Il rapporto 2004 vede finalmente confermati i segni della ripresa. Nessuna crescita a due cifre, ma un sostanziale recupero di tutta l’Ict, con particolare riguardo al settore delle telecomunicazioni.
20 febbraio 2004 Emblematica la slide di
apertura, con la quale Bruno Lamborghini, Presidente di
Eito (European information technology observatory) ha
inaugurato la sessione di presentazione del rapporto 2004,
sullo stato e le prospettive del mercato hi-tech in Europa.
“Out
of the tunnel!”, è la citazione testuale. E a dire il vero, dopo
anni in cui sembrava che il comparto It avesse davvero imboccato una galleria
senza uscita, l’annuncio è di quelli che si ascoltano con
piacere.
Soprattutto perchè confortato da una serie di dati e di indicatori
che confermano la tendenza.
Se nel 2003 il mercato Ict è
riuscito a mettere a segno un modestissimo, ma incoraggiante rispetto al 2002,
+0,8%, il 2004 non vedrà certo il ritorno di crescite a due
cifre, ma dovrebbe chiudersi con un +3,1% che nel 2005 potrebbe sfiorare
il 5%.
Quanto all’It, dopo un 2003 negativo, chiuso con un -1,2%,
nel 2004 si dovrebbe invertire la tendenza, con un +2,4% per arrivare nel 2005 a
un +4,3%, grazie al mercato di sostituzione, che privilegia i notebook rispetto
ai desktop.
Positivo è anche il fatto che l’Italia non si
discosta poi in modo così sensibile dalle medie dell’Europa occidentale.
L’intero comparto Ict è cresciuto dell’1,3% nel 2003, ma dovrebbe mettere a
segno iun +3,1% quest’anno per arrivare a un +4,6% nel 2004. Un po’ più lento
resta il solo segmento It, già più negativo nel 2003, che nel 2004 non dovrebbe
superare la crescita dell’1,7%, mentre meglio della media dovrebbe essere
l’andamento del comparto Tlc: +5% nel 2003 e +4,5% nel 2004-2005.
Banda
larga, reti integrate per e-business ed e-government, nuovi contenuti digitali
sono i driver della ripresa. Ma, secondo Lamborghini, devono essere accompagnati
da attente misurazioni degli obiettivi e dei risultati raggiunti.
Tenendo in
massima considerazione temi quali convergenza, contenuti, mobilità.
E senza
trascurare tutto quanto ha a che vedere con i nuovi media digitali, ai quali il
rapporto ha per la prima volta dedicato uno studio a
latere.