Esempi eccellenti

I casi di Veneto Nanotech, Tecnalia e Torino Wireless

La realtà Veneto Nanotech
«Veneto Nanotech, il Distretto tecnologico per le nanotecnologie – ha spiegato Federica Lodato, responsabile relazioni esterne del Distretto – è nato su iniziativa del Miur (e con un fondo di 26 milioni di euro cui si sono aggiunti i 16 milioni della Regione),
in base a uno studio commissionato alla McKinsey per verificare quali fossero le competenze specifiche sul territorio. In questo contesto è stato evidenziato come in Veneto esisteva una grande concentrazione da un lato di docenti, ricercatori e studenti di facoltà a carattere scientifico incentrate sulle nanotecnologie, e dall’altro un elevato tasso di imprenditorialità e un’alta concentrazione di aziende nei settori maggiormente influenzati da tali tecnologie».

In due anni di attività sono stati inaugurati i laboratori Nanolab, realizzate le due iniziative Nanoweek, la campagna informativo-divulgativa sulle nanotecnologie, e Nanochallenge, competizione per idee di business in ambito nanotech a livello internazionale, entrambi oggi alla seconda edizione. A breve, inoltre, verrà inaugurato il centro Ecsin, il primo in Europa a occuparsi dello studio dell’impatto delle nanotecnologie su tre fronti: salute umana, ambiente e aspetti etici, in contemporanea.

Mentre recentemente sono stati messi in cantiere due progetti relativi alla realizzazione di un campus per le nanotecnologie, e di un centro per
i nanodispositivi. Altra importante mission alla quale sta lavorando Veneto Nanotech, come ha spiegato Lodato, è quella di cercare di riportare in Italia i famosi cervelli fuggiti. Per cui la struttura sta cercando
di mettere a punto delle figure di Visiting
e Permanent professor.

Il ruolo di Tecnalia
Tecnalia è un’associazione che, nell’ottica di un progetto
di sviluppo che vede nell’aggregazione dei professionisti dell’Ict un vero e proprio hub di opportunità, si è posta il preciso scopo di riunire in
sé il maggior numero di professionalità legate alle nuove tecnologie dell’informazione.

«Partecipiamo, per esempio – ha spiegato Michele Cipolli -,
a iniziative in cui si mettono in relazione i parchi scientifici e tecnologici nazionali con le loro controparti a livello internazionale, in modo così da poter mettere in campo una sorta di interscambio di conoscenze ed esperienze di carattere internazionale».

Al momento Tecnalia non si propone di fornire servizi specifici, ma sta supportando la creazione di un network di relazioni, operando ove possibile, come aggregatore di competenze. L’obiettivo, quindi, è quello di proporsi come un abilitatore di processi, che in alcuni casi si stanno iniziando a declinare ora, mentre in altri sono già stati definiti.

I piani di Torino Wireless
Nato nel 2000 e con il coinvolgimento di oltre 2mila attori locali, «il Piano strategico di Torino è stato il primo in Italia a essere riconosciuto dal Miur» ha spiegato Paolo Verri, direttore
della Fondazione Torino Wireless.

A partire da una survey sui Distretti tecnologici internazionali eseguita da McKinsey, e dopo circa sei mesi di lavoro incrociando i dati riguardanti ricerca e impresa sul territorio piemontese, emerse che l’ambito maggiormente interessante dal punto di vista degli asset presenti, con 60 aziende e oltre 2.000 ricercatori, era quello dell’Ict. Nel novembre del 2001 fu firmato, alla presenza dell’allora ministro Letizia Moratti, un patto che coinvolgeva il Ministero, l’interezza degli enti locali, le Università, il Politecnico e i soggetti associativi dello sviluppo economico: Camera di commercio e Unione industriale, oltre, ovviamente ad alcuni grandi operatori del mercato Ict. «Questo “memorandum of understanding” – ha spiegato Verri – metteva sul tavolo una riserva complessiva di 120 milioni di euro».

Nel lungo periodo, le mete che Torino Wireless desidera raggiungere da qui a dieci anni sono
il raddoppiamento dell’incidenza dell’Ict sul peso economico regionale, portare il numero di ricercatori presenti sul territorio da 2mila a 4mila, e di far nascere una media tra le 10 e le 15 nuove aziende l’anno.
Si è, inoltre, già iniziato a lavorare alla messa
a punto di un secondo piano strategico, che al momento consta di un documento previsionale,
e che entro quest’estate inizierà a essere declinato in diversi progetti attuativi, che hanno l’ambizione di focalizzare ulteriormente l’attività del Distretto, nell’ambito della costruzione di una società della conoscenza, in cui la produzione immateriale abbia una fortissima e significativa preponderanza.

«In un certo senso – ha concluso Verri – Torino Wireless rappresenta l’esempio più importante della collaborazione tra pubblico e privato, e allo stesso tempo il fondamento del nuovo piano strategico, con un valore, quindi, oltre che strettamente operativo, anche simbolico».

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