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Competenze digitali: cosa serve e cosa manca

Dal 6 aprile scorso è  disponibile una norma tecnica europea per definire il modello di catalogazione delle competenze digitali dei professionisti ICT. Sarà applicabile nei paesi EU. Qui tutte le informazioni.

Il percorso verso la trasformazione digitale è difficile e il nostro Paese si sta muovendo senza una precisa traiettoria e privo di un’unica regia: il risultato è una situazione a macchia di leopardo.
Questo è il panorama che traccia l’Osservatorio Competenze digitali 2015 stilato da NetConsulting cube. Dai dati raccolti, le aziende dichiarano che la priorità strategica per il 2015-2016 è proprio la trasformazione digitale, però se da un lato le tecnologie sono sempre più accessibili e meno costose, dall’altro è sempre più complesso incorporarle nelle operazioni aziendali e nella vita quotidiana. La trasformazione digitale non è solo un fatto tecnologico, ma culturale e di business.

Adeguare le competenze alla luce dei nuovi trend

Aziende e Pa sono consapevoli (rispettivamente, 80 % e 90% degli intervistati) dell’impatto della “digital trasformation” e della necessità di adeguare le competenze digitali, soprattutto alla luce dei nuovi trend (come mobile, digitalizzazione di flussi e processi, business analytics, cloud computing e pagamenti elettronici). Le diverse organizzazioni si trovano perciò a riconsiderare le proprie competenze interne e a promuovere un cambiamento culturale in una logica digitale.
Gli ostacoli da superare per una vera trasformazione digitale non sono di natura economica – spiega  Giancarlo Capitani, presidente di NetConsulting cube – ma sono legati a un problema culturale: ci scontriamo con l’ignoranza digitale da parte del top management e con una scarsa capacità di comprendere quali siano le leve di trasformazione da conferire attraverso un uso intensivo e strategico della nuova generazione di tecnologie digitali”.
L’ostacolo a questa trasformazione – prosegue Capitani – è dovuto sia alla mancanza di competenze tecnologiche e di business sia di competenze che sappiano associare business e tecnologie in modo da realizzare quella sinergia che rappresenta il vero strumento di trasformazione. Tuttavia, va sottolineato, c’è anche la consapevolezza e l’intenzione di colmare tali gap di competenze”.

La percezione del delle carenze è marcata

La percezione di questa carenza, secondo i risultati dell’Osservatorio, va dal 62,9 % delle aziende utenti, al 60 % della Pa locale e di quella centrale. È invece minore la percezione del gap nel caso delle aziende che offrono tecnologie.
Se entriamo nel dettaglio dei profili più critici, nelle aziende Ict sono Security Specialist, Enterprise Architect e Business Analyst (quest’ultimo soprattutto nelle realtà medio-piccole). Nelle aziende utenti, troviamo invece in prima posizione i Cio, seguiti da Ict Security Specialist, Database Administrator e Digital Media Specialist.

La criticità del Cio

Il Cio è un profilo fortemente critico anche nel settore pubblico (in tutti gli Enti centrali e in oltre l’80% di quelli locali). Gli Enti centrali indicano inoltre come critici ruoli quali l’Enterprise Architect e il Business Information Manager, seguiti dall’Ict Consultant Business Analyst.
Nella Pa, dopo i Cio, le maggiori criticità riguardano le figure dell’Enterprise  Architect, dell’Ict Security Manager e del Digital Media Specialist.
Mancano esperti di sicurezza soprattutto di cyber security – precisa Capitani -, ma anche business information manager con conoscenze di problematiche di business e del portafoglio tecnologico. Scarseggiano poi gli Enterprise Architect, ovvero persone in grado di creare soluzioni ibride, prodotte all’interno ma avvalendosi di risorse esterne”.

Il Gap è quantitativo e qualitativo

Sia le aziende utenti sia le aziende Ict segnalano un gap di natura quantitativa. Ma c’è poi un problema di qualità di competenze, un divario tra bisogni e percorsi formativi, in quanto il sistema formativo non è in grado di produrre risorse di questo tipo né in quantità né in qualità. Non esiste nemmeno un mercato del lavoro strutturato che consenta di accedere in modo relativamente facile a tali risorse.
L’Osservatorio evidenzia che i canali più utilizzati per reclutare le risorse richieste sono diversi nei vari target: nelle aziende Ict prevale il network personale/professionale (utilizzato dal 70% delle aziende interpellate), le aziende utenti si rivolgono invece prevalentemente a società di ricerca e selezione e di head hunting (per i profili più alti). Nella Pa si ricorre soprattutto al concorso pubblico (100% nella Pac e oltre il 90 % nella Pal).

Si fa training on the job

L’evoluzione delle competenze interne si basa in particolare sul training on the job, ma si tratta di numeri inconsistenti rispetto all’importanza e alla serietà dell’obiettivo. Per quanto riguarda infatti le giornate pro-capite annue dedicate alla formazione, sono 4 nelle aziende Ict, 3 nelle Pubbliche amministrazioni e 3 nelle aziende utenti.
Del resto – sottolinea Capitani – gli investimenti in formazione decrescono di anno in anno e le aziende non costruiscono congiuntamente percorsi formativi che siano in grado di coniugare le esigenze di quelle realtà che vogliono muoversi verso la crescita digitale. C’è un disallineamento tra esigenze della domanda e capacità del mondo formativo pubblico di soddisfarla. E le aziende interagiscono ancora poco con questo mondo”.
Infatti, solo il 60% delle aziende (Ict e utenti) e degli Enti pubblici dichiara di avere rapporti continuativi con il mondo accademico, ma il rapporto con le università si limita ad assorbire risorse già formate per attività di stage e supporto a tesi di laurea sperimentali. Meno diffusi ancora i rapporti con Istituti Tecnici e Istituti di Scuola di Istruzione Secondari (solo il 27,35 % delle aziende Ict e il 22 % delle aziende utenti e degli Enti pubblici).
Bassa anche la conoscenza dell’offerta formativa specialistica di strutture come Its e Ifts.

 

Intanto, dal 6 aprile scorso è  disponibile una norma tecnica europea per definire il modello di catalogazione delle competenze digitali dei professionisti ICT. Sarà applicabile nei paesi EU. Qui tutte le informazioni.

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