Il test di sei monitor LCD

Ampi spazi e in formato wide. La prova di sei modelli, per utilizzo casalingo o professionale.

Febbraio 2007 In questo osservatorio Pc Open ha selezionato sei monitor
20” Wide dei principali produttori presenti in Italia, ognuno caratterizzato
da una peculiarità che si adatta ad ambiti di utilizzo diversi, da quello
casalingo a quello grafico. Attraverso la valutazione e l’analisi delle
caratteristiche di ogni monitor, saranno forniti al lettore gli strumenti per
valutare con cura i parametri realmente importanti durante l’acquisto
di un monitor LCD, al fine di effettuare la scelta migliore.

Ma prima di immergerci nella prova, facciamo il punto della situazione su un
mercato che presenta diverse sfaccettature. Il mercato dei monitor per PC è
caratterizzato dalle soluzioni piatte LCD (Liquid Crystal Display) che hanno
completamente sostituito quelle con il tubo catodico CRT (Cathode Ray Tube).
Gli scaffali dei più importanti centri commerciali, specializzati e non,
presentano una gamma completa di soluzioni LCD: il costo di questi prodotti
è drasticamente calato nel corso degli ultimi due anni.

Il mercato si presenta composto per un 50% di soluzioni che variano dai 15
ai 17” e il restante si divide per gli altri tagli di pannelli: 35% da
monitor dai 19 ai 20” e un 15% da soluzioni di tagli più grandi.
La discesa dei prezzi favorirà nel corso del 2007 l’aumentare della
percentuale di venduto di soluzioni con dimensioni variabili tra i 19 e i 20”,
a scapito di quelle più piccole.

Il laboratorio di Pc Open ha sviluppato questo osservatorio focalizzandosi
sui modelli 20” Widescreen; questa categoria infatti, sta conoscendo una
rapida diffusione sul mercato italiano, sia per i vantaggi che una soluzione
di questo tipo è in grado di offrire, sia per il ribasso dei prezzi che
ha portato alcuni monitor di questa fascia a presentare un costo inferiore ai
trecento euro.

La tecnologia LCD
Comunemente conosciuta come LCD, questa tecnologia è alla base di tutti
i “flat-panel” per PC presenti oggi sul mercato. La nomenclatura
corretta è però TFT LCD, la prima sigla, infatti sta per Thin-Film
Transistor e identifica i pannelli formati da più transistor (un dispositivo
formato da semiconduttori) appoggiati ad uno strato di Thin Film, un materiale
dello spessore di un micron, grazie ai quali è possibile riprodurre le
immagini sui moderni monitor.
Il funzionamento di base dei monitor TFT LCD è derivato dai normali pannelli
LCD presenti nelle calcolatrici: ad ogni segmento viene applicato un voltaggio
con il quale è possibile controllare una sezione senza interferire con
gli altri segmenti, visualizzando così sullo schermo il risultato desiderato.

Una struttura del genere, funziona nel caso di piccoli pannelli che non necessitano
di visualizzare migliaia di pixel: per i monitor TFT infatti sarebbero necessarie
milioni di connessioni. La soluzione è stata sviluppata raggruppando
i pixel in colonne e righe e applicando le connessioni a queste ultime: ogni
pixel è stato associato ad un transistor che funziona da switch, regolando
il voltaggio e permettendo così il controllo di ogni pixel in maniera
indipendente. I cristalli liquidi servono per controllare il passaggio della
luce: la struttura base di un pannello LCD, infatti è formata da due
vetri che fanno da “panino” ad un substrato di cristalli liquidi;
il vetro frontale è dotato di un filtro per colori, quello posteriore
è invece dotato dei sopracitati transistor. La fonte di luce, denominata
backlight unit (ovvero unità di luce posteriore) illumina il pannello
che fa da filtro e visualizza l’immagine.

I benefici dell’utilizzo dei 20 pollici
wide


Rispetto a un monitor tradizionale sviluppato con un rapporto 4:3 (larghezza
e altezza) i display widescreen presentano un rapporto 16:9, per questo motivo
si presentano più “larghi”: questo formato è in grado
di ampliare l’area di lavoro in maniera considerevole, tanto da consentire
per esempio la visualizzazione di due fogli di lavoro affiancati, cosa possibile
prima solo con l’utilizzo di una soluzione dual monitor. Un secondo vantaggio
è rappresentato dal corretto supporto dei DVD-Video; tutti i film distribuiti
sono infatti sviluppati con lo standard Wide, e se riprodotti su di un pannello
con rapporto 4:3 presentano delle vistose bande nere lungo i bordi.

Monitor CRT e LCD
Nonostante il campo “contro” della colonna LCD sia più affollato,
molti di questi problemi sono stati risolti con l’ottimizzazione della
produzione e l’introduzione di nuove tecnologie: grazie infatti all’avvento
del glare i display LCD sono in grado di garantire una luminosità ed
un angolo visuale maggiore, pari in molti casi ai vecchi CRT.
La tecnologia glare, chiamata dai produttori in diversi modi (per Sony è
X-black, per Nec è Opticlear), prevede l’utilizzo di un vetro sulla
parte superiore del display, garantendo così non solo una brillantezza
maggiore ma anche una maggiore vivacità dei colori; il vetro però
ha un difetto enorme: quello di riflettere buona parte degli oggetti in background,
e in presenza di una forte fonte luminosa alle spalle dell’utente l’utilizzo
sarà molto difficoltoso se non impossibile. Gli altri vantaggi che una
soluzione LCD comporta riguardano inoltre lo spazio occupato e il consumo energetico
durante la fase di funzionamento.

Le certificazioni TCO
Su molti dei monitor presenti in commercio è possibile trovare un adesivo
con impresso il marchio TCO: cosa rappresenta questa sigla?
TCO (jänstemännens Centralorganisation ovvero Confederazione svedese
dei professionisti) è una certificazione, rilasciata da un ente fondato
in Svezia (TCO Development) che intende salvaguardare la salute del lavoratore,
revisionando e testando tastiere, monitor, stampanti e molti altri strumenti
di lavoro.

In particolare la certificazione denominata TCO’03 è diventata
un vero e proprio parametro di valutazione per il mercato dei monitor: questo
marchio viene infatti rilasciato a tutti i display CRT e TFT che sono in grado
di soddisfare alcuni requisiti fondamentali come i livelli di luminosità
e risoluzione (1.280X1.024 per i monitor 17 e 19”, 1.600×1.200 per quelli
21”), un basso consumo energetico e una ergonomia visuale con un corretto
settaggio dei parametri RGB. Questa certificazione inoltre prevede la conformità
del prodotto alla normativa europea RoHS (Restriction of Hazardous Substances),
che garantisce la totale assenza di materiali nocivi, sia nel prodotto sia nella
fase di lavorazione, dal mercurio al cromo esavalente.

I parametri da tenere in considerazione
Abbiamo voluto riassumere i quattro fattori principali da
tenere in considerazione durante l’acquisto in nuovo monitor LCD:


Tempo di risposta – Con questo termine si intende il tempo (espresso in
millisecondi) necessario ad un pixel per cambiare completamente colore da nero a
bianco. Con questo elemento si misura l’effettiva “velocità” del monitor,
fattore importante soprattutto in ambiente videoludico: un pannello LCD con
tempo di risposta alto (25 ms) potrebbe dar vita al cosiddetto fenomeno di
ghosting con il quale un oggetto in movimento veloce sul nostro schermo risulti
seguito da una scia di pixel ancora intenti a cambiare di colore.


Luminosità – Questo parametro deriva direttamente dalla potenza della lampada
posteriore; non viene pertanto influenzato dalla qualità del pannello LCD e dal
suo tempo di risposta. Un monitor dotato di una buona luminosità è in grado di
garantire una resa ottimale di film; durante un utilizzo da ufficio, invece è
bene regolare questo elemento in maniera da non affaticare troppo gli occhi.


Contrasto – Il fatto che la tecnologia LCD sfrutti una tecnica “passiva” non
in grado di controllare la fonte luminosa, ma solo di filtrarla, influisce
negativamente su questo parametro. Il contrasto infatti è il rapporto di
luminosità tra il nero e il bianco, e nonostante in commercio esistano pannelli
LCD in grado di dichiarare un contrasto anche di 800:1, questi monitor non
saranno mai in grado di riprodurre un nero fedele.

Angolo di visuale – Una delle caratteristiche con cui i pannelli LCD
di oggi ancora non sono in grado di competere con quelli CRT è l’angolo
di visuale. Nonostante la maggioranza dei produttori sia in grado di garantire
un angolo di 160° sia sull’asse orizzontale sia su quello verticale,
l’immagine visualizzata su di un pannello LCD da una posizione non frontale
risulterà quasi sempre con colori poco fedeli.

Riproduzione dei colori – Per poter valutare questo parametro è
necessario provare direttamente il pannello: sono presenti in commercio numerosi
display (soprattutto quelli a basso costo) in grado di supportare solo 262.000
colori, contro i 16,7 milioni che tutte le moderne schede grafiche erogano.
Per poter simulare la completa gamma di colori, questi pannelli utilizzano una
tecnica di emulazione denominata FRC (Frame Rate Control) in grado di ingannare
l’occhio umano: se il flusso video richiede il colore RGB 154 e la matrice
non riesce a supportarlo ma è in grado di riprodurre 152 e 156, la tecnica
FRC alternerà questi due colori in maniera da emulare tale colore. In
questi casi quindi la qualità dei colori è determinata dall’efficienza
della tecnica di FRC.

Il consumo di un monitor LCD
Nella tabella sopra abbiamo riportato i consumi medi di due soluzioni monitor:
la prima rappresentata da un solo display LCD 20” Wide, la seconda da
una postazione dual monitor da 17”.
Un display 20” Wide è in grado di garantire un’area di lavoro
di 1.680×1.050 pixel, contro i 2.560×1.024 messi a diposizione da una soluzione
dual monitor: entrambe le risoluzioni permettono di affiancare due fogli di
lavoro, aumentando in maniera consistente il livello di produttività.

I consumi dipendono direttamente dalla percentuale di luminosità impostata
sul monitor: in un monitor LCD infatti l’80% dell’energia elettrica
consumata viene convogliata alla luce di retroilluminazione.
I valori sono stati misurati in tre situazioni tipiche: dalla visione di un
film in cui la richiesta di luminosità è massima ad un normale
utilizzo da ufficio durante il quale la luminosità non deve affaticare
troppo la vista dell’utente.
Riducendo il livello di luminosità dal 100% al 20% i consumi, in un monitor
20” Wide, risultano dimezzati, e se paragonati ad una soluzione dual monitor,
appaiono nettamente inferiori.

Come abbiamo fatto i test
Ogni monitor è stato sottoposto a tre fasi di analisi, la prima, effettuata
attraverso l’utility Displaymate (aggiornata all’ultima versione
disponibile, la 1.2) ha come obiettivo quello di valutare le prestazioni generali
del pannello, dalla capacità di contrasto alla riproduzione della scala
RGB (il modello di colori basato sui tre colori primari, Red Green e Blue).
La seconda fase di test prevede la riproduzione di due filmati in alta definizione
(1.920×1.080 pixel) per analizzare la capacità del monitor in ambiente
entertainment.
L’ultima sessione di test ha previsto invece l’esecuzione di un
videogame caratterizzato da intensi momenti di contrasto e velocità di
azione con l’intento di analizzare il tempo di risposta effettivo del
pannello.

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