Hp World Tour a Milano gioca il 50 e il 75

Prima tappa mondiale a Milano dell’evento Hp pensato per incontrare clienti e partner. Parlas l’amministratore delegato Stefano Venturi.

Tocca a Stefano Venturi, amministratore delegato di Hp, aprire i lavori di Hp World Tour, in programma oggi a Milano.
”Si tratta di un nuovo format di incontri con i nostri clienti che Hp ha deciso di varare a livello internazionale. La data di debutto è quella italiana, cui seguiranno analoghi appuntamenti negli altri Paesi europei e in Asia”.

E per l’Italia, sottolinea il manager, questo appuntamento ha un valore particolare e si gioca sotto il segno di due numeri: 75 e 50.
Settantacinque anni dalla fondazione di Hp (anzi, Hewlett Packard) a Stanford, ”prima operazione di merge tra tra università e capitali”, e cinquant’anni dall’apertura, nel 1964, della prima filiale di Hp in Italia.
”Oggi in Italia contiamo oltre 5.000 dipendenti – ricorda Venturi – e siamo partner di riferimento della Pubblica Amministrazione nei progetti di digitalizzazione del Paese”.
Venturi tiene a ricordare l’impegno di Hp in ambito sociale (ogni dipendente può dedicare 4 ore al mese di permesso retribuito ad attività di volontariato, vale a dire 20.000 ore al mese destinate al sociale), ma soprattutto avoca all’azienda che lui guida in Italia un ruolo di visione sui cambiamenti in atto, e non solo in ambito tecnologico.
”Siamo l’unico vendor che è in grado di partire dal consumer e arrivare al grande business, sia dal punto di vista delle tecnologie, sia da quello dei servizi. Abbiamo una visione sull’intera filiera e non è certo un caso che oggi Hp parli sempre più convintamente di un New Style of It”.
Venturi parla di sfide: non si tratta di avere semplicemente tecnologie che consentono di fare cose nuove o diverse. Il vero punto è riuscire a fare cose nuove e diverse in modo sostenibile, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista ambientale.

Lo segue in questa visione Jan Zadak, presidente HP Enterprise Services Emea, che parla della necessità di effettuare ”shift” importanti, non in termini di mera It, ma in termini di business abilitato dall’IT.
”L’It è alla base della modernizzazione e dunque alla base delle richieste di innovazione da parte dei clienti. Richieste sempore più pressanti e veloci. E Hp gioca a tutto a campo: device, infrastruttura, software, servizi”.
I pillar su cui si muove l’azienda sono quelli chiave per il mercato di oggi, cloud, mobilità, big data e sicurezza, ma Hp ritiene di farlo con prospettive nuove.
Ad esempio nel datacenter: ”Il modello di datacenter su cui si basano le infrastrutture di oggi è del tutto insostenibile”, sostiene con enfasi Zadak.
Per poter gestire la mole di dati e informazioni che passeranno in cloud entro i prossimi tre anni servirebbero tra gli 8 e i 10 milioni di server nuovi. E se si considera che già oggi, in termini di consumo energetico, il fabbisogno del cloud è pari a quello di una superpotenza mondiale (”Se fosse una nazione, il cloud sarebbe il quinto consumatore di energia dopo Cina, Stati Uniti, Russia e India”, aveva ricordato pochi giorni fas Meg Whitman a Las Vegas e riprende a Milasno Zadak), si capisce perché Hp si sia mossa verso un approccio nuovo, lanciando Moonshot, che consuma l’87 per cento di energia in meno e riduce sensibilmente l’occupazione di spazio nei datacenter.
Similmente la società si sta muovendo in modo nuovo verso le tecnologie per l’era dei big data, adottando memristor e photonic, che rivoluzionano le metodologie di accesso ai dati.
Una nuova era, per un nuovo It.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome