Forrester: la gestione dei progetti è ancora insufficiente

Crescono le realtà che, per esigenze di controllo, hanno avviato specifici Project management office. Ma si tratta di strutture spesso delegate a compiti esecutivi e con scarsi poteri gestionali.

18 luglio 2003 Secondo una ricerca Forrester molte aziende hanno deciso di coordinare i progetti riferiti ai sistemi informativi aziendali attraverso i cosiddetti Project management office (Pmo). Queste strutture sono entrate in funzione, ma in molti casi si limitano a compilare rapporti a beneficio degli alti dirigenti delle imprese, senza curarsi di garantire il rispetto dei modi e della tempistica di un progetto. Cosa che potrebbe spiegare il ritardo subito da molte nuove implementazioni. A quanto afferma l’autore del rapporto, Tom Pohlmann. «il fatto non desta sorpresa».

Lo studio Forrester si basa su diverse centinaia di interviste telefoniche condotte con aziende americane. Il sessantasette percento degli interessati riferisce di avere istituito la figura del Pmo, nell’ambito o all’esterno della divisione informatica. La presenza di questi uffici è in aumento rispetto alla percentuale del 53% registrata in una analoga indagine svolta lo scorso anno. Il problema, prosegue Pohlmann, «è che tali uffici agiscono da guardiano ed estensore dei verbali per conto della dirigenza, perdendo di vista la loro missione originaria, che è quella di far funzionare un progetto».


Per gli scopi di questa analisi Forrester classifica tra i “fallimenti” i progetti terminati con un ritardo tra uno e tre mesi se il numero di utenti coinvolti è superiore ai 3.000. La percentuali di progetti conclusi con oltre tre mesi di ritardo è del 19%, più un ulteriore 17% con un ritardo compreso tra uno e tre mesi. Pohlmann attribuisce questo record negativo alla scarsa motivazione da parte del management informatico, non a un difetto metodologico. Commentando i risultati dello studio, Don Christian, consulente di PricewaterhouseCoopers, afferma che Forrester è troppo severa nel giudicare i tempi di ritardo. «Tre mesi sono più che accettabili quando i benefici per l’azienda ci sono».

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