Il ruolo della tecnologia per i leader di domani

Lo strumento, cui sempre più ci affidiamo per decidere il modo migliore di agire, alle prese con tre ulteriori salti tecnologici. L’opinione di Erich Clementi, SVP di IBM.

L’It è diventata molto di più di uno strumento per le operazioni di back-office o di un flusso infinito di gadget consumistici. È qualcosa che ogni leader deve saper padroneggiare.

E non mi riferisco a saper andare su Twitter o a saper usare un iPad. La tecnologia è, per così dire, il modo in cui vediamo il mondo, anche in quelle dimensioni che sfuggono all’occhio umano; è il modo con cui descriviamo e comprendiamo la dinamica dei sistemi complessi; è lo strumento cui sempre più ci affidiamo per decidere qual è il modo migliore di agire.

In effetti questa tecnologia è dentro in tutti gli aspetti del modo in cui il nostro mondo funziona: nei sistemi e nei processi che permettono di erogare i servizi e di progettare, costruire e vendere i beni strumentali; nel modo in cui miliardi di esseri umani lavorano e vivono.

Oggi c’è quasi un miliardo di transistor per ogni essere umano, e ognuno di essi costa un decimilonesimo di centesimo di dollaro.

Ci sono 4 miliardi di telefoni cellulari e 30 miliardi di etichette Rfid. Questi sensori e questi dispositivi ci danno, come mai in passato, la possibilità di misurare in tempo reale un gran numero di sistemi, sia naturali che costruiti dall’uomo.

Il pianeta non è solo tecnologico – è anche interconnesso. Oggi ci sono due miliardi di persone su Internet – ma i sistemi e gli oggetti ora possono anche “parlarsi”. E’ quella che chiamiamo la Internet delle cose.

Tutto questo genera grandi quantità di dati. E per mezzo di tecniche di analisi avanzate e di supercomputer più potenti possiamo trasformare i dati in conoscenza. In tutto il mondo, vediamo leader illuminati che stanno sfruttando queste nuove possibilità. Stanno utilizzando tutta questa intelligenza per rendere i sistemi, i processi e le infrastrutture più efficienti, produttivi e reattivi.

Ma c’è di più. Ci sono tre ulteriori salti tecnologici che si stanno verificando e che penso stiano diventando importanti per il vostro futuro, per come sarà il business del futuro e per il futuro del nostro rapporto con il mondo.

  • I “nano device”
  • L’enorme crescita dei dati
  • Un totale cambiamento del nostro modo di concepire i sistemi.

I nano device. Oggi su un chip ci sono alcuni miliardi di transistor. Ne avremo un trilione tra meno di dieci anni. Non è una cosa banale. Queste nanotecnologie ci saranno di aiuto e avranno un grande impatto in altri campi. Per esempio, IBM ha costruito un dispositivo simile a un transistor con una “nanoporta” attraverso cui può passare una singola stringa di Dna.

E poichè in ogni elemento di una stringa di Dna c’è una crica elettrica, ne consegue che possiamo non soltanto spostare le stringhe di Dna, ma anche tradurle in impulsi elettrici e manipolarle.

Perchè questo è importante ? Oggi, per meno di mille dollari, possiamo leggere il genoma di ogni singolo individuo. E’ una possibilità che ha rilevanti implicazioni per la sanità, perchè ci consente di andare verso una medicina “individuale”, in grado di personalizzare le terapie sulla base del Dna di una singola persona.

L’enorme crescita dei dati. I processi di business continuano ad espandersi, ma ci stiamo ormai abituando. La vera sfida però è il moltiplicarsi dei dispositivi in rete. Si parla di 50 miliardi di dispositivi, tutti collegati tra loro, entro il 2020.

E, cosa più importante, sono macchine che parlano con altre macchine: macchine che comunicano e trasmettono enormi quantità di dati e generano enormi quantità di informazioni ricavate da cose che possono essere per esempio i sistemi delle utility.

E quindi, in questo nuovo mondo, in questo Smarter Planet di dispositivi collegati tra loro, noi abbiamo non solo enormi quantità di dati (zettabyte), ma anche dati che ci arrivano alla velocità delle macchine. Non succede più, per esempio, che i dati delle attività bancarie vengono archiviati, elaborati di notte e utilizzati per fornire delle risposte il mattino dopo.

La realtà è che i dati arrivano al ritmo di centinaia di gigabyte al secondo e che le decisioni devono essere prese nel giro di microsecondi. È un gioco in cui le regole sono cambiate e tutte le tecnologie che abbiamo sviluppato in passato non servono più.

Andavano benissimo per le applicazioni proprietarie; non vanno più bene con queste dimensioni e con queste velocità.

L’analisi statistica e la ricerca vanno compiute nel giro di millisecondi per poter dare la risposta entro qualche secondo. Questa tecnologia ha molte interessanti applicazioni, dalla sicurezza del territorio alle telecomunicazioni. Stiamo entrando in una nuova epoca. Disponiamo di un’enorme potenza di elaborazione, abbiamo capacità di analisi e di calcolo matematico come mai in passato, e la maggior parte dei dati del mondo è ora in forma digitale.

Unendo queste tre cose, se ne deduce che possiamo costruire dei sistemi capaci di fare cose che in passato non hanno mai fatto.

Abbiamo affrontato una grande sfida iniziando a costruire Watson (sistema in grado di competere con l’uomo nel rispondere alle domande con velocità, accuratezza e precisione), perchè era il primo di una nuova architettura di computer che potremo in sostanza chiamare quella dei “computer cognitivi”.

Watson, fatto da decine di server Ibm, consuma 85mila watt. Il cervello umano consuma 20 watt. Dobbiamo scendere da 85mila a 20 per fare un’operazione che per un essere umano è relativamente semplice. Dobbiamo passare dalla programmazione all’apprendimento. Watson impara: più gioca, più diventa intelligente; conosce meglio quello in cui credere e quello in cui non credere; capisce quali sono le cose che sa e quali quelle che non sa e si comporta di conseguenza.

Per capire la domanda, Watson usa la statistica. Spezza la domanda in singole frasi e cerca il senso statistico della domanda. Quindi inizia a fare ricerche per dare un rilievo statistico alle possibili risposte.

Ora si sta andando verso una nuova era di sistemi intelligenti: sistemi che hanno la capacità di imparare, che usano tecniche e funzioni analitiche estremamente avanzate, che sono integrati verticalmente, che sono ottimizzati in base a quello che devono fare, in modo da svolgere molto bene determinati lavori, rispetto ai calcolatori programmabili di tipo generico.

Questo è il mondo verso cui stiamo andando, e IBM vuole fare da guida. Stiamo perciò entrando in un mondo completamente diverso, e possiamo solo iniziare a vedere le sfide che dovremo fronteggiare negli anni a venire. Voi, come nostri futuri leader, dovrete capire e affrontare queste nuove sfide che l’era dell’informazione ci metterà davanti e lavorare per far avanzare nel futuro le nostre organizzazioni.

*Senior Vice President Global Technology Services di IBM. Sintesi dell’intervento tenuto il 29 marzo 2011 al Politecnico di Milano in occasione delle celebrazioni per il centenario della società

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