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Axiante: per il 2022 puntate sul design thinking

Basato su cinque principi, il Design Thinking è un valido modello di sviluppo per affrontare le sfide della trasformazione digitale in atto, sSecondo il Partner Director Strategic Accounts di Axiante, Antonio Dagata.

A distanza di un anno dal varo a livello europeo del recovery plan, che in Italia ha portato al PNRR, 01net realizza un’inchiesta, basata su un ciclo di interviste con le principali società che operano in Italia nell’ICT sulla loro strategia per la digitalizzazione delle aziende italiane nel 2022.
Parliamo con loro di quattro temi cardine della trasformazione digitale: resilienza, cybersecurity, cloud, sostenibilità ambientale e sociale e le risposte consentono di costruire la mappa di partecipazione delle realtà ICT alla crescita del Paese in senso digitale.
E c’è un tema in più, il quinto: con spirito consulenziale, chiediamo di fornire agli imprenditori italiani un’idea in più, capace di produrre valore immediato sul piano dell’efficienza e della competitività.

Per Axiante ci ha risposto il Partner Director Strategic Accounts, Antonio Dagata.

Un anno dopo il Recovery Plan, a che punto siamo con la reale trasformazione del Paese: con quali soluzioni, competenze e servizi partecipate alle missioni del PNRR che coinvolgono il digitale?

La trasformazione digitale era in atto già prima del Covid, ma certamente il suo avvento ha dato una netta accelerata a tutto il settore e rappresenta uno degli elementi principali per aumentare la resilienza di un’azienda. Le profonde trasformazioni del contesto di riferimento spingono per l’adozione di nuove strategie, ma la loro attuazione richiede un ripensamento dell’organizzazione interna, allo scopo di rendere più efficiente l’intero sistema-azienda.

A seguito della pandemia, molte imprese italiane si trovano così combattute tra due aspetti: da un lato c’è la voglia di investire derivante dalle nuove necessità, dall’altro la paura del rischio collegato. La trasformazione dei processi non è un tema inedito, ma ha oggi perso il suo carattere di eccezionalità: per stare al passo con l’evoluzione delle tecnologie e con le mutate condizioni del mercato, alle aziende viene richiesto di trasformarsi con una frequenza mai vista in passato e di farlo senza fermare il business.

Axiante cerca di accompagnare i propri clienti verso una trasformazione digitale di successo, offrendo le proprie competenze su tutti i temi collegati, come il cloud, la sicurezza, l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati, ma anche mettendo a disposizione servizi di consulenza, non prettamente tecnici, in grado di analizzare e semplificare i processi aziendali tradizionali.  Tutto questo grazie alle competenze trasversali che rappresentato da sempre uno dei nostri valori distintivi.

Il 2021 è stato l’anno in cui il tema della cybersecurity è atterrato in tutte le imprese. Quali prospettive concrete vi siete dati per il 2022?

Negli ultimi anni il tema della Cyber Security è certamente uno dei settori in più forte crescita e i criminali che hanno fatto fortuna con il Covid aumentano di numero di giorno in giorno. Si stima che nel 2020 gli attacchi informatici siano incrementati di un fattore superiore al 700% rispetto all’anno precedente (fonte Kaspersky). Gli ultimi avvenimenti legati ai malware ransomware hanno portato la tematica direttamente in “prima serata” e sulle prime pagine di tutti i giornali; nonostante questa risonanza, però, non tutte le aziende affrontano il rischio con la necessaria e dovuta attenzione.

Axiante si propone di aumentare la consapevolezza delle aziende sui rischi nel cyber spazio, sia in termini di prevenzione e di strumenti atti a minimizzare il rischio sia in modo da facilitare la ricerca della migliore soluzione possibile una volta che l’attacco si è ormai verificato.

Inoltre, Axiante fornisce ai partner un protocollo di gestione del rischio basato su cinque caratteristiche fondamentali. La prima è l’assessment, ovvero la valutazione dell’infrastruttura esistente effettuata esaminando i protocolli esistenti in materia di sicurezza di rete, applicativa e informativa. Segue, poi, il mitigation plan, che consiste nell’identificazione di un piano di intervento preventivo atto a eliminare gli aspetti vulnerabili individuati nella fase di assessment iniziale, prima che l’evento si verifichi.

Fondamentale è lavorare sulle persone: la formazione del personale consente di mitigare il rischio collegato al “fattore umano”, ovvero l’utilizzo superficiale dei sistemi e delle infrastrutture che permette alle minacce di superare facilmente le barriere di sicurezza. Occorre, inoltre, definire una procedura di intervento e stabilire delle prassi di disaster recovery chiare e ben documentate per la gestione dell’evento di data breach, che consentano in tempi brevi il ripristino della normale operatività dell’azienda. Infine, è bene prevedere una rivalutazione continua dell’infrastruttura di sicurezza: la tecnologia, così come il crimine, evolve ed è necessario perciò mantenere aggiornata la nostra infrastruttura per restare al passo e garantire una protezione duratura.

Componente fondamentale della trasformazione digitale è il cloud. Quali sono le scelte che dovranno compiere le aziende italiane nel 2022?

Il rapporto annuale 2021 dell’Istat sulla situazione del Paese evidenzia come la percentuale delle imprese che utilizzano servizi cloud sia passata dal 23 al 59%, tra il 2018 e il 2020, e questo trend di crescita è destinato a continuare.

Spesso si pone l’attenzione sulla scelta di dotarsi o meno di un’architettura cloud rispetto a un’altra. Noi crediamo che il vero valore aggiunto stia soprattutto nel definire come utilizzarla al meglio, considerando adeguatamente il proprio contesto affinché si possa effettivamente aumentare la propria competitività. In altre parole, se gran parte delle aziende, come in parte sta già succedendo, si limita ad adottare architetture cloud molto comuni sul mercato, significa che ognuna di quelle organizzazione in fondo sta agendo alla stessa stregua dei suoi competitor, senza riuscire a differenziarsi e ha ottenere un reale vantaggio competitivo.

Per sfruttare al meglio l’innovazione derivante dal cloud, è necessario invece affidarsi a professionisti ICT in grado di modificare parte dei processi o di definire nuovi servizi che portino migliorie tangibili al business. Il cloud resta fondamentale, ma a fare la differenza sarà soprattutto la capacità di estrarre valore dai dati: ogni azienda dovrà affinare e diffondere al proprio interno la capacità di analizzare velocemente l’enorme mole di informazioni a sua disposizione.

Dopo la Cop26 si è capito che la sostenibilità, sia ambientale sia sociale, oramai riguarda non solo tutti i Paesi ma anche tutte le aziende. Qual è la vostra strategia riguardo questi temi?

Come Axiante crediamo fortemente nel tema della sostenibilità ambientale e siamo passati dalla teoria ai fatti già da qualche anno. Nel 2019 abbiamo sponsorizzato un’iniziativa di pulizia degli oceani dalla plastica, ma abbiamo scelto di non limitarci soltanto a partecipare ad attività esterne, cominciando a praticare la sostenibilità al nostro interno. Ci siamo guardati dentro e abbiamo modificato alcuni comportamenti basilari, che possono fare la differenza, dall’adozione della raccolta differenziata nei nostri uffici all’utilizzo di materiali ecosostenibili. Inoltre, abbiamo cambiato il provider di energia elettrica, affidandoci ad un’azienda la cui produzione di energia proviene solo da fonti rinnovabili.

Un aspetto fondamentale nella nostra strategia verso la sostenibilità è lo smart working. Axiante ha adottato questa modalità di lavoro per favorire non solo la gestione delle problematiche nate con l’avvento del Covid, ma anche per limitare il nostro impatto sull’ambiente. Limitando gli spostamenti da casa all’ufficio, il ricorso allo smart working si traduce, infatti, in una riduzione dei tempi di circolazione in automobile e quindi in minori emissioni nocive e meno inquinamento.

Crediamo fortemente che ogni azienda possa e debba fare la sua parte: piccola o grande che sia, sarà comunque efficace per contribuire a salvaguardare l’ambiente.

L’idea ICT del 2022

Se doveste proporre un unico investimento (prodotto, soluzione, metodologia) a un’azienda italiana, una scelta capace di produrre da subito un beneficio a livello di efficienza e competitività, su cosa verterebbe il vostro consiglio?

 Per produrre fin da subito un beneficio tangibile consiglierei a un ICT Manager di adottare un approccio all’innovazione differente, ovvero di rifarsi alla metodologia di Design Thinking. Si tratta di un modo di rapportarsi all’innovazione che poggia le sue fondamenta sulla capacità di risolvere problemi complessi utilizzando una visione e una gestione creative.

Il Design Thinking si rivela un valido modello di sviluppo per affrontare le sfide della trasformazione digitale in atto. Questa è ormai pervasiva e non impatta solo il settore dei prodotti dei servizi, ma rende necessario un ripensamento radicale dei processi e delle strutture organizzative con cui tali prodotti e servizi sono progettati, realizzati e distribuiti.

Attraverso questa metodologia si ribalta il paradigma tradizionale di disegno applicativo e di servizi, siano essi interni o esterni verso il cliente finale, garantendo pieno successo nei rilasci, aiutando le aziende a risolvere problemi organizzativi interni e a ottenere una piena soddisfazione degli utenti finali.

Secondo Axiante, il Design Thinking si basa su cinque principi: dev’essere user-centered, basato su una sequenza, creativo, funzionale all’evidenziazione della soluzione e olistico. Il servizio o la soluzione software dovrebbe sempre essere sperimentato attraverso gli occhi dell’utente finale: deve, quindi, essere user-centered e possedere la caratteristica di poter essere visualizzato attraverso una sequenza di azioni correlate.

L’approccio creativo è alla base del Design Thinking, in quanto le aziende devono essere in grado di coinvolgere direttamente gli utenti sia per definire una o più soluzioni innovative che rispondano in pieno alle esigenze, sia per far sentire gli utenti parte integrante del processo di innovazione.

Altro aspetto, a volte molto complicato, è quello di dare forma a servizi o soluzioni che per loro natura sono immateriali, in modo da darne evidenza prima di ottenere il risultato finale.

L’ultimo principio, ma non meno importante, è la visione olistica, ovvero la capacità di considerare non solo gli aspetti tecnici e funzionali, ma anche l’interezza del processo, al fine di realizzare una soluzione o un servizio in linea con le aspettative degli utenti finali.

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