Il BYOD? Deve essere centrato sull’utente

Una strategia BYOD solida gestisce i dispositivi in base agli utenti, definisce in modo chiaro i ruoli e li riunisce in un unico database centrale, segue e supporta il livello di mobilità di ciascun utente e assegna a ogni singolo user le applicazioni necessarie in base al suo ruolo.

Che il BYOD sia uno dei temi caldi di questo 2013 è fuor di discussione.
Quali siano tuttavia le aspettative di aziende e utenti finali e soprattutto quale sia l’approccio più corretto al BYOD, affinché la sua adozione sia positiva in termini di ritorno e di efficacia è ancora poco definito.

Proprio per comprendere la portata delle aspettative e la dinamica dell’approccio nei mesi scorsi Dell Quest Software ha effettuato un sondaggio globale, intervistando 1.500 decisori IT di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Italia, Australia, Singapore, India e regione di Pechino, andando in primo luogo ad analizzare il livello di maturità delle imprese su questa tematica, per poi valutare gli aspetti positivi e quelli negativi riscontrati nei percorsi di implementazione.
Le attese sono elevate: il 70% degli interpellati sostiene, infatti, che dal BYOD si attende miglioramenti sia in termini di produttività, sia in termini di processi, mentre il 59% è addirittura convinto che senza il BYOD la loro azienda perderebbe in competitività.

Se, però, dall’accettazione teorica generalizzata si passa all’applicazione pratica, appare subito evidente una dicotomia: solo il 17% delle aziende è consapevole che il BYOD deve partire dalle esigenze degli utenti e che compito delle aziende è incoraggiarli e supportarli.
Se ben implementato, il BYOD si traduce in orari di lavoro più flessibili, possibilità di incoraggiare la creatività, velocizzare l’innovazione e agevolare la collaborazione e il lavoro di squadra.
Bisogna partire dall’utente, se, come cita la ricerca, “si vogliono ottenere maggiori benefici, ridurre gli ostacoli e generare un valore reale e immediato in termini di efficienza, produttività e competitività”.
Un approccio device-centrico, al contrario, che mette cioè al centro il dispositivo, rischia di incontrare maggiori ostacoli, con possibili ripercussioni anche dal punto di vista della competitività.

Una strategia BYOD solida, in sintesi estrema, collega e gestisce i dispositivi in base agli utenti, definisce in modo chiaro i ruoli e li riunisce in un unico database centrale, segue e supporta il livello di mobilità di ciascun utente e assegna a ogni singolo utente le applicazioni necessarie in base al suo ruolo.
È così che si garantiscono sia miglioramenti in termini di produttività, sia tempi di risposta più rapidi verso i clienti.

Ma come si colloca il nostro Paese, in questo scenario?
A Francesco Petroni, entrato da gennaio di quest’anno in Dell Quest Software Italia con la carica di Software Country Manager, abbiamo chiesto un commento sullo spaccato italiano che emerge dalla ricerca.
Nel nostro Paese sembra di primo acchito più forte la percezione che BYOD e competitività sia strettamente correlati: il 72% degli interpellati se ne dichiara, infatti, convinto.
Siamo invece perfettamente in linea con la media globale, già alta in verità, che attribuisce al BYOD un effetto positivo del BYOD sia sulla produttività dei dipendenti, sia sulla velocità di risposta alle richieste dei clienti.


A un’elevata percezione corrispondono anche azioni positive, tanto che il 50% degli interpellati sostiene che la promozione del BYOD in azienda è strettamente correlata all’incremento di produttività e addirittura l’80% lo lega al recupero di efficienza in termini di tempi di risposta ai clienti.

“E’ chiaro – sostiene Petroni – che tutto questo percorso nasce dalle innovazioni tecnologiche, vale a dire dall’arrivo sul mercato di smartphone e tablet, e dalle scelte e dai comportamenti degli utenti. La sfida, però, si è spostata su un ambito ben preciso: aumentare la produttività e la capacità di risposta”.
Naturalmente l’approccio implementativo non è uguale per tutti: alcune aziende partono dal Mobile Device Management, perché vedono nei dispositivi la centralità, mentre altre dalla desktop virtualisation perché guardano alla centralità dell’utente e delle applicazioni.
“Sono convinto che non ci si possa fermare alla gestione del dispositivo: occorre un approccio olistico, end to end, che garantisca la centralità dell’utente e punti a un’idea di governance”, prosegue Petroni.

In questa visione, è chiaro, cambia anche il ruolo dell’IT.
È uno spostamento delle aree di influenza quello che si configura.
Se la scelta del dispositivo si sposta nella sfera di influenza dell’utente finale, “la centralità dell’IT si gioca sull’assesment, sulla security, sul monitoraggio delle applicazioni e della loro disponibilità, con l’obiettivo di garantire un corretta end user experience”.

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