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Contro i costi in più dello smart working, l’inkjet si rivela un alleato

Dietro tanti aspetti positivi sempre più apprezzati dello smart working, con il passare delle settimane emergono anche alcuni problemi non sempre tenuti nella dovuta considerazione.

Banalmente, anche una comune stampante può arrivare a pesare sull’economia familiare e la tecnologia inkjet di ultima generazione offre una risposta.

In particolare, dopo aver analizzato la quesitone nell’insieme, Epson si sofferma su un aspetto per niente trascurabile.

Il periodo di lavoro da remoto e didattica a distanza, ormai per alcuni arrivato a superare i tre mesi, comporta infatti anche un aumento inevitabile nei consumi di casa.

Se la connessione a Internet nella maggior parte dei casi ha una tariffa flat, energia e materiale di consumo per la stampante registrano certamente un’impennata imprevista.

Dove non c’è la possibilità di trovare almeno in parte comprensione e supporto concreto  dall’azienda, è comunque possibile ridurre le spese scegliendo in modo consapevole e responsabile le tecnologie più adatte. Con in più, l’aspetto non secondario di contribuire anche a ridurre l’impatto ambientale.

I vantaggi nascosti dell’inkjet

In particolare, protagonista della svolta potrebbe essere una maggiore propensione ad adottare le più moderne tecnologie di stampa inkjet al posto di quelle laser, spesso ancora diffuse anche in ambito domestico o soprattutto profesisonale.

Secondo una ricerca Epson infatti, se tutte le stampanti laser in uso in Europa venissero sostituite con le stampanti e i multifunzione EcoTank per la casa e professionali, ogni anno i consumi energetici diminuirebbero di oltre 311 milioni di kWh.

Tra le caratterstiche, in particolare spicca la ricarica dei serbatoi di inchiostro, riducendo lo spreco legato alla sostituzione delle intere cartucce

Vale a dire,  la quantità di energia necessaria per soddisfare il fabbisogno annuo di 94.981 famiglie, con un risparmio di oltre 38,1 milioni di euro.

Inoltre, anche le emissioni di CO2 si ridurrebbero di circa 117.000 tonnellate all’anno. Un volume equivalente alla capacità di assorbimento annua di una foresta di 5,4 milioni di alberi.

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