Il cloud “clandestino” in azienda

Un dipendente su due ha già acquistato o utilizza servizi cloud senza un’autorizzazione ufficiale da parte dell’IT. Il risultato emerge da un’indagine di Vanson Bourne.

C’è aria da ultima chiamata per l’IT aziendale. Il motivo, tanto per cambiare, è il cloud. Di più, il cloud clandestino, intendendo con l’accezione quello attivato dagli utenti aziendali senza l’avallo della funzione IT, o talvolta con una silente complicità.
Se questo cloud, che oggi è un fenomeno emergente, prendesse piede, come ci dice Alberto Bullani Regional manager di Vmware,  «in azienda avremo tante IT diverse» e nulla sarà più come prima. Specie in Italia.

Una ricerca commissionata proprio da Vmware, infatti, rivela che 2/3 dei dipendenti italiani userebbero o acquisterebbero servizi e prodotti cloud senza un’autorizzazione ufficiale da parte dell’IT e che la metà di loro lo ha già fatto.

La ricerca, condotta da Vanson Bourne, dice che il 37% dei responsabili IT in Europa sospetta che le persone all’interno dell’azienda abbiano acquistato servizi cloud senza autorizzazione. In Italia la percentuale raggiunge il 43%.

Bisogno di essere rapidi
Perché accade questo? Ce lo spiega Bullani: «perché l’utente business ha necessità di fare le cose in tempi rapidi. E per avere risultati subito si affida a un utente esterno».
Difatti la ricerca ha evidenziato perché e come i dipendenti italiani scavalcano il protocollo IT: per mantenere la competitività lanciando una nuova offerta di prodotti e servizi (18%) al trovare modi di lavorare più efficienti e veloci (30%).
Molti (69%) pagano questa spesa per cloud nascosto con il budget della divisione (25%), la imputano come una spesa (49%) o pagano con carta di credito aziendale (36%).

Autonomia cloud un bene per il business?
Però il trend non è del tutto percepito come negativo: anzi molte aziende riconoscono che questa spesa, in media di 1,6 milioni di euro per ogni organizzazione in Europa nel 2012, può portare benefici al business.

La maggior parte dei decision maker (72% in Europa, 78% in Italia) che sospetta che in azienda si faccia uso di cloud non autorizzato pensa infatti che questo sia vantaggioso: circa uno su due in Europa (51%) e il 43% in Italia hanno dichiarato che aiuta il business a rispondere più rapidamente alle richieste dei clienti e circa un terzo (31% in Europa, 24% in Italia) che consente all’azienda di migliorare la crescita e lo sviluppo.

Insomma, l’IT sarebbe anche consapevole: «lo sa che si usa Dropbox in azienda e gli va anche bene», esemplifica Bullani.

La sicurezza rimane un problema
In Italia il 54% degli intervistati pensa che il cloud nascosto incrementi le minacce alla sicurezza, creando un conflitto fra la domanda di flessibilità e la necessità di mantenere il controllo e ridurre il carico di gestione.

Un quinto del budget IT in cloud “abusivo”
Quasi un terzo dei dipendenti in Europa ha scaricato e pagato per prodotti cloud e ha dichiarato di aver speso circa 2.270 euro. Il 14% ha sborsato più di 5.000 euro ciascuno nel 2012.
Il 22% degli italiani ha speso più di 5.000 euro, seguito dal 19% degli olandesi e il 17% dei tedeschi.
In Italia i responsabili It hanno stimato che l’equivalente del 20% del budget IT è stato speso in servizi e prodotti cloud non autorizzati nel 2012, più di 2 milioni di euro, la cifra più alta in Europa.

Incontro a Teano fra direzione IT e independent clouder
La ricerca poi rivela che i responsabili It italiani stavano già pianificando di implementare quei servizi o applicazioni cloud in ogni caso (31%).
Sembrerebbe quindi esserci una possibilità per un allineamento fra le business unit e il dipartimento IT, dando ascolto alle richieste dei dipendenti per forgiare la strategia IT.

Il dialogo e le scelte
Per Bullani serve che si instauri un maggior dialogo fra business e IT, il cui responsabile deve diventare «un broker». Ma anche così non è che abbia di fronte troppe alternative. Tre, secondo Bullani (che coincidono con i pilastri strategici di Vmware): «creare il datacenter software defined, trasformandolo in una struttura di servizi. Affidarsi al cloud ibrido. Curare la mobilità pensando a un era post-pc».

Le aree e i servizi di destinazione del cloud autonomo
Anche perché dalla ricerca risulta che si fa cloud non tanto per le applicazioni mission critical, ma per vivere la quotidianità: le aree aziendali che scelgono di utilizzare cloud non autorizzati in Italia sono ricerca e sviluppo (43%) marketing/pubblicità/comunicazione (31%), finance (22%) vendite (20%).
I prodotti e servizi più utilizzati in azienda senza autorizzazione dell’IT sono i servizi di condivisione di dati e file (60%), l’instant messaging (53%) i servizi email cloud (46%), il video conferencing (42%), i social network professionali (23%).

È anche leggendo questi dati che Bullani dice che «o l’IT va in cloud ibrido, per essere rapido a fornire i servizi, o viene bypassato».

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