Il logico percorso della tecnologia

Breve storia del green It, per capire le radici di un’evoluzione del mondo hi-tech da vivere fino in fondo, che se ne senta il bisogno o meno

Il green It è il naturale snodo dell’evoluzione tecnologica degli ultimi quindici anni. Non è un punto di approdo. Semmai, vista anche la fase congiunturale, è di ripartenza. L’ineluttabilità della tematica “verde”, infatti, è determinata dalle necessità dettate dall’andamento economico, che la trasformano da opzione in soluzione, valida per raggiungere obiettivi apprezzabili già nel breve e medio periodo. Si è arrivati all’It sostenibile di oggi dopo essere passati da vari stadi di evoluzione, che qui brevemente vogliamo ripercorrere, fissando come presupposto una nostra definizione. Green It è tutto quanto la tecnologia può fare, per ottimizzare il consumo energetico dei sistemi e delle risorse connesse, contando sulle sue caratteristiche a livello hardware, software e di funzionamento.

Partendo da questo paradigma, andiamo alla ricerca dei determinanti, spingendoci indietro sino ai primi anni 90, quelli dell’esplosione popolare del computing. Dall’utilizzo dell’It centrata su mainframe, si passava al client-server diffuso, basato su elementi singoli. Si moltiplicavano, quindi, i punti e i livelli di assorbimento energetico dell’It, come ben esemplificava la legge di Moore, di cui Intel era il primo divulgatore. Ma c’era già chi (Sun) prospettava un computing fatto a rete (“the network is the computer” era lo slogan), ossia preparava il terreno concettuale per una gestione coordinata dei punti di fruizione dell’It: tanti i dispositivi connessi, ma con una regia centrale. L’affermarsi e il proliferare del client-server generò istanze che l’It si preoccupò di sanare: troppi server erano incontrollabili, esosi e dispendiosi. Ci si mise al lavoro, allora, per favorire quello che, a cavallo fra gli anni 90 e il nuovo secolo, era definito “consolidamento”: meno server, inizialmente per fare la stessa quantità di lavoro, in seguito per aumentarla. E nei data center arrivarono anche i blade server, capaci di limitare il proprio impatto fisico sull’ambiente. Il concetto di consolidamento, poi, ha riguardato anche lo storage, dato che più computer significavano più richieste di memoria. Abbinata al lavoro in rete, la tendenza ha aperto la porta a due fenomeni. Il primo è il concorrere del software nel raggiungimento degli obiettivi di razionalizzazione del computing, e per lo storage ha significato l’affermarsi delle Storage area network e dei filer (Nas). Poi si è pensato di attribuire alla macchina un “sistema nervoso”. L’autonomic computing che Ibm propugnò a inizio 2000 è una significativa fase di avvicinamento alle odierne capacità del green It. Il senso stava tutto nel dare ai sistemi la capacità di autoregolarsi nel funzionamento, in modo similare a quanto l’essere umano fa per salvaguardarsi, sulla base delle energie che possiede. Virtuoso convergere di progettazione hardware e sviluppo software, di fatto il momento “autonomico” dell’It è stato il significativo passaggio in profondità, quello che ha squarciato il campo per la diffusione di metodologie di uso dell’It che fanno capo a un solo principio: la funzionalità. Il che ci porta a oggi.

I fenomeni in atto, come la virtualizzazione, evocano la riconduzione a unità del comando del sistema informativo: tante finestre, tante “partizioni”, una leva di controllo, per gestire meglio le risorse. La capacità di gestione che solo l’It sa avere è il cavallo su cui puntare. Quel fenomeno che fu definito “il pendolo dell’It”, ossia la dote che il mondo hi-tech ha di riproporre le modalità di utilizzo è sempre in atto, a significare che nell’It nulla avviene per caso. Nell’era che si definisce del green It, i data center stanno all’azienda come il comune sta alla società: erogano servizi per gli utenti e per farlo devono saper provvedere alla sana amministrazione delle risorse. Comincia a non essere più il tempo dei virtuosismi generati da una visione personale o illuminata dei gestori della tecnologia. Casi di eccellenza ce ne sono e ci saranno sempre, ma quelli relativi al green It, con l’andare del tempo, saranno meno attraenti perché racconteranno una realtà obbligata, ovvia. Tanto quanto quella della dematerializzazione, ora terra di mezzo lasciata ancora all’iniziativa libera, ma che diverrà status quo. Meno carta, più digitale, consumi controllati, sono tendenze favorite in primis dai produttori di sistemi di stampa. Non è un controsenso, ma il logico ragionamento che fa chi propone tecnologia e intende continuare a farlo.

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