In Europa, crescono le Pmi ma non i posti di lavoro

La Settimana europea delle Pmi si è aperta con una fotografia dello stato dell’arte che incita l’attività dirigistica. Vanno bene le aziende che hanno già puntato sul contenuto tecnologico.

I

l Vicepresidente della Commissione europea Antonio
Tajani
ha inaugurato a Roma la Settimana europea delle Pmi e del
Mercato unico insieme alla Vicepresidente del Parlamento europeo Roberta
Angelilli
e al ministro degli Affari europei Enzo Moavero Milanesi.

Le manifestazioni a contorno della Settimana
delle Pmi, è chiaro, dovranno alimentare la fiducia nella capacità dell’Europa
di sostenere il loro sviluppo.

Ma c’è anche da registrare che, sinora, a livello
Ue gli sforzi compiuti dalle Pmi per uscire dalla crisi hanno portato solamente
a una crescita senza la creazione di nuovi posti di lavoro.

Emerge dalla relazione 2012 sulla loro
attività curata dalla Commissione europea e presentata a Bruxelles.

QUI si accede
alla relazione.

I dati europei

Le Pmi rappresentano più del 98% di tutte le
imprese (20,7 milioni di imprese, circa) con oltre 87 milioni di dipendenti. Il
92,2% di loro è fatto da microimprese con meno di 10 dipendenti. Rappresentano
il 67% dell’occupazione totale e il 58% del valore aggiunto lordo (Val).

Le tendenze negli Stati membri divergono e
mancano segnali positivi sul fronte dell’occupazione. In questa situazione, per
la Commissione, l’equilibrio può essere rovesciato da un’incisiva azione
politica
che affronti i fattori di crescita delle Pmi.

In Austria e Germania, per esempio, le Pmi
ottengono risultati particolarmente buoni: superano i livelli 2008 precedenti
la crisi sia in termini di Val che di occupazione.

Dalla relazione emerge che le economie in
crescita, che aumentano o almeno stabilizzano la domanda, aiutano le Pmi a
mantenere, se non ad aumentare, la loro attività; la crescita del valore
aggiunto reale deriva dalla crescita reale dell’occupazione e dalla crescita
reale della produttività (ma predomina il primo fattore); costituisce un
fattore ausiliario l’impegno di un’economia nell’industria manifatturiera a
media e alta tecnologia e in servizi ad alta intensità di conoscenze; la
riduzione dell’occupazione nelle Pmi degli Stati membri aventi le caratteristiche
suddette è stata inoltre inferiore a quella di altri Stati.

Bene le Pmi tecnologiche

Le imprese appartenenti ai cosiddetti settori
della produzione ad alta tecnologia e dei servizi ad alta intensità di
conoscenze dànno risultati particolarmente buoni in termini di produttività e
di occupazione.

Nell’Ue esistono circa 46mila Pmi circa nel
settore della produzione ad alta tecnologia e oltre 4,3 milioni nei servizi a
elevata intensità di conoscenze. Si tratta di Pmi del settore farmaceutico,
elettronico o dei servizi giuridici e di contabilità, di R&S scientifici e
le industrie creative.

Insieme rappresentano oltre un quinto (21,1%) di
tutte le PmiI dell’Ue.

La relazione sostiene che la creazione di un
numero maggiore di tali imprese dovrebbe essere parte integrante della
strategia per la crescita e suggerisce una serie di misure appropriate.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome