Apple: questa volta grazie a Mac

Buona trimestrale per la casa di Cupertino: bene le vendite dei nuovi MacBook. Ma è balletto di cifre sull’iPhone.

Nessun segno di rallentamento per Apple. Gli attesissimi risultati della
terza trimestrale d’esercizio, annunciate ieri, accreditano alla casa di
Cupertino una crescita del 24% nel fatturato, passato da 4,37 a 5,4 miliardi di
dollari, e un incremento del 73% negli utili, a loro volta cresciuti da 472 a
818 milioni di dollari, pari a 92 centesimi per azione.

Queste cifre sembrano soddisfare gli analisti di Wall Street, non solo in senso assoluto, ma anche nella loro composizione.
La vendita di macchine Mac ha pesato per il 60% sulla
composizione del giro d’affari del trimestre, con un incremento del 33% rispetto
al pari periodo del precedente esercizio. Va detto che proprio nei tre mesi in
esame Apple ha aggiornato sia i MacBook sia i MacBook Pro, con un buon impatto
sulle vendite. Va sottolineato che rispetto allo scorso anno si registra un
incremento del 79% nelle vendite di notebook.


Resta
positivo l’andamento del business musicale: nel periodo in esame, sono stati
consegnati 9,8 milioni di iPod, laddove lo scorso anno erano stati 8,1 milioni.
Più modesto l’impatto sul fatturato: si passa da 1,5 a 1,57 miliardi di dollari.
Va tuttavia sottolineato che non ci sono stati ulteriori nuovi rilasci, attesi
però per la stagione natalizia di fine 2007.


Ma se
tutte queste cifre hanno in qualche misura tranquillizzato Wall Street, resta
innegabile che l’attenzione di tutti gli osservatori fosse focalizzata sugli
ultimi due giorni del quarter: il 29 e il 30 giugno, con il debutto dell’iPhone.



Ed è guerra di cifre. Due giorni fa, At&t, unico
operatore attraverso Cingular ad avere a listino l’iPhone, ha parlato di 146.000
attivazioni. Apple da parte sua, cita 270.000 unità vendute: all’appello, dunque
ne mancherebbe un numero significativo.


Nel balletto
delle spiegazioni, si dice che alcuni potrebbero aver rimandato al giorno
successivo l’attivazione, ma c’è anche chi ipotizza un numero significativo di
acquirenti che hanno fatto incetta del prodotto, sperando di rivenderlo poi su
eBay o siti analoghi. Aste per altro andate deserte, dal momento che il prodotto
era tutt’altro che introvabile.

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