Home Digitale Amdocs: nel 2022 investite con un orizzonte decennale

Amdocs: nel 2022 investite con un orizzonte decennale

L’intervista a Roberto Bussolotti di Amdocs.
A distanza di un anno dal varo a livello europeo del recovery plan, che in Italia ha portato al PNRR, 01net realizza un’inchiesta, basata su un ciclo di interviste con le principali società che operano in Italia nell’ICT sulla loro strategia per la digitalizzazione delle aziende italiane nel 2022.
Parliamo con loro di quattro temi cardine della trasformazione digitale: resilienza, cybersecurity, cloud, sostenibilità ambientale e sociale e le risposte consentono di costruire la mappa di partecipazione delle realtà ICT alla crescita del Paese in senso digitale.
E c’è un tema in più, il quinto: con spirito consulenziale, chiediamo di fornire agli imprenditori italiani un’idea in più, capace di produrre valore immediato sul piano dell’efficienza e della competitività.

Per Amdocs ci ha risposto il Regional Vice President, Roberto Bussolotti.

Un anno dopo il Recovery Plan, a che punto siamo con la reale trasformazione del Paese: con quali soluzioni, competenze e servizi partecipate alle missioni del PNRR che coinvolgono il digitale?

In Amdocs crediamo molto nel potenziale del PNRR, in quanto rappresenta un forte acceleratore e supporto per la transizione digitale e la digital transformation dei business nel nostro Paese.

Attraverso i nostri prodotti software e servizi, siamo in grado di sbloccare il potenziale innovativo dei nostri clienti, consentendo loro di offrire livelli di comunicazione di nuova generazione, oltre a esperienze multimediali sia per gli utenti privati sia per le aziende, rispondendo agli obiettivi di digitalizzazione e innovazione propri del Recovery Plan.

I nostri team in Italia e nel mondo sono impegnati per accelerare la migrazione dei service provider verso il cloud, in modo che possano differenziarsi nell’era del 5G e digitalizzare e automatizzare i propri processi. Crediamo anche di avere un ruolo cruciale nel processo di trasformazione digitale dell’Italia in quanto vogliamo poter agevolare una nuova ondata di innovazione e modernizzazione che possa sostenere la resilienza economica e la competitività del Paese.

Componente fondamentale della trasformazione digitale è il cloud. Quali sono le scelte che dovranno compiere le aziende italiane nel 2022?

Il cloud pubblico è la nuova norma, in quanto anche le aziende che hanno le loro strutture cloud on-premise necessiteranno di un ambiente ibrido. Ci avviciniamo alla concezione del multi-cloud: questo richiederà alle aziende di concentrare la loro attenzione su come gestire i propri business attraverso ambienti diversi senza fallire e risolvendo, al contempo, la questione dello storage dei dati sensibili non più in un unico posto. Per il 2022, questo sposterà l’attenzione su alcune tecnologie.

L’edge computing avrà un ruolo sempre più determinante, visto che le aziende dovranno fare i conti con piccoli deployment di hardware cloud edge specifici in location diverse, che comporteranno anche la distribuzione dei dati. Anche il sistema Kubernetes avrà la sua rilevanza, in quanto fornendo la stessa architettura per tutti i cloud potrà abilitare tutto ciò.

L’adozione progressiva del cloud distribuito e le conseguenze della delocalizzazione dei dati, inoltre, stanno facendo emergere l’esigenza di strumenti diversi e adatti per queste nuove configurazioni per l’accesso e la protezione. Entra qui in gioco l’architettura secure access service edge (SASE) che sarà cruciale per assicurare che i livelli di sicurezza e accesso siano allineati e integrati attraverso tutti i canali.

Il 2021 è stato l’anno in cui il tema della cybersecurity è atterrato in tutte le imprese. Quali prospettive concrete vi siete dati per il 2022?

Secondo un recente report Deloitte, più del 90% delle aziende globali migreranno verso il cloud ibrido entro il 2022 rendendolo la nuova normalità. Credo che in un arco temporale che va dai 3 ai 5 anni la maggior parte delle aziende avrà compiuto il passaggio al cloud. La sicurezza sarà un requisito fondamentale e parte di questa transizione.

Con la progressiva adozione del cloud mi aspetto un boom di aziende impegnate a estendere le loro offerte per includere servizi di cybersecurity e soluzioni per capitalizzare la necessità di proteggere gli investimenti nel cloud.

Soluzioni end-point come EDR e XDR stanno diventando requisiti obbligatori per le organizzazioni, in quanto questi sistemi sono in grado di offrire un livello di protezione che va oltre gli antivirus – forniscono, infatti, insight completi e basati sull’intelligenza artificiale su più livelli di minacce basandosi sui dati comportamentali che il sistema identifica attraverso tutte le piattaforme dell’azienda (cloud, on premise, accessi remoti).

Amdocs crede che assisteremo a un incremento di questo tipo di offerta in particolare in quanto gli uffici saranno sempre più ubiqui e domestici e innovazioni come metaverso, IoT e il cloud continueranno a galoppare, portando con sé sempre nuove minacce.

Dopo il Cop26 si è capito che la sostenibilità, sia ambientale sia sociale, oramai riguarda non solo tutti i Paesi ma anche tutte le aziende. Qual è la vostra strategia riguardo questi temi?

In linea con la nostra strategia CSR, l’obiettivo di Amdocs è quello di minimizzare qualsiasi impatto negativo sull’ambiente delle nostre operation secondo l’approccio delle 3R: ridurre, riutilizzare, riciclare. Vogliamo aiutare gli utenti e le aziende a utilizzare meno carta, plastica e energia, oltre a prendere decisioni circa l’efficientamento domestico basandosi su dati.

Sia che si tratti di sostituire la classiche SIM in plastica con eSIM generate attraverso la nostra soluzione, ridurre la fatturazione cartacea o abilitare i CSP a passare da infrastrutture hardware al cloud, i nostri servizi e prodotti sono tutti studiati per rispondere alle nuove sfide della sostenibilità.

Nel 2021 Amdocs è stata inclusa, per il terzo anno consecutivo all’interno del Dow Jones Sustainability Index, che classifica le aziende quotate più inclini alla sostenibilità oltre a misurare le performance delle aziende selezionate secondo parametri si sostenibilità, sociali e di governance (ESG).

L’idea ICT del 2022

Se doveste proporre un unico investimento (prodotto, soluzione, metodologia) a un’azienda italiana, una scelta capace di produrre da subito un beneficio a livello di efficienza e competitività, su cosa verterebbe il vostro consiglio?

È molto difficile selezionare una tipologia di investimento che possa davvero essere dirompente e che vada bene per tutte le aziende in quanto molto dipende dal settore o dal modello di business, ma una cosa è cristallina: il futuro è digitale.

Il nostro consiglio è quello di fare un passo indietro e analizzare e rivedere i propri processi per assicurarsi di poter sviluppare al meglio il business in un contesto di incertezza e soggetto al costante cambiamento. Qual è l’investimento in grado di far crescere e prosperare l’azienda nei prossimi 5/10 anni? Potrebbe essere sfruttare il potenziale del 5G, migrare al cloud o optare per la trasformazione digitale delle operazioni di back-end. Qualsiasi sia il focus, il mio consiglio è quello di agire e investire cercando di immaginarsi come potrà essere il business nel 2030, non nel 2021. Il metaverso è appena nato, ma è innegabile l’importanza che la connettività sta assumendo all’interno delle nostre vite. Un’azienda in grado di comprendere questa dinamica e di abbracciarla in anticipo avrà il successo assicurato.

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