Difficoltà d’incontro tra pubblico e privato

Le aziende che vogliono innovare hanno bisogno di sapere su quali interlocutori possono contare per fare ricerca La disponibilità dei fondi è un problema

Ma come si incontrano Università e imprese? La domanda non è banale e le modalità appaiono “complicate”. Le Università italiane, secondo Alfonso Fuggetta, amministratore delegato del Cefriel, non sempre si sono mosse con la dovuta flessibilità e apertura, per cercare di interagire con la mentalità i tempi e i vincoli ai quali le imprese sono assoggettate, e con i quali devono necessariamente fare i conti. «L’esperienza del Cefriel per certi versi è unica – ha detto Fuggetta – nel senso che alla fine, per poterci muovere con i tempi richiesti dall’impresa, ci siamo trovati a dover costituire un’impresa. Una realtà che pur avendo come mission il trasferimento tecnologico, per poter rispondere nel modo e nei tempi necessari a chi sta sul mercato, si è dovuta dotare della struttura e delle modalità di funzionamento di un’impresa».

Sempre secondo Fuggetta gli imprenditori italiani, per diversi motivi (tra cui lo scoppio della bolla delle dotcom o anche perché non trovano l’interlocutore giusto), tendono a non investire in innovazione e sviluppo, o per lo meno lo fanno molto al di sotto della media europea. A suo avviso è necessario che si abbandoni la convinzione profondamente errata che le università, in quanto enti pubblici, debbano lavorare gratis. Sono necessari degli investimenti che devono nascere dalla volontà di innovare, e quindi anche di scommettere e rischiare su soluzioni innovative.

Il terzo anello della catena, secondo l’amministratore delegato del Cefriel, è rappresentato dal pubblico, il quale si scontra diversi problemi sia su scala territoriale che nazionale. Dove la questione principale concerne la necessità di una maggiore armonia negli interventi degli attori locali, e quindi Regione, Provincia e Comuni, che tenda a rendere appetibile l’insediamento di nuove aziende sul territorio, mettendo a disposizione fondi per le imprese, per la ricerca, e soprattutto facendo del vero e proprio marketing territoriale. A livello nazionale, invece, il problema principale sarebbe quello legato ai finanziamenti pubblici, che nella maggior parte dei casi vengono erogati solamente sotto forma di prestiti agevolati e non di finanziamenti veri e propri, che sono più adatti a coprire una parte significativa dei costi.

Della stessa opinione è anche Claudio Giuliano, direttore generale della Fondazione Torino Wireless, il quale si è detto convinto del fatto che il freno maggiore in questo senso non è rappresentato tanto dall’esiguità dei fondi che lo Stato mette a disposizione delle imprese, quanto invece dalla incoerenza degli interventi. «Spesso – ha affermato – le aziende più innovative che accedono ai venture capital, in un certo senso non hanno neanche il tempo di domandarsi se ci sia la possibilità o meno di accedere a fondi pubblici». Sono quindi, secondo Giuliano, le modalità di erogazione che vanno cambiate, sia abbreviandone i tempi di erogazione, sia orientando gli interventi più al miglioramento dei prodotti anziché dei processi, in quanto a suo avviso anche se questi ultimi sono certamente importanti, difficilmente garantiscono però dei salti quantici.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome