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Il servizio digitale Qonto fa quadrare i conti

In pochi, presumibilmente, sarebbero disposti a considerare utile il tempo speso presso un sportello bancario. Tra trasferimenti, attese e burocrazia, la sensazione diffusa, per privati o aziende, è di un’incombenza della quale si farebbe volentieri a meno. Eppure, anche se l’alternativa esiste, in Italia è ancora poco praticata. Per realità come Qonto, una sfida tra le più impegnative, ma anche tra le più promettenti.

«Il livello di alfabetizzazione digitale in Italia è effettivamente piuttosto basso, circa il 30% secondo i dati della Banca d’Italia – conferma Mariano Spalletti, country manager Italia dell’azienda -. Significa una comprensione solo di base dei meccanismi della finanza, senza conoscenze sofisticate».

Una differenza marcata rispetto al 60% dell’area OCSE. In pratica, questo si traduce con un ricorso ancora limitato a canali e strumenti digitali quando si tratta di alternative al classico sportello bancario.

D’altra parte, un grande opportunità, un terreno ancora per buona parte da conquistare. Con alcuni segnali già visibili. Nel 2019 l’indice DESI, la misura delle prestazioni digitali nei paesi dell’UE, collocava l’Italia al penultimo posto, davanti solo alla Grecia. Nel 2022 però, la situazione era migliorata, arrivando al ventiduesimo posto.

Sicuramente niente di abbastanza clamoroso da festeggiare. Indice però, di un meccanismo messosi in moto. «L’aspetto più importante è come sul lato impresa siamo invece all’ottavo posto – sottolinea Spalletti -. Indice di non essere certo innovatori o pionieri, ma essere pronti a seguire tecnologie non appena si dimostrino valide».

La via del risparmio Qonto passa per il digitale

Incombenze, burocrazia e aziende; una combinazione dove ogni soluzione in grado di aiutare a risparmiare tempo e aumentare efficienza è la benvenuta. «Non siamo una banca a tutti gli effetti, offriamo servizi bancari finanziari. Nonostante fossimo poco conosciuti, quando nel 2019 abbiamo presentato l’offerta in Italia in due settimane abbiamo raccolto trecento adesioni.».

L’esigenza di flessibilità e risparmio sui costi bancari da parte delle aziende è quindi concreta. Così come la disponibilità a valutare ogni soluzione. Da questo punto di vista, il digitale si presenta come la via migliore.

Il cambiamento nel mondo delle banche è davanti agli occhi di tutti. Negli ultimi vent’anni, i gruppi sono scesi del 55%. In questo periodo, in pochi probabilmente sono sfuggiti a un cambio di proprietà e relativa procedura. Per le aziende, tempo sottratto alle attività strategiche.

«Le banche tradizionali come le intendiamo oggi, resteranno comunque – prevede il country manager -. Al loro fianco però, realtà come Qonto pensate per rendere più semplice tutta la parte di servizi finanziari».

Un’attività esclusivamente online, non solo per aprire un conto, ma anche per gestire ogni possibile movimento. Dalla gestione ordinaria di bonifici, addebiti diretti, gestione di carte di credito aziendali, anche virtuali e a tempo, fatturazione elettronica e perfino adempienze fiscali, fino all’interazione diretta con il commercialista. Oltre a un’assistenza disponibile senza limiti di orario.

«Ci concentriamo sul bisogno del cliente e su come risolverlo nella maniera più rapida e fluida possibile. Se per fare un determinata operazione possono servire anche dieci passaggi e altrettante ore, il nostro obiettivo è ridurli significativamente, arrivare a non richiedere più di un paio di step e non oltre dieci minuti».

Per certi punti di vista, l’innovazione di una visione, o meglio un’ambizione, tradizionale. Se fino a oggi alla fine dei conti è sempre il cliente a doversi adattare alle procedure dettate da una banca, Qonto vuole invertire questo approccio, guardando e ascoltando le esigenze di una clientela business per trovare soluzioni.

Benefici a tutti i livelli

Come dimostrato di recente con la questione POS, in Italia digitale e pagamenti non vanno sempre d’accordo. Presentarsi con un servizio totalmente privo di contanti, non è certamente facile. «Dipende molto dalla conoscenza del marchio. Soprattutto in ambito aziendale, la situazione sta cambiando. Fondamentale è riuscire a spiegare le potenzialità del nostro servizio, i vantaggi e naturalmente anche l’affidabilità. Una volta conquistata la fiducia dei primi clienti, i risultati hanno iniziato a premiarci, al punto da raggiungere una valutazione intorno ai quattro miliardi di euro, non esattamente una startup».

Una recente ricerca condotta dall’azienda ha evidenziato come la priorità per le aziende a proposito di rapporti con le banche sia il risparmio di tempo. Un’esigenza trasversale, dalla quale deriva la possibilità di raccogliere consensi anche in uno scenario particolarmente frammentato come l’Italia.

«Non è necessariamente un vantaggio partire dai grandi clienti, soprattutto quando solo uno su cento ha più di cinquanta dipendenti. In Italia ci sono tantissimi clienti piccoli, riuscire a conquistarne anche solo una minima parte, numericamente significa avere un ottimo portafoglio. Certe esigenze sono uguali per tutti».

Al contrario, per certi versi sono le piccole utenze, fino a comprendere il mondo dei freelance, a offrire le migliori opportunità, quelle dove Qonto ha già avuto modo di dimostrare tutto il proprio potenziale. Anche se questo non significa naturalmente trascurare le esigenze delle grandi aziende, dove tra l’altro si rivela utile l’integrazione via API con i software TeamSystem.

«Sviluppare soluzioni corporate significa mettere in conto meno scalabilità – conclude Mariano Spalletti  -. Le grandi aziende hanno maggiori esigenze di personalizzazione, in genere molto diverse tra loro, quindi anche con la necessità di una messa a punto singola».

 

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