Il futuro dei processori di Intel dopo l’era Pentium

Superate le fasi della progettazione dei 65 nm e dei 45 nm, la società sta cercando di stravolgere la struttura dei transistor. Ci spiega come Paolo Gargini, responsabile delle stretegie produttvie dell’azienda

«I 65 nanometri? Ormai sono cosa “vecchia”. Ora
stiamo completando il progetto dei 45 nanometri (dobbiamo ordinare i macchinari
entro primavera) e abbiamo avviato quello per la tecnologia successiva

». A parlare in questo modo è
Paolo Gargini, una delle figure più di spicco tra quelle che definiscono le strategie
produttive all’interno di Intel Corporation. Più precisamente, il suo biglietto
da visita recita: fellow, technology and manufacturing group (Tmg) director,
technology strategy. È inoltre responsabile dei rapporti con le organizzazioni
esterne, quali associazioni, istituti e università per il Tmg di Intel.


Gargini ci tiene a chiarire che i primi processori con
transistor a 65 nanometri saranno in commercio nella seconda metà del prossimo
anno (e per quelli a 45 nm si prevede la commercializzazione nel 2007), tuttavia
la fase progettuale è conclusa da tempo e il processo è avviato: «In Intel
si lavora con circa tre anni di anticipo

».


L’aspetto su cui però Gargini vuole principalmente mettere l’accento è che
l’attuale tecnologia litografica, che è alla base del Pentium, sta portando a
termine il suo compito. La continua riduzione delle dimensioni del transistor,
oltre ad avere portato indubbi benefici come il minore assorbimento di energia,
ha però portato anche la riduzione degli atomi presenti nelle giunzioni.


Come conseguenza si sta arrivando allo “svuotamento”
degli elettroni e quindi questa tecnica si può dire che abbia i giorni contati.
In realtà, più che di giorni bisognerebbe parlare di anni, ma per Intel questo lo
stesso significa già da ora cercare di definire quale sarà
la struttura del transistor su cui si baserà il successore del
Pentium.


A riguardo, i ricercatori stanno seguendo diverse strade, alla base delle
quali c’è comunque l’accrescimento delle dimensioni del transistor, per
consentire di nuovo un flusso di corrente adeguato.


E proprio la corrente è oggetto di importanti studi, perché
è da essa che dipende l’energia da fornire al processore.
Gargini chiarisce che il modo per controllare al meglio la corrente in un
transistor sarebbe avere un componente con struttura tridimensionale (e non
piana come avviene adesso) e forma cilindrica. In laboratorio sono in fase di
sperimentazione transistor che, con alcuni accorgimenti tecnologici (come la
triplicazione del gate), simulano molto bene una struttura cilindrica e
consentono di ridurre drasticamente le correnti disperse.


Gargini spiega però che non è solo sulla forma che sta operando Intel, ma
si sta muovendo anche su diversi altri fronti. Da una parte vuole migliorare
il flusso di corrente (agendo sul fattore di mobilità degli elettroni
o variando anche l’asse di rotazione dello spin), dall’altra sta
valutando la possibilità di impiegare nuovi materiali in alternativa al silicio
o nuovi drogaggi per il silicio stesso. Anche i nanotubi di carbonio sono tra le
potenziali tecnologie alla base dei processori del futuro.


E il dual core, che ruolo avrà? «È un processore di
facile costruzione
– dice Gargini -. Non è un prodotto basato su una
tecnologia innovativa: non si tratta altro che duplicare la medesima struttura.
Per questo non servono nuovi transistor né nuovi materiali

».

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