabile attraverso la tecnologia, che agisce come strumento abilitante, e
innovare, quindi, non significa rivoluzionare, ma fare miglioramenti, abbattendo
tempi e costi di progettualità»; sia per le medio grandi aziende,
dove, come ha detto Patrizio Bof di Pat, il cliente vuol vedere risolti i problemi
e fa attenzione al Roi.
«Fondamentalmente – ha confermato Antonello Morina , presidente
di Esa Software – l’innovazione va vista come un concetto organizzativo
e comporta il coraggio di rivedere se stessi
». Tramite i processi,
anche per Giorgio Merli , responsabile consulenza di direzione di Ibm, che si
è aiutato con un esempio: «Ormai esistono strumenti evoluti
di gestione che possono offrire una tracciabilità continua dei prodotti
per tutto il loro ciclo di vita. Nel medio termine, quindi, è importante
ripensare la catena del valore
». Innovazione, allora, è guardare
avanti. Come fa Reply. Ha spiegato la partner, Elena Privitera : «Noi
parlavamo di Soa già cinque anni fa. Oggi è un termine obsoleto:
il focus è sulla multimedialità
».
E in tema di visione di lungo periodo, chiudiamo con Sun. Il manager italiano
Franco Roman , in visita allo Smau, ha ricordato come la sua società
«ha fatto della rete il maggiore driver dell’innovazione. Ma
c’è ancora molto da fare per l’interconnessione fra le aziende.
Un modo per qualificare l’offerta di soluzioni di innovazione per le aziende
italiane è quello dell’opensource
». Che Sun ha adottato.

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