Quando pensiamo al futuro del lavoro, è naturale pensare alla tecnologia. Big data, intelligenza artificiale, Internet delle cose promettono, o minacciano, di di ripensare il modo in cui viviamo e lavoriamo.
Ma è importante sottolineare che la tecnologia da sola è priva di significato e ne acquista soltanto se messa in relazione alle esigenze, ai problemi e agli obiettivi che gli uomini si pongono.
Donna Kimmel, Senior Vice president e Chief People Officer di Citrix, ci presenta le proprie previsioni in termini di tendenze per quella che sarà l’evoluzione del lavoro.
L’uomo sarà sempre al centro
Anche se i progressi tecnologici sono sempre più veloci e sorprendenti, nulla può sostituire l’empatia, la creatività e il potenziale delle persone che lavorano in un’azienda.
I datori di lavoro faranno sempre di più leva sulle passioni dei dipendenti per permettere ai team e ai singoli di abbracciare crescita e cambiamento.
L’arma segreta per tutto questo è l’attitudine alla crescita. Essere aperti a imparare cose nuove, a sfidare i propri limiti, ad apprendere dagli errori ci renderà persone capaci di fare fronte a un futuro in cui macchine intelligenti e big data saranno i protagonisti.
Dovremo riuscire ad andare oltre la nostra zona di comfort per cercare nuove idee e migliorare le nostre capacità.
Le aziende dovranno saper creare una cultura di positività e trasmettere la voglia di superare insieme gli ostacoli che si presenteranno, valorizzando i talenti di ognuno.
Quando i dipendenti sono messi nella condizione di dare un proprio contributo significativo al lavoro che fanno, diventano più propositivi e più produttivi.
Tecnologia fattore strategico
In un certo senso, il futuro del lavoro è già qui. Le soluzioni di digital workspace di Citrix offrono infatti la libertà di scegliere il modo in cui lavorare e vivere, di trasformare il lavoro da un posto in cui andiamo a qualcosa che facciamo, indipendentemente da dove ci troviamo e dal dispositivo che utilizziamo.
Anche le aspettative dei dipendenti sono molto cambiate nel tempo. Oggi, in Italia lo Smart Working interessa oltre 250.000 persone secondo i dati dell’Osservatorio Digitale del Politecnico di Milano, una percentuale destinata a crescere nel prossimo futuro.
Work-life balance, ricordo del passato
Oggi pensiamo diversamente alla relazione tra lavoro e vita privata. Il solo concetto di work-life balance sembra alludere a un’opposizione tra questi due poli che è sempre più nella teoria e meno della pratica.
Oggi, infatti, si preferisce parlare di work-life harmony, una dimensione in cui i diversi elementi delle nostre vite rappresentano uno strumento e noi siamo i direttori, con la responsabilità di creare una melodia che funzioni.
Ci saranno ancora gli uffici
È di pochi mesi fa la notizia che WordPress ha venduto i propri grandi uffici di S. Francisco perché erano sempre vuoti e i dipendenti preferiscono lavorare da casa.
Il lavoro da remoto è importantissimo (nel caso di WordPress viene anche incentivato), ma incontrare fisicamente i propri colleghi e interagire con loro non è qualcosa il cui valore verrà meno nel tempo, a prescindere dalle tecnologie che si svilupperanno.
Parlare con i colleghi, o anche soltanto prendere un caffè insieme può far nascere nuove idee: è più facile trovare ispirazione quando più persone animate da un medesimo obiettivo stanno insieme.
Si tratta di trovare il giusto equilibrio tra lavoro da remoto e lavoro in ufficio. Lasciare maggior autonomia ai dipendenti le rende capaci di darsi un’autodisciplina e di trovare nuovi comportamenti con i quali contribuire all’efficacia del business.
Lavoro e cultura
In questo nuovo scenario, la responsabilità degli imprenditori sarà quella di creare un ambiente inclusivo e produttivo in cui I dipendenti abbiano voglia di trovarsi. E questo ci porta all’elemento chiave e cioè la cultura.
La cultura dovrebbe essere l’insieme delle qualità che un’organizzazione possiede, non quelle a cui aspira. E queste qualità dovrebbero essere viste come componenti essenziali per costruire la fiducia dentro i team, stimolare l’innovazione e raggiungere il successo che sarà il passaporto per il futuro.
Per Donna Kimmel una forte cultura aziendale, per quanto importante, è solo una componente per un’organizzazione che punta al successo a lungo termine. Non ha senso, o forse non è nemmeno possibile, cambiare il modo di pensare al lavoro se poi non si cambia il modo in cui viene eseguito.
Qui sono i manager ad avere grandi responsabilità perché è ormai risaputo che buoni manager creano team forti che risultano essere estremamente efficaci. Il ruolo dei capi è cambiato profondamente e velocemente: oggi, un buon leader deve agire da facilitatore, motivatore e stratega. Perché quando le persone si sentono ispirate e valorizzate, non c’è nulla che non riescano a portare a termine.