Cloud, social network, smartphone e fisco nel mirino del Garante

Presentato a Roma il volume che chiude il settennato del garante per la protezione dei dati personali. Il consuntivo del 2011, l’attenzione ai nuovi fenomeni sociali, l’esigenza di internazionalizzazione.

Non poteva non chiudersi con uno sguardo attento ai fenomeni Internet, social e cloud l’analisi dei sette anni di attività del Garante per la protezione dei datai personali in Italia.
Non una celebrazione, ma un consuntivo di un settennato giunto ora a fine mandato e riassunto in un volume dai titolo “Sette anni di protezione dati in Italia” presentato questa mattina a Roma, in un evento al quale hanno preso parte Francesco Pizzetti, Giuseppe Chiaravalloti, Mauro Paissan e Giuseppe Fortunato.

Il 2011 ha visto parte delle risorse e degli interventi indirizzati verso le tematiche di Internet dei social network, della la trasparenza on line, delle implicazioni derivanti dall’utilizzo in ambito privato e aziendale di smart phone e di sistemi di cloud computing, fino ad arrivare ai più recenti interrogativi sorti in merito alla tutela dei contribuenti nell’ambito delle misure antievasione.
Nel contempo, il Garante ha mantenuto la sua presa su tematiche forse più consuete ma non meno rilevanti quali sanità, tutela dei minori nel mondo dell’informazione, telemarketing, diritti dei consumatori, rapporto di lavoro, ricerca medico-scientifica.

Diverse le modalità nelle quali il garante ha esercitato le sue attività.
In primo luogo si è fatto carico dell’emanazione di linee guida che servissero e continuino a servire da riferimento per il trattamento corretto dei dati personali.
Le linee guida, tutte reperibili online sul sito del Garante, riguardano gli ambiti più disparati: le più recenti, pubblicate lo scorso 20 febbraio, riguardano blog, forum, social network e siti web che si occupano di salute.
L’attività regolatoria ha interessato anche il mondo bancario, il settore delle telecomunicazioni, con l’istituzione del Registro delle Opposizioni, e ancora il mondo del lavoro, per la corretta implementazione dei sistemi di geolocalizzazione dei veicoli aziendali, o per il corretto utilizzo dei dati biometrici dei dipendenti.

Oltre alle attività regolatorie, il Garante si è occupato delle attività di verifica e di richiamo, nonché delle attività sanzionatorie in caso di violazioni accertate.
3668 sono state, nel corso del 2011, le richieste di chiarimenti o di interventi nelle aree telefonia, Internet e informatizzazione, sanità e servizi di assistenza sociale, videosorveglianza, rapporti di lavoro, mentre 257 sono stati i ricorsi decisi soprattutto in merito a violazioni ipotizzate nel mondo bancario, lavorativo, nel marketing e nel settore telefonico e telematico.
Se le ispezioni svolte nel corso dell’anno sono state 447, alcune delle quali anche a carico di società che forniscono servizi informatici in modalità cloud, 358 sono state le violazioni amministrative contestate, 37 delle quali segnalate all’autorità giudiziaria.
Complessivamente, le sanzioni riscosse hanno superato il tetto dei 3 milioni di euro.

Fondamentale, poi, è il legame che l’Authority ha stabilito in questi sette anni a livello internazionale e nello specifico con le entità omologhe europee.
Il Gruppo Articolo 29, del quale fa parte anche il nostro Garante, si è occupato dell’elaborazione del nuovo Regolamento in materia di protezione dati presentato a fine gennaio dalla Commissione Europea, destinato a sostituire la Direttiva del 1995, e della Direttiva per la disciplina del trattamento di dati per finalità di giustizia e di polizia.
Sempre nelle responsabilità del Gruppo Art. 29 ci sono analisi e decisioni sui servizi di cloud computing; sul cosiddetto “Pacchetto Telecom” che introduce nuove regole relative all’uso dei cookies ed al tracciamento degli utenti, sull’utilizzo delle tecniche di profilazione legate alla “pubblicità comportamentale” (behavioural advertising), sugli smart phone e sulla geolocalizzazione degli utenti, sulle tecnologie Rfid.

La capacità del garante di muoversi in un contesto internazionale viene considerata ”conditio sine qua” nel prossimo futuro: sempre più spesso le singole authority nazionali dovranno lavorare congiuntamente alle loro omologhe europee e mondiali per garantire adeguate misure di protezione dei dati ai cittadini e dare piena attuazione dei regolamenti internazionali nei rispettivi contesti locali.

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