Data center sostenibili efficienti e circolari: sfida raccolta e vinta da OVHcloud, grazie anche e sopratutto al suo sistema di watercooling
Quando si parla di datacenter, il pensiero corre veloce a strutture e tecnologie fra le più evolute al mondo. Riflessione ineccepibile ma, al tempo stesso riduttiva, incompleta.
A spiegarlo molto bene è la storia (tutta europea, una volta tanto) di OVHcloud.
La società francese, infatti, nel corso della sua storia ultraventennale ha saputo fare un percorso virtuoso, in cui tecnologie di frontiera si fondono con un notevole senso pratico.
Potrebbero sembrare concetti antitetici, e in effetti coniugarli richiede competenze e volontà non banali. OVHcloud stessa ha investito molto tempo per raggiungere un equilibrio invidiabile, e ogni giorno lavora duramente per affinare le proprie soluzioni.
Alfiere assoluto dell’impegno ambientale e tecnologico della società, è il watercooling dei server.
Il sistema di raffreddamento a liquido dei server (peraltro prodotti dalla stessa società transalpina) è un esempio calzante e illuminato di sviluppo tecnologico sostenibile.
Sono trascorsi infatti 20 anni dal lontano 2003, quando OVHcloud iniziò a studiare ed implementare i primi sistemi di raffreddamento a liquido dei server.
Questo approccio, per l’epoca avveniristico, ha garantito un importante know-how anticipato. Grazie all’esperienza fatta nel tempo, già nel 2006 venne realizzata la prima server room priva di impianti di condizionamento attivi.
Anche se non possiamo pubblicarne le foto, per evidenti motivi di segretezza industriale, ci ha molto colpito la qualità la cura dei dettagli. Ad esempio, le superfici a contatto con CPU e GPU vengono levigate a laser, permettendo alla pasta termoconduttiva di svolgere il proprio lavoro al meglio.
Il watercooling di OVHcloud: connubio perfetto fra sostenibilità ed efficienza
Raffreddare i propri server a liquidi non è una scelta solo ecologica, e neppure una scelta dal solo valore economico. Di fatto, è un insieme di entrambi gli aspetti. Un investimento tecnologico e di sviluppo che, da oltre 20 anni, produce importanti risultati di efficienza energetica.
Con quali vantaggi? prima di tutto un Power Usage Effectiveness (PUE) di 1,28. Ricordiamo che PUE è una misura dell’efficienza dei datacenter. Più la struttura è performante, più questo indice tende a 1. La media del mercato, ad oggi, è ben superiore a 1,5.
Non solo, anche l’utilizzo di acqua è decisamente basso: il Water Usage Effectiveness (WUE) è di 0,26 L/kWh, quasi 7 volte meno della media di mercato.
Le tecniche di watercooling di OVHcloud raffreddano efficacemente i moderni processori caratterizzati da Thermal Design Power (TDP) elevati. Alla costante ricerca di soluzioni innovative, OVHcloud ha definito un Delta T = 20K per le sue infrastrutture più recenti. Questo parametro, che indica la differenza di temperatura tra l’acqua in entrata e quella in uscita dal data center, è cruciale per l’efficienza idrica e permette di raggiungere il WUE che abbiamo visto poco sopra.
Un risultato che assume un significato ancora più rilevante in funzione della crescente carenza d’acqua a livello globale. E un ulteriore esempio della lungimiranza avuta da OVHcloud in tempi non sospetti.
Il modello industriale: la produzione di server arma vincente per flessibilità ed efficienza
Al centro di 20 anni di innovazioni tecnologiche, sviluppate per implementare un cloud sostenibile, si collocano gli stabilimenti di OVHcloud con sede a Croix e a Beauharnois. Abbiamo potuto visitare la sede di Croix, e capire in prima persona il livello di efficienza e di innovazione di cui la società francese può disporre.
Le linee di produzione sono organizzate nei minimi dettagli, e il fatture-uomo gioca ancora un ruolo determinante. Del resto, la qualità dell’assemblaggio e la cura maniacale dei dettagli richiesta dai server di OVHcloud richiede la presenza di persone specializzate. Alcune delle attività sono robotizzate, come potete vedere nel video qui sotto, ma si tratta per lo più di operazioni ripetitive e in cui sono movimentate parti meccaniche, non elettroniche, dei server.
Le due factory permettono a OVHcloud di mantenere un controllo totale sulla progettazione e sulla realizzazione dei suoi server, con vantaggi significativi in termini di innovazione, competitività e resilienza.
Si tratta di un modello di integrazione verticale che si inserisce in un circuito produttivo breve e circolare, in cui il 100% dei server viene smontato dopo l’utilizzo.
Questo passaggio, attraverso test approfonditi, permette di riutilizzare alcuni componenti, ampliando così il ciclo di vita complessivo dell’hardware e garantendo ai server di OVHcloud il funzionamento per almeno 5 anni.
L’approccio circolare si applica anche ai siti in cui si trovano i data center, riadattando gli edifici esistenti anziché costruirne di nuovi.
Non stupisce, allora, sapere che ben 24 dei 33 data center di OVHcloud siano ospitati in edifici preesistenti. Un enorme vantaggio, che permette alla società di essere presente in luoghi normalmente preclusi a strutture energivore e (sopratutto) particolarmente esigenti in termini di raffreddamento.
Siamo entrati nel data center di Roubaix, e quello che ci ha colpito fin da subito è l’impressionante densità di server presenti. Per evidenti ragioni di segretezza non possiamo mostrarvi fotografie, ma vedere centinaia e centinaia di server senza alcun sistema di raffreddamento attivo non è esperienza di tutti i giorni.