I trucchi di WorldCom

Ad aleggiare sopra la testa del colosso telefonico statunitense potrebbe essere lo spettro della bancarotta dopo che 3,8 miliardi di dollari in spese operative, riferite agli esercizi fiscali 2001 e 2002, sono state fatte passare per ‘investimenti’.

26 giugno 2002 Nuovo colpo di scena sui
mercati finanziari. Questa volta, la parte del protagonista, ma non
nell’accezione positiva che solitamente si sottintende, spetta a WorldCom,
carrier statunitense sulla lunga distanza del quale avevamo già dato notizia per
i negativi risultati finanziari e la ristrutturazione in atto. Ma ora la
situazione si è aggravata – e se ne sono accorte le Borse di tutto il mondo -,
visto che la stessa società, da mesi indagata dalla Security Exchange Commission
statunitense per irregolarità di bilancio, è stata accusata di frode. Stando a
quanto rilevato da un auditing interno alla società, infatti, alcune spese
operative dell’esercizio fiscale 2001 e dei primi tre mesi del 2002, per
l’ammontare di 3,8 miliardi di dollari, sarebbero state ascritte sotto la voce
‘investimenti’. L’intera faccenda sarebbe ora tra le mani della società di
consulenza Kpmg, subentrata ad Arthur Andersen definitivamente travolta
dall’ormai noto scandalo Enron. Di ufficiale, comunque, ci sarebbe già la stima
della stessa WorldCom di un Ebitda 2001 ridotto a 6,34 miliardi di dollari e
quello del primo trimestre dell’esercizio fiscale in corso a 1,36 miliardi.
Smentiti, a questo punto, gli attivi di 1,4 miliardi di dollari e di 130 milioni
annunciati rispettivamente per il 2001 e per il Q1 2002.
E a placare
gli animi, ma soprattutto a risollevare un titolo ormai crollato del 29%, fino a
quota 98 centesimi, e che rischia il delisting dai mercati finanziari non
bastano il siluramento del direttore finanziario Scott Sullivan, le dimissioni
prontamente accettate del vice presidente e controller David Myers o
l’indignazione di John Sidgmore, subentrato dallo scorso mese di aprile alla
guida di WorldCom dopo l’abbandono forzato del fondatore Bernie Ebbers. Adesso
il colosso statunitense dovrà affrontare il pesante e definitivo spettro della
bancarotta.

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