Il Raee è qui. I consorzi pure

Il prossimo 1° luglio la normativa entrerà in rigore, ma la sensibilizzazione sul tema non cessa e per le terze parti può trasformarsi in business

A due anni dall’uscita del decreto legge 151 del 25/7/2005, l’entrata in vigore della normativa che regolamenta l’iter per la gestione del prodotto digitale dismesso sta, finalmente, per entrare in vigore.

Nella cornice di Ict Trade, la tavola rotonda dedicata alla Raee non è certo andata deserta, nonostante gli obblighi sull’argomento riguardino i produttori.
Come ha, però, ricordato Giulio Rentocchini, presidente del Consorzio ecoR’it: «La legge dice che i soggetti obbligati sono i cittadini e i produttori che devono iscriversi a un sistema collettivo per la gestione del ciclo di vita di un prodotto. Con ciò, dal prossimo 1° luglio – continua il rappresentante di uno dei consorzi che, per il territorio italiano, garantiscono il ritiro dei materiali affini all’It dai centri di raccolta pubblici dei Raee organizzati – la responsabilità rimane in capo al produttore e non al sistema collettivo, che serve per ottemperare le regole».

E anche se è già previsto un periodo transitorio che durerà fino a fine ottobre, per la raccolta e lo smaltimento dei prodotti giunti a fine vita, sia nel domestico che ne professionale, non c’è da prendersela comoda.
Come ha ricordato Claudia Criscione, consulente ambientale di Noiros. «Smaltire a norma significa raggruppare il materiale, pesarlo, attribuire le giuste quote e gestire le obbligazioni su tutti i prodotti raccolti in tutta Italia».

«Ma è il consorzio al quale vi rivolgerete – ricorda nuovamente Rentocchini – che farà la dichiarazione per nome e per conto del produttore. Ecco perchè è fondamentale che vi rivolgiate a quello che vi ispira più fiducia e che vi permetterà di ottemperare agli esposti di legge ricordando sempre, però, che il consorzio rappresenta il produttore, ma non becca le eventuali sanzioni al posto suo».

Vero è che un terzo attore compare nella filiera. Si tratta delle società che si occupano del recupero e della valorizzazione di risorse che qualcun’altro può non voler più utilizzare. Si tratta di società come Mp Ambiente di Milano, il cui responsabile marketing e commerciale, Giuseppe Bosso, tiene a puntualizzare la differenza che intercorre fra il termine in uso, ma improprio, qual è “smaltimento”, è quello corretto che parla di “recupero”.
«La domanda che vi dovete porre è se avete in mano un bene usato o un rifiuto – afferma -. In base alla risposta che vi darete, ricordate solo che, oggi, il mondo italiano dei recuperatori è pronto e preparato e in grado di recuperare materiali di vario genere, plastiche miste comprese. Perché quello che avete fra le mani non è un rifiuto da buttare, ma qualcosa che possiamo recuperare insieme».

E mentre l’ambiente ringrazia, i rivenditori non dovrebbero fare da meno, visto che sul territorio, oltre ai punti di raccolta stabiliti per legge, servono partner in grado da fare da collettori. Una proposta che potrebbe interessare Marino Murtas del Gruppo LeaderChip di Cagliari e che, fra le fila dei partecipanti all’incontro, si è chiesto quale ruolo potrebbe spettare a una società come la sua, che produce anche, su un territorio come quello della Sardegna, che deve organizzarsi rispetto al Continente.

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