Il grid computing secondo Azul

La startup californiana ha sviluppato un’appliance in grado di consolidare il lavoro di vari server Java. In dotazione, 384 processori e 256 Gb di memoria.

27 settembre 2004

La prossima settimana, la startup californiana Azul Systems battezzerà ufficialmente la propria attività con il lancio di una network appliance un po’ particolare. Il prodotto, infatti, dovrebbe essere in grado di iniettare in rete una vera massa di potenza elaborativa senza richiedere ulteriori cambiamenti nell’infrastruttura It. In pratica, la proposta va a competere nientemeno che con Ibm, Hp e Sun nel dominio del computing on demand.


Azul sostiene di aver realizzato un prodotto in grado di ridurre drasticamente il numero dei server necessari a far funzionare applicazioni Java: un’unica “scatola” sarebbe in grado di consolidare al suo interno il lavoro di 10 o 20 macchine.


Anche se tutto questo è ancora da toccare con mano, la tecnologia alla base del prodotto Azul sembra essere interessante: l’utilizzo di 384 processori e di 256 Gb di memoria, infatti, deve pur avere un senso, anche solo nella capacità davvero rilevante di far girare applicazioni contemporaneamente.


L’appliance targata Azul si collega a un network esattamente come qualsiasi dispositivo dotato di indirizzo Ip. Lo sfruttamento dei processori e della memoria da parte delle applicazioni residenti su altri server avviene mediante una Java virtual machine, contenuta in un development kit e basata su tecnologia HotSpot di Sun. Le risorse elaborative da dedicare a un’applicazione sono amministrabili mediante un pannello di controllo fornito con la soluzione.


Attualmente, il sistema supporta solo piattaforma Java 2 Enterprise Edition, ma non è escluso che in futuro Azul estenda la compatibilità anche a .Net.

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