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Il test della FinePix HS25EXR

Strette tra le sempre più economiche reflex d’ingresso e le sempre più versatili mirrorless di nuova concezione, le cosiddette fotocamere bridge stanno cercando di trovare un posizionamento più preciso che permetta loro di conservare quella fetta per nulla trascurabile di mercato che hanno conquistato negli ultimi anni. In questo scenario le bridge superzoom hanno qualche problema in meno e possono ancora puntare sulla compattezza: in un corpo più piccolo di una reflex troviamo un obiettivo a escursione focale molto lunga e quindi adatto a varie situazioni. La qualità e la versatilità del complesso obiettivo-processore-funzioni sono però diventate un fattore critico, dato che una mirrorless dotata di uno zoom di buona escursione focale può mettere sul piatto dimensioni simili, un sensore mediamente più grande e l’intercambiabilità degli obiettivi, elemento che magari non interessa subito il fotoamatore ma potrebbe risultare utile in seguito per crescere fotograficamente. Questa lunga premessa per evidenziare come in una superzoom quasi tutto ormai ruoti intorno all’obiettivo e alle sue prestazioni: il resto è importante, soprattutto l’ergonomia nella disposizione dei comandi, ma resta comunque in secondo piano.
Nel valutare la FinePix HS25EXR questo concetto va tenuto presente, perché si tratta di una versione light della sorella HS30EXR rispetto alla quale mantiene inalterato tutto ciò che concerne appunto l’obiettivo, cedendo su alcune funzioni che non si possono definire secondarie ma che probabilmente non sono critiche per gli appassionati meno “accaniti”.

Il corpo macchina
Il corpo macchina della FinePix HS25EXR segue pienamente la filosofia bridge superzoom: è compatto ma non è troppo piccolo, ha una buona dotazione di comandi che si pone allo stesso livello di una reflex di fascia bassa. La struttura dei comandi posti sul lato posteriore è molto tradizionale: sulla sinistra i pulsantini per il controllo di alcune impostazioni e la riproduzione delle immagini, sulla destra il bilanciere a quattro direzioni per i controlli fondamentali. Il display posteriore è da tre pollici a risoluzione relativamente bassa (460 mila punti), in compenso è parzialmente orientabile verso l’alto e verso il basso. La fotocamera è dotata di un mirino elettronico con pregi e difetti: tra i primi il sensore che spegne il display posteriore quando avviciniamo il viso al corpo macchina, tra i secondi l’effetto tunnel purtroppo comune in molte fotocamere di questa classe.

Accanto alla ghiera principale per il controllo delle modalità di esposizione troviamo una seconda ghiera, più piccola, la cui funzione è variare un parametro dell’esposizione mentre si “costruisce” lo scatto. Questa seconda ghiera ha quindi il ruolo che in molte altre fotocamere viene tipicamente svolto da una più piccola posta direttamente sul dorso. La soluzione Fujifilm ci sembra, alla lunga, più pratica ed ergonomicamente efficace, soprattutto perché la ghiera della HS25EXR risulta sempre comoda da usare e da raggiungere anche con l’occhio incollato al mirino. In modalità di scatto Manuale questa ghiera può controllare sia il tempo di scatto sia l’apertura del diaframma, modificando la sua impostazione con il pulsantino per la correzione EV. Pollice su anche per la presenza, sul corpo dell’obiettivo, dei classici anelli gommati per il controllo manuale dello zoom e della messa a fuoco. Ovviamente la messa a fuoco manuale è complementare al sistema AF motorizzato, mentre non esiste un controllo automatico della lunghezza focale. In pratica, l’obiettivo integrato nella FinePix si controlla come un normale obiettivo da reflex o da mirrorless e non come quello di una compatta, cosa che tra l’altro obbliga a impugnare la HS25 come se fosse una reflex e garantisce quindi una presa più salda anche quando si inquadra la scena usando il display posteriore e non il mirino elettronico.

I pregi dell’obiettivo
Come anticipato, nell’utilizzo sul campo della FinePix HS25EXR tutto ruota attorno all’obiettivo, uno zoom che si distingue non solo e non tanto per l’escursione focale 30X (è equivalente a un 24-720mm nel formato 35mm), ma soprattutto per l’apertura massima di f/2,8 e per la distanza minima di messa a fuoco di 1 centimetro in modalità Macro. Non guasta affatto, poi, che l’obiettivo sia particolarmente luminoso anche alla massima focale, dove non abbiamo prevedibilmente a disposizione f/2,8 ma comunque una buona apertura di f/5,6. Lo zoom purtroppo non dispone di un sistema di stabilizzazione ottica: Fujifilm ha preferito adottare, probabilmente per contenere i costi, un meccanismo di stabilizzazione applicato al sensore che si accoppia, nelle modalità automatiche, con la preferenza all’impostazione di ISO elevati per arrivare a tempi di scatto ridotti. In generale la FinePix HS25EXR dispone di abbastanza modalità automatiche “intelligenti” (tutte quelle che rientrano sotto la categoria EXR) da ottimizzare anche gli scatti in condizioni difficili, di solito combinando da quattro a otto scatti catturati consecutivamente e combinandoli o selezionandoli nelle maniere più opportune. Chi invece preferisce non lasciare tutto al processore della fotocamera ha ampio spazio di manovra e può sfruttare la buona ergonomia della fotocamera, che ha il pregio di mettere a portata di pulsante tutte le regolazioni fondamentali, evitando di doversi addentrare nell’albero dei menu. Sotto questo aspetto la HS25 è una FinePix EXR a tutti gli effetti. La struttura dei menu e le informazioni visualizzate sullo schermo sono in linea ad esempio con la compatta F770 EXR recensita di recente: le opzioni sono molte, non sempre presentate in maniera intuitiva. Alla HS25EXR non mancano le funzioni video con la registrazione Full HD a 30 fps.

Versatile, con qualche limite
Il pregio delle superzoom dev’essere la versatilità e in questo la FinePix HS25EXR non delude. Merito, va sottolineato per l’ennesima volta, della buona sinergia tra obiettivo, processore d’immagine e sistema AF. L’autofocus è una sorpresa in positivo perché è molto veloce ed efficace a tutte le lunghezze focali, soprattutto – ed è la cosa più importante – a quelle più lunghe.
La qualità delle immagini prodotte dalla fotocamera è complessivamente buona se consideriamo la classe del prodotto, in particolare il fatto che integra un sensore CMOS da mezzo pollice in cui sono “impacchettati” ben 16 Megapixel. Con questa premessa non ci possiamo aspettare immagini prive di rumore per tutta l’escursione ISO del sensore, che arriva a 3.200 ISO a piena risoluzione (si può andare oltre ma con formati minori, a 6.400 per 8 MP e 12.800 per 4 MP). Senza attivare particolari modalità di scatto EXR per il contenimento del rumore si hanno immagini pulite sino a 400 ISO e “gestibili” sino a 800 ISO. Andare oltre è possibile ma, come spesso accade con sensori di piccole dimensioni, in condizioni di bassa luminosità il rumore si fa evidente. Si tenga poi presente che a differenza della sorella maggiore HS30EXR, la HS25EXR non supporta il formato raw e scatta solo in JPEG: è una mancanza forse poco importante per la classe di utenza a cui è destinata, ma limita la possibilità di contenere il rumore in postproduzione. L’altra caratteristica che differenzia la HS25EXR dalla HS30EXR sta nell’alimentazione: la prima usa quattro pile stilo AA, il che può essere un pregio o un difetto a seconda delle proprie abitudini. Infine, il costo. Il rapporto prezzo/prestazioni della HS25EXR è molto buono. Rispetto alla HS30EXR sono stati “tagliati” circa 100 euro che non sono pochi in questa fascia di mercato. Il risparmio si paga con le rinunce che abbiamo descritto (il raw, la batteria ricaricabile, il display non del tutto orientabile): quanto siano rilevanti dipende però dalle abitudini fotografiche di ciascuno.

3 COMMENTI

  1. Beh, sono circa 2 anni che la utilizzo e sono davvero entusiasta delle sue performances. Molti anni fa, ancora all’epoca della pellicola (sic!), utilizzavo una Olympus OM1, un apparecchio completamente manuale, con obiettivi intercambiabili e dalle prestazioni eccezionali. Arrivata l’era del digitale ho dapprima acquistato una Lumix con soli 2.0 megapixel (era una delle prime) ma con caratteristiche del sensore tali da permettere stampe di grandi dimensioni (tipo un A3) senza perdere qualità dell’immagine. Era un apparecchio del tutto soddisfacente, ma per me che provenivo dal “manuale” totale era un “vestito” stretto, così legato com’era agli automatismi e alle scelte del processore.
    Così, dopo averla venduta e dopo molte riflessioni e comparazioni e prove sul campo, ho acquistato questa Fuji per:
    – possibilità di sfruttarla totalmente in manuale;
    – zoom piuttosto esteso;
    – buona qualità delle immagini in generale (migliore delle Lumix con obiettivo Leica);
    – stabilizzatore dell’immagine molto ma molto efficiente;
    – controllo dello zoom manuale sull’obiettivo e non quella noia poco gestibile dello zoom motorizzato;
    – slitta flash molto completa;
    – batterie AA e non una batteria al litio sua propria;
    – video in full HD.

    Alla fine sono un fotoamatore quindi il fatto di non avere il formato raw non mi interessa più di tanto. Anzi, dirò che anche quando utilizzavo la pellicola cercavo spesso situazioni in cui far risaltare la grana nell’immagine; ora che vien da sola…

    Il fatto poi di non essere legato ad una batteria sua costruita apposta per l’apparecchio mi fa sentire ancora più libero: ho acquistato 8 batterie al Ni-Cd da 3000MAh cadauna con le quali mi garantisco una durata di mesi (o meglio di svariate centinaia di scatti e filmati): stupendo!

    Non è un apparecchio per il fotografo della domenica che vuole immortalare selfies, panorami, famiglia e amici come se fosse uno smartphone, bensì un apparecchio secondo me pensato per un fotoamatore evoluto ma non pignolo al punto tale da godere intimamente parlando di quante funzioni e quanto professionale sia la propria macchina fotografica e poi si limita a fotografare il gatto in totale automatismo.

    Per ultima cosa, le funzioni EXR sono fantastiche: se avete fretta di fotografare qualcosa non c’è nulla di meglio perché l’automatismo sceglie alla velocità della luce le impostazioni migliori per quello scatto/situazione/luce/soggetto/ecc…

  2. Ritengo che la serie Hs Fujifilm identifichi attualmente, le migliori fotocamere bridge esistenti sul mercato.
    Superiori a tutte le altre marche; non esiste Lumix , non esiste Sony o Nikon.
    Le ottiche Fujinon , accoppiate con il sistema EXR e il ridisegnato CMOS , danno vita ad una tecnologia che non ha paragoni. Superiore in tutto.
    Nel mio lavoro di fotografo per matrimoni, accanto alle reflex Canon, ho affiancato ,la Fujifilm hs 25 Exr, . La utilizzo per i sopralluoghi; per gli studi in esterna.
    Mi sono poi accorto che, in situazioni di luce favorevoli , mi produceva INCREDIBILMENTE immagini simili , in qualità, agli obiettivi serie L montati sulle ben più costose reflex.
    E’ l’ottica Fujinon che fa la differenza. E anche un Cmos dove i fotodiodi sono stati ridisegnati e sfruttano un sistema di retroilluminazione. Tutto questo rende le foto prodotte sia dalla 25 Exr che – tanto più- dalla 30 Exr di qualità superiore.

  3. La Fujifilm ormai è padrona incontrastata del mercato delle Bridge.
    Ora ha tirato fuori anche fotocamere tropicalizzate mantenendo la superba qualità delle immagini prodotte dagli zoom Fujinon.
    Io sto passando da questa Hs 25exr, che lascerò a mia moglie (anche lei appassionata di fotografia) alla nuova finepix S1.
    Tutto ciò che è Fuji, per me, è diventato sinonimo di qualità straordinaria e raffinata. E la hs 25exr è una fotocamera di qualità elevatissima.

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