Il 70% dell’export nazionale nasce al Nord

Le esportazioni nel 2007 sono cresciute dell’8%, segnala l’annuario Istat-Ice; bene gli scambi commerciali con i paesi emergenti

Nonostante l’euro forte e le prima avvisaglie di un rallentamento della congiuntura internazionale, il 2007 è stato un anno complessivamente positivo per l’export italiano, anche se caratterizzato da grandi differenze tra i singoli comparti. La conferma arriva dalla decima edizione dell’annuario “Commercio estero ed attività internazionali delle imprese”, curato dall’Istat e dall’Istituto per il Commercio Estero, secondo cui la quota italiana sul totale dell’export mondiale è stata del 3,6%, ovvero lo 0,1% in più rispetto al 2006. Il dato è molto positivo se si considera il grande sviluppo del commercio mondiale di beni nel corso del 2007: + 14,8% l’incremento in valore, determinato sia da una crescita dei volumi (+5,7%) che dei valori medi unitari (+8,7%). Le esportazioni italiane hanno saputo tenere questo passo e la loro crescita è stata superiore a quella delle importazioni (+8% contro +4,4%). Il disavanzo della bilancia commerciale italiana si è così attenuato: -9.447 milioni di euro nel 2007 rispetto ai 20.452 milioni dell’anno precedente. Ma se si escludono dal conteggio i prodotti energetici (rispetto ai quali la nostra dipendenza dall’estero è affare noto), la bilancia segna un attivo di 37.133 milioni di euro, in significativa crescita rispetto al 2006 (+28.978 milioni).

Aumenta il comercio verso Russia e Cina
Da un punto di vista geografico, le aree geografiche verso le quali l’Italia registra i disavanzi commerciali più ampi sono l’Asia orientale (-15.845 milioni), l’Africa settentrionale (-15.243 milioni di euro), l’area Euro (-8.768 milioni), l’Asia centrale (-2.471 milioni) e gli altri paesi africani (-1.968 milioni). Particolarmente positivo è invece il saldo della bilancia commerciale verso l’America settentrionale (+14.367 milioni di euro). In attivo anche i saldi commerciali dell’Italia verso l’Oceania (+1.689 milioni), l’America centro-meridionale (+1.381 milioni), i paesi europei non comunitari (+928) e il Medio Oriente (+733 milioni). Germania e Francia si confermano i principali mercati di sbocco delle esportazioni nazionali, con quote pari, rispettivamente, al 12,9 e l’11,4%, mentre la Spagna è diventata nel 2007 il terzo partner commerciale, avendo superato gli Stati Uniti (con quote pari rispettivamente a 7,4 e 6,8%). Incrementi particolarmente significativi del valore delle esportazioni rispetto all’anno precedente si registrano verso Russia (+25,6%), Polonia (+21,7%), Cina (+11%), Belgio (+10,7%) e Spagna (+8,2%).

Il Nord Ovest re dell’export
Il Nord del Pese fa la parte del leone nell’export: considerando la provenienza territoriale delle merci esportate, l’Istat rileva che, nel corso del 2007, il 40,1% delle esportazioni ha avuto origine dalle regioni nord-occidentali dell’Italia, il 31,2% da quelle nord-orientali, il 15,4% dalle regioni centrali, il 7,5% dal meridione e il 4% dalle isole. Le aziende esportatrici sono state in totale 189.373: nel 51,6% dei casi appartengono al settore manifatturiero (il cui peso sul valore complessivo delle esportazioni è pari all’84,6%), nel 38% a quello del commercio e nel 10,4% ad altri settori. Le circa 2.000 grandi imprese (con almeno 250 addetti) esportatrici hanno realizzato il 43,65% delle esportazioni nazionali, le medie (con 50-249 addetti) il 28,1% e le piccole (con meno di 50 addetti) il 28,3%.

La bilancia commerciale per comparti
Gli andamenti dei diversi comparti produttivi sono stati, come accennato, molto diversi tra loro: saldi attivi significativi nella bilancia commerciale si rilevano per le macchine e apparecchi meccanici (47.650 milioni di euro), gli altri prodotti delle industrie manifatturiere (10.675 milioni), gli articoli dell’industria tessile e dell’abbigliamento (10.222 milioni), il cuoio e derivati, pelli e similari (6.456 milioni), i prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (6.138) e i prodotti petroliferi raffinati (6.126). Saldi negativi rilevanti si registrano, invece, per minerali energetici (-50.709 milioni), prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali (-13.136), macchine elettriche e apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche (-8.402 milioni), metalli e prodotti in metallo (-6.494), mezzi di trasporto (-6.281 milioni), prodotti dell’agricoltura della caccia e della silvicoltura (-4.686 milioni) e alimentari, bevande e tabacco (-4.078 milioni).

Boom del navale, male i componenti elettronici  
Alcuni particolari settori nel 2007 sono state particolarmente dinamici: molto evidente la crescita delle esportazioni di navi e imbarcazioni (+37,6%), prodotti della siderurgia (+19,2%), macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica (+16,1%), tubi (+16%), autoveicoli (+15,2%), motori, generatori e trasformatori elettrici (+14,5%), altre macchine per impieghi speciali (+14,4%) e prodotti petroliferi raffinati (+14,2%). Fra i prodotti che hanno invece evidenziato una certa flessione delle vendite, ci sono valvole, tubi elettronici ed altri componenti elettronici (-10,8%), apparecchi trasmittenti per la radiodiffusione e la televisione e apparecchi per la telefonia (-6,1%), tessuti (-4,6% e cuoio (-3,9%). Dal lato delle importazioni, fra i principali prodotti acquistati dall’estero gli incrementi più significativi rispetto all’anno precedente hanno riguardato le altre macchine di impiego generale (+17,4%), i prodotti della siderurgia (+17,1%), le macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica (+14,4%) e le parti e accessori per autoveicoli e loro motori (+12,4%).

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