Home Digitale Board: più del 70% dei decision-maker si dedica di più alla pianificazione

Board: più del 70% dei decision-maker si dedica di più alla pianificazione

I nuovi dati presentati da Board International, fornitore di tecnologie di Intelligent Planning, rivelano che i business leader hanno iniziato a concentrarsi maggiormente sulla pianificazione degli scenari in risposta alla volatilità del panorama imprenditoriale. Secondo il sondaggio Global Planning Survey 2024 di Board, il 73% dei decision-maker in Italia (globale: 71%) ha iniziato a dedicarsi con maggiore impegno alla pianificazione, soprattutto come conseguenza della guerra in Ucraina, della crisi del costo della vita e delle continue perturbazioni della supply chain.

In cima alla lista delle minacce per le quali le aziende italiane si stanno preparando – secondo Board International – ci sono la carenza di manodopera (40%; globale: 36%), i cyberattacchi (38%; globale: 34%), il blocco dei canali chiave della supply chain (33%; globale: 30%), interruzione parziale dei servizi cloud o IT (33%; globale: 27%), e incertezza delle risorse con aumento dei costi (31%; globale: 29%).

Nonostante una rinnovata attenzione alla pianificazione in questo periodo di grandi cambiamenti, molte aziende continuano ad avere difficoltà a pianificare in modo efficace. Il sondaggio rivela segni di “affaticamento della pianificazione” in molte organizzazioni, evidenziando un calo del 14% nel livello di attenzione delle aziende sia in Italia che in tutto il mondo nei confronti della pianificazione rispetto all’anno scorso. Analogamente, più di due terzi (69%) dei business leader italiani (globale: 73%) ammettono che la propria organizzazione basa le decisioni di pianificazione su ipotesi anziché i dati reali.

Nel complesso, sottolinea Board International, questi risultati indicano che molte aziende hanno difficoltà a implementare un processo decisionale basato sui dati. Più di un terzo degli intervistati italiani riferisce che le inefficienze nella pianificazione hanno avuto un impatto sulla capacità dell’organizzazione di attrarre e trattenere i talenti (36%; globale: 29%), di restare al passo con i concorrenti (34%; globale: 29%) e di promuovere innovazioni relative a prodotti o servizi (34%; globale: 27%).

Board International
Preparazione aziendale ad alcuni cigni neri

Dal sondaggio emerge che troppe aziende si limitano a monitorare le potenziali crisi, anziché prepararsi attivamente ad affrontarle. Le interruzioni tecnologiche catastrofiche, ad esempio, guasti alle infrastrutture essenziali o le conseguenze impreviste dell’IA (55%; globale: 44%), una guerra commerciale globale (46%; globale: 40%) e le catastrofi climatiche e ambientali (34%; globale: 40%) sono i cigni neri più discussi in Italia, senza che sia stata intrapresa una pianificazione attiva al riguardo.

Board ha rilevato che il 41% degli intervistati italiani (globale: 43%) prende in considerazione il fallimento finanziario globale, ad esempio crisi del debito sovrano, ma solo il 27% (globale: 31%) sta attivamente elaborando una pianificazione degli scenari per questo rinoceronte grigio.

Gli insegnamenti tratti da cigni neri o rinoceronti bianchi come il conflitto a Gaza o la guerra in Ucraina evidenziano quanto sia importante per le organizzazioni anticipare e mitigare il rischio di sconvolgimenti di carattere geopolitico, economico e sociale, per quanto improbabili possano sembrare. L’indagine ha inoltre rilevato che il 70% delle organizzazioni sia in Italia che in tutto il mondo tende a ignorare gli scenari più estremi in fase di pianificazione: questo dato lascia intendere che la maggior parte delle aziende si espone al rischio in caso di imprevisti.

Board International
Preparazione aziendale ad alcuni rinoceronti grigi

Come afferma Jeff Casale, CEO di Board: “I leader di settore sono sottoposti a un’enorme pressione, dovendo lavorare in un ambiente complesso e imprevedibile. Mai come oggi è stato così necessario passare dalle parole ai fatti per quanto riguarda la pianificazione degli scenari. In troppi casi, però, le organizzazioni sono limitate da strumenti obsoleti e soggetti a errori e da dati isolati: questo le rende dipendenti da informazioni obsolete e le espone a errori costosi. Per essere più competitive, devono essere proattive nell’anticipare gli eventi destabilizzanti, nel modellare scenari ben calcolati e nell’allineare i piani strategici, finanziari e operativi“.

L’adozione di un approccio agile e integrato alla pianificazione è fondamentale per le aziende al fine di aumentare la flessibilità, ottimizzare le operations, accelerare il time-to-market e migliorare la collaborazione e l’allocazione delle risorse in un mercato in rapida evoluzione. Tuttavia, il sondaggio individua una preoccupante mancanza di agilità nella pianificazione, che sottolinea una significativa incongruenza tra aspirazioni e realtà: è emerso infatti che il 69% degli intervistati italiani (globale: 73%) ritiene che la propria organizzazione sia attrezzata per una pianificazione agile, ma solo il 14% (globale: 17%) dispone effettivamente dei processi e delle tecnologie necessarie per metterla in pratica.

Per le aziende che cercano di rimediare a questo gap nelle capacità decisionali, il sondaggio ha individuato tre ostacoli principali: processi inefficaci basati su attività prevalentemente manuali (54%; globale: 47%); scarsa qualità e governance dei dati (49%; globale: 46%), e mancanza di strumenti e tecnologie moderne (49%; globale: 43%). Alla base di tutti questi ostacoli c’è un’eccessiva dipendenza dai fogli di calcolo statici. Dallo studio è infatti emerso che il 63% delle aziende italiane (globale: 55%) utilizza i fogli di calcolo, ad esempio Excel, per almeno la metà delle attività di pianificazione aziendale: si tratta di una notevole rischio potenziale, per via dell’inserimento manuale dei dati e della mancanza di un’integrazione dei dati in tempo reale. Risulta anche che il 68% delle aziende italiane (globale: 71%) non prende in considerazione un numero sufficiente di potenziali scenari futuri in fase di pianificazione, rischiando quindi di farsi trovare impreparate in caso di eventi imprevisti.

Molte aziende stanno puntando sull’intelligenza artificiale per rivedere il proprio approccio e passare a una pianificazione agile e basata sui dati. La metà degli intervistati italiani (50%; globale: 46%) sta esplorando il machine learning per migliorare il processo decisionale, mentre il 45% (globale: 44%) intende puntare su strumenti di business intelligence potenziati dall’IA. Il 40% degli intervistati italiani (globale: 34%) prevede inoltre di adottare strumenti di IA generativa per migliorare il processo decisionale.

Il monitoraggio e la revisione della performance (47%; globale: 41%), l’analisi predittiva (45%; globale: 42%), la personalizzazione dei clienti (43%; globale: 40%) e il forecasting (42%; globale: 43%) sono le aree principali in cui le aziende italiane richiedono attualmente l’assistenza all’IA. Per quanto riguarda i maggiori impatti dell’IA generativa su business, gli intervistati italiani hanno indicato il miglioramento della quantità di dataset esterni che possono essere utilizzati per alimentare i report di pianificazione aziendale, ad esempio quelli sul sentiment o sulle tendenze dei clienti (43%; globale: 29%), la facilitazione di una pianificazione aziendale più efficace (42%; globale: 33%) e il miglioramento del modo in cui i senior decision-maker possono ottenere e comprendere gli scenari di pianificazione presentati dai loro team (40%; globale: 41%).

Jeff Casale
Jeff Casale

Grazie all’adozione di strumenti di pianificazione intelligenti e di processi di pianificazione agili, le aziende possono analizzare i dati interni ed esterni per pianificare un’ampia gamma di eventualità, promuovendo un processo decisionale più informato e proattivo e migliorando i risultati aziendali“, afferma Jeff Casale, che aggiunge: “Entro i prossimi dieci anni, le aziende che non saranno passate a un sistema di pianificazione completamente integrato si troveranno a dover affrontare una strada tutta in salita“.

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