Cronache da Donnafugata

I big dell’It sembrano afflitti da una logica “convenzionale”, ovvero da convention. Ma a volte gli appuntamenti sono dei riti, senza reali novità in cantiere

19 giugno 2003 Sembra di vedere il film di Visconti. Sembra di vedere la scena del ballo patrizio. Sembra di vedere Don Fabrizio principe di Salina e la bella Angelica evoluire, lei che crede che tutto cambi, lui che prova a far si che nulla muti davvero. Sembra che il copione a cui stiamo, da tempo, assistendo lo abbia ideato un Tomasi, e ambientato in una Donnafugata qualsiasi del mondo It.
Stiamo parlando dello scenario gattopardesco degli appuntamenti coatti che i grandi dell’informatica mettono a calendario ogni anno, nello stesso periodo, con una metodica da cerimonia del tè, che vuole chiarire aggiungendo elementi, integrare le strutture It personalizzandole, far aumentare il business allungando sempre più il respiro strategico.
La fiera dell’ossimoro che, alla fine della stessa, ti fa chiedere: “embe’, cosa è cambiato?”.
Nulla, perché si ha bisogno di certezze, sostanzialmente.
Si è appena chiusa a San Francisco l’ennesima edizione della JavaOne, eterno e totalizzante appuntamento di tutti coloro che amano la libertà del networking. Una libertà, però, vista, vidimata e bollata da Sun, con il timbro di Java.
Messaggio forte di quest’anno: Java dovunque.
Scusate, saremo anche distratti, subissati di informazioni, ma questa l’avevamo proprio già sentita. E non il mese scorso: almeno tre anni fa.
Ad Assago.
Repetita juvant.
Sarà. Ma c’è bisogno di sciropparsi una settimana a Frisco per ricordarselo? Non bastava una bella pubblicità?
Non che la JavaOne sia stata vuota di contenuti: il progetto Rave, per facilitare lo sviluppo sotto J2Ee potrebbe essere una novità veramente consistente. Ma il punto rimane: che bisogno c’è di andare a fare kermesse per aggiornarsi su una cosa futuribile? Non era meglio incontrare un tecnico o un partner Sun locale, con il quale, oltretutto, possiamo consolidare i rapporti che più ci interessano?
Sia chiaro, non è Sun la pietra dello scandalo: è solo di cronaca.
Ibm, per esempio, è reduce da una fiera primaverile dedicata agli sviluppatori da cui è uscita, si e no, una manciata di novità. E Microsoft, gira voce, si appresta a tenere un TechEd nel quale le cose nuove saranno da cercarsi con il lume.
Quello che stiamo lamentando, quindi, coinvolge tutte le grandi società dell’It, che sono prigioniere della logica “convenzionale” (da convention) statunitense.
Noi, che per cultura, nei confronti delle adunate oceaniche dovremmo aver sviluppato un po’ di anticorpi, possiamo anche permetterci di stringere la mano destra rivolta verso l’alto per chiedere un po’ di sintesi.
E, soprattutto, vorremmo invocare una maggiore stima nei confronti di tecnici e responsabili nazionali, di partner e integratori che qua vivono e qua lavorano. Non è questione di sciovinismo, ma in linea di massima, non sarebbe male dare maggiore valore agli operatori nazionali e affidarsi al loro consiglio. Anche così riprende un’economia. O, perlomeno, ci prova.

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