Siamo pronti per il Raee? Al via la direttiva europea

I consorzi ci sono il registro dei produttori quasi, mancano (solo) i decreti attuativi Ma la legge ora è operativa. Non resta che risolvere mano a mano i diversi problemi

Già in ritardo rispetto agli altri Paesi europei, da noi la nuova legislazione in materia di fine vita dei prodotti tecnologici claudicando è divenuta operativa dallo scorso mese.

Quello che manca ancora, però, sono i decreti attuativi: «Dei 14 decreti occorrenti, solo di tre esistono le bozze – spiega Paolo Pipere, responsabile ambiente Cciaa (Camera di commercio industria, artigianato e agricoltura) di Milano – e dopo le osservazioni raccolte lungo la filiera, stanno per passare al vaglio del ministero dell’Ambiente». I tre decreti in questione toccano aspetti indispensabili: il registro dei soggetti tenuti al trattamento, le modalità con cui i commercianti potranno adempiere agli obblighi di ritiro e il Comitato di vigilanza che regoli l’intero sistema.

«Grossi ostacoli – continua Pipere – riguardano la possibilità per i commercianti di ritirare gli apparecchi dismessi. Per scansare autorizzazioni e documentazione necessaria (formulari, registri, Mud), si era pensato di far figurare l’apparecchio ritirato non come “rifiuto”, ma come “usato”: la Commissione europea ha bocciato l’escamotage. Resta, inoltre, pendente la possibilità della messa in riserva degli apparecchi ritirati in luoghi diversi dai centri di raccolta autorizzati. Altro punto critico è il sistema telematico per l’iscrizione al registro dei produttori e degli importatori, che con la nuova legge dovranno sostenere tutte le spese del fine vita Hi-tech. Il sistema è già disponibile e sarà probabilmente incluso nel portale per le imprese del Governo (www.impresa.gov.it), ma la bozza di decreto deve essere approvata, e con i successivi tempi tecnici di pubblicazione, a fatica ha voluto rispettare il termine stabilito per il primo gennaio 2007».

Ma i problemi concernono anche l’operatività del sistema di raccolta e trattamento: «I Consorzi di categoria sono già nati, e sono pronti da tempo a partire – dice Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom – così come sono già pronti lo statuto e il regolamento del Centro di coordinamento. Una volta che il sistema partirà, sarà, infatti, essenziale assicurare che tutti i consorzi operino in modo omogeneo, ossia tramite una equa spartizione delle quote di raccolta dalle piazzole e dai centri sparsi su tutto il territorio nazionale. Ma, al momento, non esiste un censimento delle piazzole e dei centri di raccolta, sicché non sappiamo dove questi siano, chi li gestisce, quanto siano grandi e se siano tutti autorizzati. Inoltre, servono raggruppamenti per tipologie di Raee che valgano per tutti i comuni, come già avviene negli altri Paesi europei, requisito essenziale per organizzare la raccolta per quote da parte dei consorzi, operazione che richiederà a nostro parere un ulteriore periodo di 90 giorni, da sommare a quelli concessi alle aziende per iscriversi al registro».

Considerati i ritardi e le difficoltà, resta, però, improbabile che l’Italia permetta l’apertura di una procedura d’infrazione da parte della Commissione europea: «Si partirà comunque – dice Pipere -, sarà un sistema a implementazione successiva», con un periodo di incertezza iniziale, in cui partirà chi potrà partire. E sulla stessa linea sono anche i consorzi: «Noi siamo pronti – conclude Danilo Bonato, direttore generale di Re.Media -, se aspettiamo di risolvere a priori tutti i problemi, non inizieremo mai».

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